Giustizia in Campania, uffici fatiscenti e digitalizzazione affrettata: esposto dello Studio legale Vizzino a Nordio

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“Le disfunzioni degli uffici giudiziari in Campania creano disagi a ogni categoria di operatore del diritto”. E’ quanto si legge in un “esposto e contestuale diffida stragiudiziale avente ad oggetto la sospensione immediata delle attività giudiziarie” inviato dallo Studio legale associato Vizzino al ministro della Giustizia Carlo Nordio e a tutte le autorità competenti. Qui sotto il documento integrale.

“Ill.mo Signor Ministro Nordio,

Con la presente dissertazione, si vuole porre alla Vostra cortese attenzione il deplorevole stato in cui versa l’attività giurisdizionale di tanti Giudici di Pace della Provincia del capoluogo campano, nonché il fattuale degrado nel quale i tanti professionisti dell’avvocatura napoletana  sono obbligati a porre in essere la propria attività lavorativa.

Con l’avvento dell’impellente necessità di digitalizzazione del settore giustizia, resa evidente anche dall’esperienza epidemiologica, molti operatori del diritto in Campania, come del resto in tutta Italia, si sono trovati a fronteggiare  in maniera pedissequa disagi e difficoltà  di varia natura  nel loro lavoro quotidiano.

Ed in questa prospettiva che si rammenta solo l’ultimo degli episodi avvenuti, di recente, nella Cancelleria della VIII Sez. Civile del Giudice di Pace di Napoli, dove si è arrivati all’inverosimile. Infatti, un avvocato regolarmente costituito in una determinata causa è stato estromesso dal relativo sistema digitale senza nessun motivazione evidente, determinando in tal modo un’incisiva  e massiccia lesione del diritto di difesa. Ma vi è di più, tale circostanza sembra estendersi anche i consulenti tecnici.  Altresì, nel medesimo ufficio, da quanto segnalato da un cancelliere esperto è emersa la impossibilità di digitalizzare tutti i giudizi iscritti ante processo telematico, stante elevato numero di processi cartacei pendenti. Risulta parimenti impossibile stampare comparse o atti che gli avvocati pensano di inviare via pec e ciò per carenza di personale, carta, toner e strumentazioni idonee all’esercizio di tale attività.

In questa prospettiva, il passaggio  posto in essere in un lasso di tempo relativamente breve,  da un sistema di documentazione cartaceo ad uno digitale ha introdotto nuove sfide e problemi che avvocati, magistrati, e cancellieri si ritrovano ad  affrontare in maniera claudicante, influenzando la loro efficienza nel lavoro e il tempo a loro disposizione.

Il presente atto nasce dalla necessità di una perentoria denuncia circa:

le plurime inconvenienze che le varie categorie professionali relative al comparto giustizia si trovano ad affrontare ordinariamente, a causa della mancanza di idonee misure di adattamento alla rivoluzione digitale;

-lo stato di incresciosa discrasia ed incontrollato degrado dell’aule giudiziarie, con maggior riferimento a quelle dei Giudici di Pace Campani;

-l’accidia ed il consecutivo lassismo istituzionale in ordine alle summenzionate tematiche;

Cancellerie in preda al panico: la digitalizzazione che non aiuta

Una delle maggiori storture che i cancellieri ordinariamente incontrano riguarda l’accesso diretto ed immediato alle informazioni digitali. Sembra paradossale, ma con l’introduzione del registro elettronico, tali figure devono ora cercare  e trovare le informazioni dei casi in formato digitale, il che richiede un lasso di tempo maggiore rispetto all’accesso ai documenti cartacei che in precedenza erano compiutamente riposti nel fascicolo d’ufficio.

In molti casi, i cancellieri si trovano a dover navigare in disparati e complessi sistemi  per cercare le informazioni necessarie e richieste  , il che richiede, paradossalmente, un allungamento dei tempi in precedenza previsti. Inoltre, a ciò si aggiunge anche il fatto che i sistemi digitali impiegati essendo particolarmente innovativi ed all’avanguardia, necessitano di  una certa attitudine ed abilità nell’utilizzo, che malauguratamente molti cancellieri, causa anche l’età avanzata, si ritrovano a non avere.

Un altro disagio fortemente avvertito da tali figure professionali è quello relativo alla mancanza di uniformità e alla disparità dei sistemi di documentazione elettronica utilizzati e consecutivamente approvati dal Ministero della Giustizia. Da quanto si evince, risultano esserci molte varietà di software in uso in diverse aree della giustizia, il che significa che i cancellieri devono imparare a utilizzare diversi software in base alla propria zona di lavoro, a volte anche in un lasso di tempo relativamente breve. Questa mancanza di uniformità rende particolarmente complessa e remota, la creazione di un sistema standardizzato in maniera capillare,  che riesca nell’audace speranza di uniformare e semplificare  l’accesso alle necessarie informazioni, in tempi plausibili, arrivando così ad ottemperare il fine per cui è stato previsto ovvero la semplificazione del mondo giudiziario.

Altro profilo critico per le Cancellerie, di precipua importanza, risulta essere quello relativo alla sicurezza delle informazioni digitali. Da sempre è risaputo che la giustizia gestisce informazioni sensibili, personali e confidenziali, e l’accesso non autorizzato ed invasivo a queste informazioni determinerebbe illeciti di una gravità sproporzionata. Pertanto, deve necessariamente essere prevista una sicurezza collaudata e corrisposta agli elevati livelli di tutela previste dalle diverse normative, che sia idonea ad una garanzia di tutela circa tali informazioni, alla quale deve aggiungersi un’adeguata formazione per la gestione di tali dati sensibili. Al riguardo è bene rammentare quanto previsto dall’ articolo 167-bis  del Codice della privacy che punisce la comunicazione e la diffusione di dati personali oggetto di trattamento su larga scala, al fine di trarre profitto per sé o altri ovvero al fine di arrecare danno. La comunicazione o la diffusione devono riguardare un archivio automatizzato di dati personali o una sua parte sostanziale, contenente dati personali oggetto di trattamento su larga scala. Il reato in questione, si configura solo se la diffusione o la comunicazione dei dati avviene in violazione di specifiche e limitate disposizioni normative, per lo più applicabili a soggetti che trattano dati professionalmente o per obbligo di legge.

Per risolvere le summenzionate problematiche,  il Ministero della Giustizia dovrebbe considerare in maniera solerte l’introduzione di un sistema standardizzato che renda l’accesso alle informazioni digitali più semplice e agevole per tutti i cancellieri. Inoltre, il Ministero in questione,  dovrebbe condurre una formazione adeguata sui sistemi digitali utilizzati, in modo che tutti gli operatori del diritto ricevano un’istruzione uniforme e consolidata sull’uso delle tecnologie impiegate, tale da non far sorgere profili di criticità.

La necessaria uniformità dei sistemi e la formazione adeguata, la sicurezza delle informazioni digitali e il supporto tecnologico per  le persone che versano in età avanzata, sono  solo alcuni dei fattori chiave che devono essere implementati per affrontare queste difficoltà, migliorando il funzionamento della giustizia nell’era digitale.

Incuria della Giurisdizione: fatiscenza per gli uffici del Giudici di Pace di Napoli

Come ormai è tristemente noto da plurimi anni, la situazione in molti uffici del Giudici onorari, soprattutto partenopei, è in un evidente circostanza deficitaria. In primo luogo, le condizioni in cui versano le aule risultano raccapriccianti ed indecorose ed in questa prospettiva,  il lassismo istituzionale è lapalissiano. Ci sono carenze poderose sia in termini igienico sanitari sia strutturali, alla quale  si aggiungono sia gli allagamenti sistematici a ogni pioggia ed una carenza di personale, senza precedenti. Inoltre, gli spazi angusti preposti all’attesa delle udienze e le dimensioni delle aule spesso non risultano confacenti al numero di soggetti coinvolti.

Tale è una fotografia impietosa che riflette in peius l’ideale della giustizia.  Ed in questa prospettiva, di maggiore perplessità risulta ciò che emerge dal dossier sull’edilizia giudiziaria nel nostro Paese curata dalla VIII commissione permanente di studio dell’Anm.  In particolare, tra soffitti e solai fatiscenti, carenza di impianti di sicurezza e cornicioni pericolanti, la mappa degli edifici giudiziari da rimettere a nuovo nell’intera penisola restituisce un quadro quantomai desolante.

A  ciò deve necessariamente sommarsi l’indecenza che deriva da tale massiva discrasia: in particolare, in determinati uffici, si può prendere cognizione di dati sensibili in maniera totalmente limpida e trasparente, accedendo al relativo faldone in maniera priva di alcun controllo ed indisturbata. Anche sulla base di tale indecente circostanza si rende necessario dotare i summenzionati uffici di forza pubblica, con un sistema di sorveglianza regolarmente istituito, come in ogni altra sede istituzionale idonea, ma anche per prevenire eventuali disagi che potrebbero compromettere  o menomare l’attività giudiziaria.

 Altresì a tale contesto,  si deve anche addizionare sia la circostanza per cui ci si ritrova fagocitati tra vagonate di faldoni e fascicoli senza un sistema di gestione ed amministrazione idoneo, sia il triste fenomeno per cui determinate cancelliere risultano aperte a giorni alterni, concretizzando un danno incommensurabile sia nei confronti dell’arretrato, sia nei confronti di avvocati e clienti.

