Guerra Russia-Ucraina, la Cina e la pace e la sicurezza mondiali

Recentemente Sua Santità Papa Francesco il 3 maggio scorso, interpellato sulle possibili cause del dramma ucraino ha ipotizzato «un’ira facilitata» forse inizialmente dall’«abbaiare della Nato alla porta della Russia. Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì».
Cosa significano le parole del Pontefice? In breve che nelle relazioni internazionali – di cui la Santa Sede è Maestra dell’Arte – sono due cose che contano: il rispetto verso l’altro e l’ignoranza. Il primo da porre sempre come elemento fondante di pace, il secondo da debellare, specie in Paesi come il nostro ed altri, in quanto fattore di guerra.
Perché l’Unione Sovietica era rispettata e alla Russia non si deve tale forma di considerazione? Perché con l’Unione Sovietica, dopo la normalizzazione della primavera di Praga, un’Europa ancora divisa ma saggia (e oggi invece unita solo dal danaro delle banche e dei banchieri) e un’Occidente acuto, con l’accordo di Mosca, hanno varato la Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa? Perché oggi invece un’Europa impotente, semicolonia degli Stati Uniti d’America – col Regno Unito 51ª stella – assieme alla Casa Bianca hanno finto di non vedere cosa stesse accadendo in Ucraina? Perché hanno chiuso gli occhi su questo conflitto che si protrae dal 2014, e hanno fomentato l’andata al potere di persone che incitando l’odio contro la Russia, si sono illuse che la NATO accorresse in loro aiuto trasformando il nostro Continente in una vasca di sangue per i loro scopi?
Forse credono taluni che la Russia sia ancora quella di El’cyn pronta ad aprirsi – in tutti i sensi – al primo padrone che passa da lì? Ecco i casi in cui manca il rispetto e trionfa l’ignoranza.
Pe ciò che concerne invece un esempio di rispetto costante negli affari esteri, è utile commentare un recente discorso tenuto lo scorso 21 aprile dal presidente cimese Xi Jinping, svolto in più punti.
Egli ha indicato che da più di due anni la comunità internazionale ha compiuto sforzi ardui per rispondere alla sfida del COVID-19 e promuovere la ripresa e lo sviluppo economici mondo. Ha aggiunto che le difficoltà e le sfide mostrano che la Comunità internazionale ha un futuro condiviso nel bene e nel male e che i diversi Paesi devono tendere alla pace, allo sviluppo, alla cooperazione vantaggiosa per tutti onde lavorare assieme ed affrontare i diversi problemi che man mano si svolgono sullo scenario.
La questione sanitaria ha visto la Cina fornire oltre 2,1 miliardi di dosi di vaccini a oltre 120 Paesi e organizzazioni internazionali e continuerà ad attuare donazioni promesse di 600 milioni di dosi ai Paesi africani e 150 milioni di dosi a quelli dell’ASEAN (Association of South-East Asian Nations) per contribuire attivamente a colmare il divario vaccinale.
Per quanto riguarda la ripresa economica Xi Jinping ha impegnato il proprio Paese nel continuare a costruire un’economia aperta al mondo; a rafforzare il coordinamento delle politiche macroeconomiche e preservare la stabilità delle filiere industriali e di fornitura; a promuovere lo sviluppo equilibrato, coordinato e inclusivo a livello globale. «È necessario porre le persone al primo posto e dare priorità allo sviluppo e al benessere sociale». È importante promuovere lo studio pragmatico nei campi di priorità come la riduzione della povertà, la sicurezza, l’alimentazione, i finanziamenti per lo sviluppo e l’industrializzazione; lavorare alla soluzione della questione dello sviluppo sbilanciato e insufficiente e ad avanzare stabilendo iniziativa per la creazioni di posti di lavoro, ha affermato il leader cinese.
In merito ai recenti scontri bellici, Xi Jinping vede come necessari salvaguardare congiuntamente la pace e la sicurezza nel mondo. Noi aggiungiamo che la mentalità da guerra fredda – ciò che sta accadendo in Ucraina, ossia l’Occidente che manca di rispetto alla Russia, considerandola nemica come ieri, ma non forte come ai tempi del PCUS – può solo minare la pace nel mondo. L’egemonismo mirato alla conquista di Eurasia – quale terra che detiene le materie prime rimaste sul pianeta – e la politica del più forte non possono che mettere in mettere a repentaglio la pace mondiale, e lo scontro dei blocchi non può che accentuare solo le sfide alla sicurezza del sec. XXI.
