Gomorra “is the new global”: torna la serie Sky che ha cambiato il mercato

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Roma, 13 nov. (AdnKronos) – di Antonella Nesi

Pietro Savastano è morto; Ciro Di Marzio (Marco D’Amore) ha perso la sua guerra e la sua figlioletta e decide di fare un percorso di ‘espiazione’ che ce lo farà ritrovare in Bulgaria; Scianel (Cristina Donadio), dopo aver perso il fratello e il figlio è finita dietro le sbarre; Patrizia (Cristiana Dell’Anna), dopo la morte di Pietro se vuole sopravvivere deve trovare un nuovo spazio in quel mondo violento di cui ora fa parte. E Genny Savastano (Salvatore Esposito), dopo la nascita del figlio Pietro, sembra avere campo libero nella gestione del potere. La terza stagione di ‘Gomorra – La Serie’, che arriva venerdì su Sky Atlantic con un’inedita anteprima in ben 300 sale cinematografiche domani e mercoledì 15 per il primo ed il terzo episodio, “nasce da un azzeramento”.

“Gli equilibri e i personaggi raccontati nelle prime due stagioni hanno compiuto un loro percorso che è giunto al termine”, spiega Claudio Cupellini, che ha diretto 6 dei nuovi 12 episodi (gli altri 6 li ha diretti Francesca Comencini) della serie originale Sky prodotta da Cattleya. Così accanto a personaggi che escono di scena, per sempre o momentaneamente, nuovi volti si affacciano nel Sistema: come Enzo (Arturo Muselli), che a Forcella tutti chiamano Sangue Blu perché è il nipote di uno dei grandi boss storici fondatori della Camorra e su cui però grava l’onta del pentimento del nonno, e Valerio (Loris De Luca), rampollo della Napoli bene che attraverso Enzo sogna l’ingresso in quello che gli appare come il dorato mondo della malavita.

Il cambiamento dello scenario criminale si ripercuote anche sugli orizzonti geografici della nuova serie: non più solo Scampia e Secondigliano, la scena si sposta nel centro di Napoli, da Forcella al Vomero e Posillipo, a Roma, che Genny Savastano ha eletto come sua residenza, e persino in Bulgaria, nella periferia di Sofia, dove Ciro, “condannato a sopravvivere alla morte della figlia e a superare indenne le guerre tra clan – spiega D’Amore – è espatriato assecondando un desiderio di morte” e si dedica al traffico di eroina e di esseri umani per un boss locale. Nuove periferie dove vige però “la stessa sintassi” di Scampia: “Quello che volevamo mostrare – dice Roberto Saviano in un videomessaggio inviato per la presentazione della serie – è come le periferie del mondo si somiglino tutte, come le periferie del mondo abbiano un muscolo comune che pompa sangue e denaro, un cuore che batte all’unisono, e quel cuore è un cuore criminale”.

Altra novità della terza stagione è “la grande emotività del racconto: i sentimenti e i rapporti tra i personaggi sono molto importanti”, spiega la produttrice Gina Gardini. “Forse è stata questa la specificità di questa terza stagione: l’allargamento dello spazio emotivo dei personaggi”, le fa eco Francesca Comencini.

E d’altronde l’universalità del racconto di ‘Gomorra’ ne hanno fatto quello che Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali di Sky Italia, chiama un “game changer” nel mercato audiovisivo: “Gomorra is the new global”, sottolinea. “Sentire i miei cugini che in Germania si vedono Gomorra doppiata in tedesco è un trip lisergico”, confessa soddisfatto. “Basti pensare – aggiunge il vice president di Sky Italia, Andrea Scrosati – che quest’anno agli screnings di Los Angeles, uno dei più grandi studios, dovendo presentare una serie crime ha detto che il prodotto era ‘nel solco di Gomorra’…”. E non è un caso Gomorra, con la sua diffusione in 190 territori, è la serie italiana più esportata e “recupera sul mercato estero – sottolinea Riccardo Tozzi di Cattleya – dal 60 all’80% dei costi, una cosa impensabile per una fiction italiana qualche anno fa”.

Questo fa sì che la serie possa contare su un budget che è circa il doppio della normali produzioni di fiction italiane. Ma non evita a ‘Gomorra’ le critiche di chi continua a pensare che il successo di questa serie finisca per rendere ammirevoli dei criminali o addirittura crei fenomeni di emulazione. “Io non capisco questo autolesionismo tutto italiano. In Amenica non succederebbe mai. Allora togliamo dalla tv e dalle sale tutti i film di Scorsese”, sbotta Marco D’Amore, che invita invece alla responsabilità i giornalisti, dal momento che qualche giorno fa una sua foto accanto a Salvatore Esposito “è stata usata per illustrare un articolo che parlava di criminali veri”. “Perchè non parlate invece di quanti ragazzi si sono iscritti alle scuole di recitazione sulla scia del successo di ‘Gomorra’? E di quanto è aumentato il turismo a Napoli in questi anni?”, gli fa eco Esposito. “Noi non facciamo altro che descrivere una parte, maligna, della realtà. Ma questo aiuta a formare le coscienze”, concludono gli sceneggiatori Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli.