Google Cultural Institute porta il Teatro San Carlo di Napoli online

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Il Google Cultural Institute si apre alle Arti dello Spettacolo con un nuovo spazio virtuale accessibile su g.co/performingarts, realizzato in collaborazione con più di 60 istituzioni culturali di tutto il mondo, tra ci il Teatro San Carlo di Napoli. Video a 360 gradi degli spettacoli, immagini panoramiche di Street View  e mostre digitali daranno accesso agli utenti a palcoscenici iconici
In Italia la collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo e MeMUS, Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo permette di assaporare la storia del Teatro più antico d’Europa e considerato tra i più belli/apprezzati al mondo. Così si esprimeva Stendhal: «La prima impressione è d’essere piovuti nel palazzo di un imperatore orientale. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. Questa sala ricostruita in 300 giorni, è come un colpo di stato.» (Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817). Questa collaborazione offrirà un’esperienza particolarmente ricca e coinvolgente che permetterà agli utenti di vivere appieno la magia di uno degli storici teatri italiani.
La sezione del Google Cultural Institute dedicata al Teatro di San Carlo e MeMUS raccoglierà, inoltre, più di 100 immagini dell’archivio storico e una mappatura di immagini Street View che permetteranno al visitatore di scoprire gli interni del Teatro e di MeMUS a 360 gradi.
Infine, grazie a una ricca mostra digitale – Verdi al San Carlo, la storia del Teatro di San Carlo prende vita sulla piattaforma di Google Cultural Institute.L’Archivio Storico del Teatro di San Carlo conserva un fondo – recentemente digitalizzato – di bozzetti e figurini di allestimenti verdiani che partono dal 1944, con una storica Aida firmata dallo scenografo e costumista Cesare Maria Cristini, cui seguono quello di Roberto Scielzo (1950) ed un terzo ancora di Cristini (1969), che fu responsabile degli allestimenti scenici del Teatro, firmando numerose produzioni fino agli anni Settanta: tra queste, Giovanna d’Arco (1951), Il Trovatore (1968), Un ballo in maschera (1972). L’estroso Attilio Colonnello mette in scena Luisa Miller nel 1963. Ancora pittorica è La Forza del destino di Nicola Benois (1973), e così il Falstaff di Georges Wakhévitch (1974), che non venne realizzato, mentre al suo posto inaugurava la stagione lirica 1974-1975 il Falstaff di Cesare Maria Cristini.

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