Gli effetti del voto svedese sulla diplomazia

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In foto Robert Rydberg, ambasciatore di Svezia in Italia
La Svezia ha determinato il suo voto e in Italia si stendono le prime valutazioni su un esito sicuramente confuso ma, in realta’, leggermente scontato. Dagli addetti ai lavori al Consolato Svedese di Anacapri di cui il Console Kristina Kappelin, passando per l’Ambasciatore svedese in Italia Robert Rydberg , si rinnova l’infondatezza di paure inesistenti stese da una decisione dell’elettore che si allinea alle altre nazioni europee: se di populismo si puo’ parlare, ma non e’ una definizione corretta, il fronte che lo inneggia ha ottenuto molti proseliti ma non sufficienti a governare da soli. Perché , in Italia e’ avvenuto qualcosa di diverso?
E’ il sistema elettorale di un paese con poco meno di 10 milioni di abitanti, reddito pro capite nella top 20 mondiale, welfare efficiente e conti pubblici al di sopra della soglia di sicurezza. Eppure gli osservatori di tutto il mondo sono stati in fibrillazione per il voto , consistente nell’assegnazione di 349 seggi del parlamento locale.
Molte fonti hanno inneggiato ad un nervosismo dovuto all’ipotesi di un boom politico dei Democratici svedesi, un partito di destra radicale che ha costruito il suo consenso su una linea di contrasto all’immigrazione ed euroscetticismo. La Svezia era una ulteriore  roccaforte socialdemocratica, ed ora potrebbe sembrare legata a una maggioranza esile ed esposta alle pressioni dell’utradestra su politiche di accoglienza e rapporti con l’Europa.
Fondati nel 1988, i Democratici svedesi (Sverigedemokraterna) sono una forza politica di ispirazione ultranazionalista e conservatrice. Oggi sono guidati dal 39enne Jimmie Åkesson, artefice di un restyiling ideologico che ricorda quello del vecchio Front National francese (oggi chiamato Rassemblement national). Il partito ha eluso  le sue origini neonaziste, proponendosi come una forza nazionale interessata a ristabilire la priorità degli svedesi autentici  rispetto ai pericoli esterni. Ma la contesa maggiore, in linea con il resto dell’Europa, e forse proprio per questo occorrerebbe parlare di omogeneità europea nell’indicazione di un cambiamento radicale, sono le politiche restrittive sugli immigrati, cavalcando il malessere popolare per la crisi del 2015 , allorché  Stoccolma accolse oltre 160mila richiedenti asilo, e da qui gli episodi di criminalità nelle aree metropolitane di sono moltiplicati accompagnando i timori sulla sostenibilità del sistema di welfare. Tale partito  vuole aumentare i poteri della polizia in fase di controllo, revocare permessi di soggiorno e ridurre in maniera drastica l’accesso alla sanità degli stranieri. Si sottolinea che l’ulteriore tassello  a sostegno della loro crescita è lo scollamento tra le poche aree metropolitane e le zone rurali, che si percepiscono sempre più abbandonate dalla politica tradizionale.
Quindi adesso i conservatori potranno influenzare la maggioranza uscita dalle urne. Rimasti a lungo fuori dal parlamento, gli Sverigedemokraterna avevano già fatto parlare di sé nel 2014, con 42 seggi e il 12,9% dei consensi.
Alcuni osservatori hanno fatto notare che il voto ai Democratici svedesi non va letto solo in chiave anti-immigrazione, ma anche o soprattutto in chiave antieuropea? Una maggioranza debole sarebbe costretta a collaborare con i populisti, scendendo a patti su temi sensibili per l’integrazione comunitaria? Sono temi forti che proprio chi investe ruoli diplomatici sa che questo può far parte solo di un processo di cambiamento, come sta accadendo in Italia, che non può all’istante non può assumere il 100% delle sue spettanze, ma solo richiedere nuove alleanze e nuove politiche sull’immigrazione, che in seguito richiederanno un consenso ulteriore dell’elettorato . Ovvero si potrebbe arrivare in tempi brevi, e forse ancora non maturi, ad un successo elettorale dei partiti nazionalisti in occasione del voto delle europee del 2019, caratterizzato dall’ascesa in blocco di forze sovraniste ed antiUe che corrono a destra , anche all’interno dello stesso  Partito popolare. E forse questo sarà il motivo di una vera confusione progettuale che solo nuove alleanze e nuove politiche possono sventare se non annullare. La Svezia era rimasta infatti l’ultimo paese nordico estraneo all’ascesa di forze politiche del settore, dopo i risultati simili  in paesi come Danimarca, Finlandia e Norvegia. Ma stando ai sondaggi, le priorità dei cittadini svedesi sono sucquestioni diverse : da Svenska Dagbladet, uno dei principali quotidiani nazionali, proviene che e’ la sanità prioritaria dal 38% degli intervistati, seguita dalla scuola (34%) e, solo in terza battuta, immigrazione (29%, in calo dal 33% registrato a giugno). Migranti a parte, le ansie sulla sanità si concentrano prevalentemente sui tempi di attesa e le condizioni di lavoro insoddisfacenti del personale infermieristico. Quanto all’istruzione, la Svezia vanta un buon tasso di persone in possesso di un titolo terziario (il 47% nella fascia 25-34 anni), ma ha visto i risultati dei suoi studenti calare nel tempo fino a livello giudicati preoccupanti. Stoccolma spende quasi il 7% del Pil in istruzione, ma i suoi allievi sono scivolati alla 14esima posizione sul settore scientifico nei test Pisa (una rilevazione Ocse sul livello di istruzione degli adolescenti.