A cura di Antonio Arricale La questione del debito greco torna più che mai in primo piano, con la Borsa che ieri ha svoltato in positivo sia ad A cura di Antonio Arricale La questione del debito greco torna più che mai in primo piano, con la Borsa che ieri ha svoltato in positivo sia ad Atene che a Milano. Già, perché, al di là delle parole, il destino finanziario della Grecia interesserebbe molto da vicino anche il Belpaese. E non solo. Secondo Goldman Sachs, infatti, l’uscita della Grecia dall’euro costerebbe all’Italia un’impennata dello spread fino a 350/400 punti. E sulla stessa barca verrebbe a trovarsi la Spagna (qui lo spread dovrebbe reagire come quello italiano), l’Irlanda (che però potrebbe contare su risultati migliori) e il Portogallo, dove gli effetti sullo spread sarebbero anche più disastrosi. Va detto, tuttavia, che gli analisti della banca d’affari continuano a ritenere difficile l’ipotesi Grexit. Per almeno due motivi. Intanto perché – dopo gli scontri aspri dei giorni scorsi – è evidente il tentativo del premier greco Alexis Tsipras di ricucire i rapporti con i partner europei. Quindi, perché una rottura definitiva delle trattative rappresenterebbe un fallimento non soltanto per la Grecia, ma anche per i negoziatori attivi in questa vicenda, a cominciare dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Dunque, per ricapitolare, al momento la situazione è la seguente: Tsipras ha rinnovato il team di tecnici impegnati nelle trattative con i creditori internazionali per trovare un punto d’intesa sulla lista di riforme, necessaria a sbloccare gli aiuti per 7,2 miliardi di euro. Come dire, un “depotenziamento” se non un ridimensionamento del ministro delle finanze Yanis Varoufakis. Il nuovo capo-negoziatore di Atene, secondo la stampa greca, è Efklidis Tsakalotos, ministro degli esteri aggiunto e viceministro per le Relazioni internazionali. Del gruppo di coordinamento per i negoziati fanno parte anche il segretario generale Spyros Sagias e il presidente del Consiglio economico Giorgios Houliarakis. Inoltre, il governo Tsipras sarebbe pronto ad esaudire alcune delle richieste della controparte europea, in particolare rinunciare ad alcune delle promesse elettorali. Notizie, appunto, che hanno spinto i listini azionari e fatto scendere lo spread. In altri termini, il governo Tsipras sarebbe pronto a rinunciare ad alcune delle promesse elettorali che lo hanno portato al governo. Tra queste, secondo Bild ci sarebbero: una limitazione ai prepensionamenti; un taglio alle pensioni troppo alte; l’introduzione di una tassa sugli alberghi di lusso; la rinuncia all’aumento del salario minimo; la destinazione del ricavato della privatizzazione delle aziende statali al ripianamento del debito e non, come affermato in precedenza, ai cittadini greci. Proposte che Tsipras porterebbe a Bruxelles in un possibile eurogruppo già domani. Borse asiatiche I mercati asiatici arretrano dai massimi di sette anni con la prudenza, in vista dell’inizio del meeting di due giorni sulle politiche monetarie della Federal Reserve, che prende il posto dell’ottimismo. Note positive dal Giappone, nonostante il downgrade incassato da Tokyo nella giornata di lunedì da parte di Fitch e dati macroeconomici non certo esaltanti. A Seoul il Kospi ha segnato una flessione dello 0,42% mentre a Sydney l’S&P Asx 200 ha perso lo 0,56% nonostante il progresso del 3% a 58,79 dollari la tonnellata del prezzo del minerale di ferro, secondo i dati di Steel Index. A Shanghai il Csi 300 ha perso l’1,06% mentre l’indice Composite è arretrato dello 0,84% (il Composite di Shenzhen ha registrato addirittura un crollo del 2,72%). Oltre all’India, con il Sensex che guadagna lo 0,41%, è appunto solo Tokyo a dare segnali positivi e questo nonostante lunedì Fitch abbia comunicato di aver peggiorato il giudizio sul credito del Giappone da A+ ad A, con outlook stabile, sottolineando come gli interventi del governo del premier Shinzo Abe per ridurre il pesante indebitamento del Paese stiano mostrando un progresso troppo lento. Deludenti anche i dati macroeconomici, con le vendite al dettaglio di marzo in Giappone crollate del 9,7% su base annua, dopo il declino dell’1,7% segnato in febbraio e a fronte del 7,5% di flessione atteso dagli economisti. Mentre secondo il sondaggio di Shoko Chukin Bank la fiducia delle Pmi nipponiche è calata in aprile a 47,4 punti contro i 49,0 del consensus (e 48,9 punti dell’outlook del mese scorso). Non abbastanza per deprimere i corsi, però, e il Topix ha guadagnato lo 0,52% mentre il Nikkei 225 lo 0,38%. Performance trainata anche da alcuni pezzi da novanta del listino nipponico. Come Fanuc, produttore di robot industriali dal peso rilevante per l’indice delle blue chip di Tokyo, che ha guadagnato il 