Coniugare l’obiettivo della trasformazione digitale, imperativo per le imprese soprattutto nell’era Covid, con il rispetto per l’ambiente e l’utilizzo oculato delle risorse del pianeta. Un binomio che Graded, impresa napoletana del settore energetico guidata da Vito Grassi, sta portando avanti con successo da anni attraverso collaborazioni con Università, start-up, centri di ricerca e organismi internazionali del calibro di Irena, Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, e il Mit, Massachusetts Institute of Technology di Boston.
Ma che cosa significa trasformazione digitale e in che modo viene declinato questo asset strategico in Graded? A dare una risposta a questi interrogativi è stata Ludovica Landi, Coo di Graded, nel corso della sua testimonianza a uno degli ultimi “Digita Cafè” organizzati dalla Digita Academy di San Giovanni a Teduccio, di cui la società napoletana è Platinum Partner. “Innovare – spiega Landi – non significa fare un prodotto digitale, bensì ridisegnare il proprio modello di business consapevoli della necessità di un continuo confronto con le evoluzioni digitali. Per individuare le priorità occorre partire da valori e obiettivi chiari. Graded lo ha fatto individuando in Machine Learning, Intelligenza Artificiale, IoT, Big Data e Cloud i principali elementi su cui agire, definendo progetti e programmi innovativi capaci di svilupparli, disegnando un percorso strutturato su diversi pilastri chiave e fissando, per ciascuna azione, KPI misurabili”. Altra leva fondamentale per il programma di trasformazione digitale targato Graded è l’open innovation che si fonda su due asset tra loro interconnessi: innovazione e sostenibilità. “Siamo presenti in oltre 14 progetti di ricerca e sviluppo a livello nazionale e internazionale centrati sulle energie rinnovabili e portiamo avanti 28 progetti focalizzati sull’innovazione interna (con benefici per l’organizzazione aziendale) ed esterna (da proporre ai clienti)”, spiega Landi. “L’open innovation – aggiunge – sta aiutando la Digital Transformation a ridisegnare il nostro modello di business, aprendoci alle collaborazioni con enti di ricerca, startup università, accademie di formazione, organismi e istituzioni internazionali come l’agenzia per le energie rinnovabili IRENA e il MIT di Boston”