Giuseppe Ferraro e la “Critica della Ragione penale”

Giuseppe Ferraro, docente di filosofia morale della “Federico II” di Napoli, è l’ideatore e l’animatore del ciclo di seminari “Per la Critica della ragione penale”  che si sta  svolgendo in questi giorni (7-11marzo),  presso l’Istituto per gli Studi Filosofici. In cerchio per la filosofia e la libertà, consapevoli che la città di Napoli deve ragionare su se stessa ancor di più dopo gli esiti delle primarie del PD, si riflette sul diritto e sulla ragione penale che finisce per penalizzare la libertà. Quest’ultima va intesa come fare le cose a modo proprio, come disciplina di sé che equivale a non conformarsi al si dice, si fa.  Il sentimento della libertà va applicato in ogni momento della propria vita al proprio desiderare, al sentimento di sé. In quest’ottica, il “tafano” Socrate fu maestro di libertà. La libertà va preservata e conservata, essa non è data una volta e per sempre, deve divenire habitus perché rischia di  essere revocata dalla ragione penale, ossia da un punto di vista non individuale ma giuridico. L’unicità degli individui e dei loro casi si annullano a fronte delle categorie legali che vengono introdotte per ridurre le differenze e renderle irrilevanti. I diritti sono da un lato una garanzia, dall’altro delle limitazioni. Essi possono essere definiti una sorta di farmacia sociale: quando delle richieste vengono avanzate, il diritto tenta di rispondervi con delle ragioni penali.  Freud nel famoso scritto “ Il disagio della civiltà” descrive il senso di ribellione delle società moderne nei confronti di una libertà sempre più negata e coartata dalle richieste pressanti legate all’incivilimento della cupida bestia che è in noi. La felicità è libertà, mentre l’infelicità fa capo sempre ad una condizione di costrizione e di deprivazione. 

L’etica fa parte dei diritti non scritti  e apre le porte ad un’altra riflessione sulla libertà che chiama in causa lo scritto di Benjamin Constant “Libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni”. La libertà degli antichi era partecipativa, integrata con le istituzioni; la libertà individuale dell’uomo greco, che faceva riferimento all’aretè, esprimeva appieno i valori di un’etnia. La libertà dei moderni, invece, si fonda sulla rappresentanza che oggi dobbiamo riferire all’Europa più che al governo nazionale, che in molte sue scelte appare pilotato dai poteri forti europei, politici ed economici. Una profonda crisi di libertà si esprime attraverso l’attuale crisi economica.  La libertà ha una sua territorialità e dei suoi confini, ossia prevede la giustizia e i tribunali che, con il greco Platone,  potremmo distinguere in tribunale degli amici, tribunale della società e tribunale dell’aldilà, avendo come riferimento le ultime ore di Socrate in cui la libertà soffrì di una giustizia non sempre giusta. In realtà, ci sono diritti senza ragione e ragioni senza diritti che fanno sì che la libertà sia penalizzata ed esercitata solo dalla propria coscienza.