3,30% dopo avere aumentato del 60% la cedola. Male invece Komatsu, su attese di calo dell’8,7% per l’utile operativo nell’attuale esercizio, che ha perso il 3,07%. Ancora peggio, in flessione del 3,26%, Canon, che lunedì dopo la chiusura del mercato aveva comunicato il crollo dei profitti netti del 28,7% a 33,93 miliardi di yen e rivisto al ribasso da 260 a 255 miliardi di yen le stime di profitti netti per l’intero esercizio e da 3.900 a 3.860 miliardi quelle dei ricavi. Peggiore performance del Nikkei 225 quella di Tokyo Electron sulla cancellazione dell’acquisizione da parte dell’americana Applied Materials. Deal raggiunto nel settembre 2013 e valutato all’epoca 10 miliardi di dollari ma annullato dopo che lo U.S. Department of Justice ha definito insufficienti le proposte presentate dalle due aziende per scongiurare i rischi per la concorrenza. Tokyo Electron ha chiuso la seduta in flessione del 14,81%. Borsa Usa A New York ieri i principali indici hanno chiuso la seduta in ribasso a causa del calo dei titoli biotech. Il Dow Jones ha perso lo 0,23%, l’S&P 500 lo 0,41% e il Nasdaq Composite lo 0,63%. L’indice Biotech del Nasdaq ha lasciato sul terreno oltre quattro punti percentuali. Markit Economics ha comunicato la stima flash di aprile dell’indice PMI dei Servizi: la lettura si è attestata a 57,8 punti in calo rispetto a quella del mese precedente, pari a 59,2 punti, indicando comunque una solida espansione della crescita, superiore al valore medio rilevato dalla fine del 2009 (55,9 punti). Sul fronte societario Apple +1,82% in attesa della pubblicazione dei risultati del secondo trimestre. Gli analisti stimano un utile per azione (non-GAAP) di 2,19 dollari su ricavi per 55 ,75 miliardi di dollari. Texas Instruments +1,52% dopo al promozione di Raymond James. Il broker ha migliorato la raccomandazione sul titolo del produttore di semiconduttori a strong buy da market perform. Mylan -5,71%. Il gruppo farmaceutico ha rifiutato l’offerta da 40 miliardi di dollari presentata dalla rivale Teva Pharmaceuticals. American Express -0,63%. Nomura ha tagliato il rating sul titolo del colosso delle carte di credito a neutral da buy. Applied Materials -8,39%. Il produttore di apparecchiature per la manifattura di semiconduttori ha rinunciato all’acquisto della rivale Tokyo Electron. Restaurant Brands -2,33%. La casa madre di Burger King e Tim Hortons ha chiuso lo scorso trimestre con un utile per azione adjusted di 18 centesimi per azione, 1 cent in più rispetto alle attese. Dupont +4,63%. La società di consulenza ISS ha suggerito agli azionisti del gruppo chimico di votare a favore della nomina dell’investitore Nelson Peltz al consiglio di amministrazione della società. Nelson Peltz è a capo del fondo Trian Fund Management che spinge per uno spin-off delle attività legate all’agricoltura. Time Warner Cable +0,7%. L’operatore via cavo ha detto di non aver avviato alcuna trattativa con Cox Communications per una fusione delle due società. Europa Le principali Borse europee hanno aperto la seduta miste. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,05%, l’Ibex35 di Madrid lo 0,2%. Sotto la parità il Cac40 di Parigi (-0,5%) e il Ftse100 di Londra (-0,3%). Italia Il Ftse Mib segna -0,26%, il Ftse Italia All-Share -0,24%, il Ftse Italia Mid Cap -0,14%, il Ftse Italia Star -0,42%. Piazza Affari ieri ha chiuso in deciso rialzo. L’indice Ftse Mib ha guadagnato l’1,61% a 23.806 punti. Balzo di Mediaset (+8,22% a 4,684 euro) dopo le indiscrezioni sul possibile interesse da parte di Vivendi. Secondo L’Expansion, il colosso francese sta studiando di acquistare una partecipazione di controllo in EuropaCorp, compagnia di produzione e distribuzione cinematografica, così come l’acquisto di Mediaset. Ben comprati i titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha guadagnato lo 0,90% a 14,43 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 3,51% a 7,505 euro, Popolare di Milano l’1,90% a 0,938 euro, Intesa SanPaolo il 2,60% a 3,156 euro, Ubi Banca l’1,08% a 7,47 euro, Unicredit il 2,10% a 6,55 euro. Saipem (+6,62% a 12,23 euro) è volata dopo aver chiuso il primo trimestre con ricavi per 3,02 miliardi di euro, in crescita dai 2,89 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. L’utile netto è salito a 77 milioni di euro da 61 milioni. Vendite diffuse su Telecom Italia (-1,94% a 1,06 euro) e Salvatore Ferragamo (-2,48% a 28,21 euro) che hanno pagato le bocciature arrivate questa mattina dagli analisti.
I dati macro attesi oggi Martedì 28 aprile 2015 01:50 GIA Vendite al dettaglio mar; 07:00 GIA Indice fiducia imprese apr; 08:00 GER Indice GfK (fiducia consumatori) mag; 08:45 FRA Indice fiducia consumatori apr; 10:30 GB PIL (flash) T1; 15:00 USA Indice S&P-C/Shiller (prezzi abitazioni) feb.