Governo: Ass.ne animatori, a luglio migliaia stagionali in villaggi estero

63

Roma, 8 mag. (Labitalia) – “Sono alcune migliaia gli animatori stagionali italiani, già in partenza verso i villaggi e le località turistiche estere, che non parteciperebbero all’eventuale voto di luglio”. Non ha dubbi Roberto Dionisi, presidente dell’Associazione nazionale animatori (Ana), che a Labitalia parla dell’ipotesi ‘urne deserte’. “Gli animatori -sottolinea- costituiscono la fetta maggiore di lavoratori stagionali che vanno oltreconfine per un periodo abbastanza lungo. Stiamo parlando di diversi mesi: maggio, giugno, luglio, agosto e settembre, per alcuni anche ottobre, che vedono impegnato un professionista del turismo estivo full time lontano dal proprio Paese”.

“Le altre tipologie professionali -fa notare Dionisi- che si trovano in un contesto estero d’estate sono ricoperte, nella maggior parte dei casi, da persone del posto. Sono il frutto, come ad esempio nei villaggi del Mar Rosso, di accordi intergovernativi che prevedono appunto la contrattualizzazione dei residenti locali”. “L’Italia -continua il presidente dell’Associazione nazionale animatori – è esportatore di animazione. La nostra categoria non sente la crisi che ha interessato il settore del turismo e che ha comunque modificato le vacanze degli italiani. C’è stata un’espansione dell’animazione verso ‘nuovi territori’. Ormai, infatti, l’immaginario dell’animatore del villaggio vacanze è superato. L’animatore ora è un organizzatore del tempo libero, che opera in tanti ambiti delle vacanze”.

“L’animatore è quindi oggi -chiarisce- un professionista dalle diverse ‘sfaccettature’. E’ un professionista che deve essere, anche e soprattutto, un organizzatore del tempo libero, capace di fare il suo lavoro legandolo alla struttura ricettiva in cui opera e alla tipologia di utenza”. “In questi anni -avverte- abbiamo assistito alla trasformazione del ruolo dell’animatore che è entrato con forza in tutti gli ambiti della vacanza e non solo, mentre prima era relegato alla vacanza nel villaggio che era una nicchia rispetto alle ferie di massa. Un lavoro esercitato, dunque, anche all’estero a cui non si rinuncia così facilmente”.