Governo e “musica nuova”. Ma vale anche per il Sud?

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 15 novembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Se non proprio di partenza sprint, si può dire che l’avvio del “primo” Governo Meloni non ha mancato di apprezzabile tempismo e di preoccupata attenzione  alle emergenze più incalzanti (carovita sempre più avvertibile anche per i consumi primari, bollette energetiche e inflazione, costo delle materie prime e lavoro che diminuisce, pensioni). Bene il rapporto con la Confindustria e i Sindacati (notevole la stretta di mano, apparsa non semplicemente convenzionale, tra la premier e il segretario della Cgil Landini).”E’ cambiata la musica”, trionfalizza il vice premier Salvini, convinto che il Paese sta respirando “un’aria nuova”.

E PER IL MEZZOGIORNO? Qui non c’è ancora niente di nuovo, né per la musica né per l’aria. Già alla presentazione del programma governativo Antonio Polito aveva rilevato un “vuoto di idee sul futuro del Sud” con l’aggravante, aggiungeva, che 11 ministri erano già stati ingaggiati da Berlusconi oltre 10 anni fa. Quindi anche da questo punto di vista, “nihil novi” sotto il sole meridionale. E quando sembrava che con Nello Musumeci si ripristinava (finalmente) il Ministero per il Sud, ecco la sorpresa: dopo 21 giorni l’ex presidente della Sicilia si dimette “perché mi sono accorto che la politica di coesione e il Pnrr, strategici per il Mezzogiorno, erano stati assegnati a Raffaele Fitto titolare degli Affari europei”. E il Ponte sullo Stretto? Dopo il vertice dei giorni scorsi, ci sarà un seguito? Negli ambienti ministeriali la domanda non ha risposta.

AUTONOMIA DIFFERENZIATA. Cammina invece velocemente, su corsia preferenziale, il progetto in 6 articoli del leghista “storico” Roberto Calderoli. Se fosse approvato così com’è, prima ad essere penalizzata sarebbe la Scuola meridionale: perderebbe 1,4 miliardi. Lo Stato ne spende 50 di cui 35 sono “regionalizzati” senza considerare adeguatamente il problema che coinvolge numero di abitanti, studenti e insegnanti. Il presidente della Campania De Luca e il sindaco di Napoli Manfredi denunciano che un ragazzo del Sud riceve dallo Stato 400 euro, mentre uno di Milano 1.300. Appello a Giorgia Meloni: ”Difenda l’unità nazionale e, se le capita, anche il Sud del nostro Paese”. Si conta ora di raccogliere 50 mila firme (la prima è del costituzionalista partenopeo Massimo Villone) per una legge di iniziativa popolare che fermi “la frammentazione dell’Italia con un uso estremizzato dell’autonomia differenziata”.

MIGRANTI IN ALTO MARE. Da dove provengono, in quali porti mediterranei possono approdare, come distribuirli in Europa e fuori? Onde furiose travolgono fermezza, saggezza e umanità. Dannoso lo scontro fra Italia e Francia: da una parte Salvini per il quale ”è il momento del pugno di ferro”; dall’altra l’irriverenza  verso Giorgia Meloni definita  “illustre perdente” che, a sua volta, precisa: ”Bisogna isolare gli scafisti, non l’Italia”. Sconfitti in pieno, finora, il Diritto internazionale e le Istituzioni europee cui ci si deve rivolgere nei casi di conflitti che appaiono insolubili. Perfino grottesca la divisione delineatasi fra Italia, Malta, Cipro e Grecia da una parte; Francia, Germania e Spagna dall’altra. Mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella nativa irpina Pietrastornina propone di “andare avanti, ma niente guerra con Parigi”, ragionevolmente il ministro degli Esteri Antonio Tajani pensa, in prospettiva, a un Piano Marshall (da 100 miliardi) per risollevare l’Africa e bloccare tante partenze disperate. Sempre più urgente l’incontro Mattarella-Macron.

VIA DAL SUD E INCONTRO A BALI. E’ una fuga senza apprezzabili ritorni. Gli espatriati italiani dell’ultimo anno provengono (per il 46,4) dalle regioni meridionali (7,1 dalla Campania). Un doloroso percorso a tappe: dal Sud verso le “opulente” regioni settentrionali e poi dal Nord-Est all’estero (meta preferita, come sempre, l’America). Oggi, a Bali in Indonesia, Giorgia Meloni incontrerà il presidente Usa Joe Biden per il G20 sull’ambiente. Non è difficile pensare che i valori dell’europeismo e dell’atlantismo saranno ribaditi in un giorno particolare: la prima donna premier in Italia si affaccia sul piano internazionale, il Presidente della Casa Bianca esce dalla verifica del “medio tempo” senza più paura degli inseguitori repubblicani.