Gli italiani ‘invadono’ il mondo

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Roma, 24 ott. (Adnkronos) – Sono oltre cinque milioni, esattamente 5.114.469, gli italiani che risiedono all’estero, pari all’8,5% rispetto ai quasi 60,5 milioni che stanno in Italia. Negli ultimi dodici anni sono cresciuti di due milioni. Le cifre sono contenute nel Rapporto sugli italiani nel mondo, pubblicato dalla fondazione Migrantes della Cei, la Conferenza Episcopale italiana, presentato al Church Village di Roma. La maggior parte degli italiani all’estero risiede in Europa (54%), in particolare nella Ue 15 (40%); segue l’America con il 40% di cui il 32% nell’America Latina. Quanto ai singoli Paesi, in testa c’è l’Argentina seguita da Germania, Svizzera, Brasile e Francia. La provenienza regionale degli italiani che vivono fuori dall’Italia vede il Sud con le Isole al 49%, il Nord con il 35% e il Centro con il 16%.

Nello scorso anno, riferisce il Rapporto della fondazione Migrantes, “si sono iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, in quasi 243.000 con una crescita superiore al 3%. Il 37% di chi parte ha tra i 18 e i 34 anni mentre tra i 35 e i 49 anni rappresentano un quarto del totale”.

Un’attenzione a sé meritano le fasce di età più mature. Infatti, “l’incidenza nel 2018 è dell’11% per chi ha tra i 50 e i 64 anni e del 7% dai 65 anni e oltre. Ma non si deve pensare che si tratti di una mobilità prevalentemente maschile, poiché si rileva il peso importante delle partenze dei nuclei familiari”.

Milano, Roma, Genova, Torino e Napoli sono le prime cinque province di partenza. “Si tratta di grandi aree metropolitane a riprova del fatto che le attuali partenze coinvolgono i territori che ospitano importanti università e multinazionali che spingono per avere relazioni internazionali”.

La prima regione di partenza è la Lombardia seguita a distanza dall’Emilia-Romagna, dal Veneto, dalla Sicilia e dalla Puglia. La Germania (20.007) torna ad essere, quest’anno, la destinazione preferita distanziando, di molto, il Regno Unito (18.517) e la Francia (12.870). Il Regno Unito registra un decremento del -25% mentre il Portogallo registra la crescita più significativa pari a +140%. Da evidenziare, anche, la crescita del Brasile (+32%) della Spagna (+29%) e dell’Irlanda (+24%).