Per mero scrupolo informativo, si riporta all’attenzione che nel solo Ufficio del Giudice di Pace di Aversa, ci sono da pubblicare oltre 10mila sentenze e che il tempo previsti per lo smaltimento di tale mole di lavoro raggiunga 2 anni.

Per non rammentare i tempi biblici previsti per un’ordinaria richiesta di copie, per la quale si può attendere anche 1 anno. In tali zone, è fuori dubbio che non si riesca più a garantire in maniera funzionale ed efficiente il servizio al pubblico.

Risulta triste e sconcertante, considerare che tale incuria istituzionale è ravvisabile proprio negli uffici, che risultano essere il grado di giurisdizione più vicina al cittadino.  

Infine, si segnala la grave criticità dell’ ufficio archivio del Giudice di Pace di Napoli, al collasso da un anno, dopo il trasferimento dei lavoratori socialmente utili, alla città metropolitana. Sulla base di tale dato e delle molteplici segnalazioni inoltrate, è bene rammentare che i fascicoli definiti restano in cancelleria e gli avvocati devono materialmente cercare le loro produzioni, fra migliaia di processi in ordine sparso,  configurando in tal modo un lavoro di natura elefantiaca.

 L’estromissione degli avvocati dai sistemi digitali

Alcuni dei vulnus più rilevanti emersi dalla digitalizzazione della giustizia, che si pongono si una prospettiva di contrasto al corretto funzionamento della stessa, risultano essere : la scomparsa degli avvocati nei sistemi informativi, in particolare nelle fasi di raccolta e gestione delle informazioni  ed il pernicioso rischio che i summenzionati legali non vengano tempestivamente informati dei rinvii o delle necessarie comunicazioni di Cancelleria.

In questa prospettiva, se da un lato la digitalizzazione dovrebbe facilitare l’accesso ai dati e semplificare i processi, dall’altro lato si rischia di rendere ancora più complesso e gravoso il lavoro degli avvocati, che potrebbero essere esclusi dagli strumenti digitali e perdere il controllo sui processi legali, con conseguenze perniciose per la propria attività professionale.

Ad esempio, in alcuni casi, l’avvocato non viene incluso nelle notifiche e comunicazioni che avvengono tramite il portale telematico, ma tali comunicazioni vengono inviate direttamente al cliente. Questo comporta una serie di problemi e difficoltà per il professionista, che potrebbe non essere a conoscenza degli sviluppi del processo e non avere modo di intervenire tempestivamente, andando così incontro ad eventuali profili di responsabilità professionale.

Inoltre, la digitalizzazione potrebbe determinare una massiva esclusione degli avvocati meno esperti e meno tecnologicamente avanzati, rendendo più difficile per loro l’accesso alle informazioni e la partecipazione ai processi giudiziari, non essendo stato previsto alcun intervento sulla relativa formazione.

Per risolvere questo problema, è necessario che la digitalizzazione sia accompagnata da una formazione adeguata degli avvocati e da un coinvolgimento attivo degli stessi nella progettazione e nell’implementazione dei sistemi informativi. In questo modo, gli avvocati potrebbero diventare parte attiva del processo di digitalizzazione e non essere esclusi dai sistemi in uso.

Si ritiene doveroso rammentare che tale audace digitalizzazione della giustizia tenga conto della centralità e dell’autorevolezza del ruolo dell’avvocatura nel processo giudiziario e garantisca la sua partecipazione attiva e il suo controllo sulle informazioni. Solo in questo modo si potranno raggiungere in maniera organica i benefici reali della digitalizzazione e della consecutiva semplificazione dei processi giudiziari.

Per quanto sopra esposto e motivato,

il sottoscritto Avv. Riccardo Vizzino con Studio in Napoli, sito in via Silvio Spaventa n.9, 8014, richiede:

  • Chiusura degli Uffici del Giudici della corte di appello di Napoli per un lasso di tempo idoneo a porre in essere i necessari e provvidenziali lavori di controllo e gestione circa le summenzionate criticità;
  • Istituzione presso gli Uffici del Giudice di Pace, di un servizio di Forza Pubblica per la soppressione di eventuali problematiche lesive del corretto funzionamento dell’attività giudiziaria;
  • Assunzione di organico amministrativo e di Cancelleria, tale da debellare in maniera definitiva l’arretrato creatosi;
  • Istituzione di un idoneo sistema informativo di rinvii ed altre informative per gli avvocati;
  • Programmi di aggiornamento sulla digitalizzazione e l’uso delle strumentazioni per i diversi operatori del diritto.

Con osservanza

Dott Pasquale Volzone
Avv. Riccardo Vizzino