Perché se il Patto di Varsavia (in cui la Repubblica Popolare della Cina non c’è mai stata e mai voluta essere) si è sciolto, non è successa la stessa cosa per la NATO? La Cina ha sempre voluto favorire la pace nel mondo, non volendo mai far parte di alleanze aggressive ad abbaianti.
La Cina s’impegna a portare avanti la visione di una sicurezza comune, integrata, cooperativa e sostenibile e a preservare congiuntamente la pace e la sicurezza nel mondo; essa s’impegna a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, perseguire la non ingerenza negli affari interni degli altri e rispettare il percorso di sviluppo e il sistema sociale prescelti dai popoli. Essa s’impegna ad osservare gli scopi ei principi della Carta delle Nazioni Unite, a rifiutare la mentalità guerrafondaia per buoni per default vs. cattivi per convenzione; ad opporsi all’unilateralismo e a rifiutare la politica del confronto fra i blocchi. La Cina prende in considerazione le preoccupazioni sulla sicurezza e gli interessi legittimi di tutti i Paesi; persegue il principio dell’indivisibilità delle responsabilità; costruisce un’architettura di sicurezza equilibrata ed efficace e si oppone a che un Paese cerchi la propria sicurezza sulla base di fomentare le insicurezze degli altri. La Cina cerca il dialogo e la consultazione; le soluzioni pacifiche alle divergenze e alle controversie interstatali e sostiene ogni sforzo che vada nella direzione del regolamento pacifico delle crisi; si astiene dal doppio standard e respingere il ricorso arbitrario a sanzioni e giurisdizioni unilaterali extraterritoriali.
È basilare adottare un approccio completo per mantenere la sicurezza e per rispondere assieme alle controversie regionali e alle sfide planetarie come il terrorismo, il cambiamento clima, la sicurezza informatica e quella biologica.
Le sfide della governance mondiale vanno affrontate assieme. I Paesi del mondo sono sullo stesso piano e diritto quando si tratta di condividere fortune e disgrazie. È inaccettabile cercare di gettare qualcuno fuori bordo. La comunità internazionale è oggi un dispositivo sofisticato e integrato. Rimuovere una sua parte componente mette in grande difficoltà il suo funzionamento a danno della parte che si vede privata da altri delle proprie garanzie che mettono in forse la stessa esistenza di uno Stato – come ad esempio cercare di piazzare testate atomiche a pochi chilometri da una capitale.
Solo i principi di ampia consultazione, contributo congiunto e benefici condivisi sono in grado di promuovere i valori comuni dell’umanità e favorire scambi e ispirazione reciprocità tra civiltà differenti. Nessuno si deve credere migliore di un altro per grazia divina o destino manifesto.
Si deve perseguire un vero e reale multilateralismo e preservare fermamente il sistema internazionale centrato sulle Nazioni Unite e l’ordine del pianeta basato sul diritto internazionale. Soprattutto, i grandi Paesi devono dare l’esempio in termini di rispetto dell’uguaglianza, della cooperazione, della credibilità e dello stato di diritto per essere degni della propria grandezza.
In dieci anni della presidenza di Xi Jinping l’Asia ha mantenuto una stabilità generale e raggiunto una crescita veloce e sostenuta, creando il “miracolo asiatico”. E se l’Asia procede bene, anche il mondo se ne giova. L’Asia ha continuato a sforzarsi per sviluppare, costruire e mantenere la propria forza, ossia la saggezza di base che rende il Continente un’àncora stabilizzatrice di pace, un motore di crescita e pioniere della cooperazione internazionale.
E questi risultati giungono da lontano, come il predetto rifiuto cinese di aderire a blocchi militari aggressivi. Si rifanno ai Cinque Principi della coesistenza pacifica scritti dal primo ministro Zhou Enlai il 31 dicembre 1953, pubblicati il 29 aprile 1954, e reiterati alla Conferenza di Bandung del 18-24 aprile 1955: i) rispetto reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale; ii) non-aggressione reciproca; iii) non interferenza reciproca negli affari interni di ciascuno; iv) uguaglianza e reciproco beneficio; v) coesistenza pacifica.
Si basano sugli Otto Principi dell’aiuto economico verso l’estero proposte dal suddetto Zhou Enlai al cospetto del Parlamento somalo il 3 febbraio 1964 e che diventarono l’emblema della presenza cinese in Africa: i) la Cina si basa sempre sul principio dell’uguaglianza e del vantaggio reciproco nel fornire aiuti agli Stati; ii) la Cina mai pretende qualche condizione o richiesta di privilegio alcuno; iii) la Cina aiuta a ridurre il più possibile l’onere dei Paesi destinatari; iv) la Cina punta a raggiungere l’autosufficienza e lo sviluppo indipendente; v) la Cina si sforza di sviluppare progetti che richiedono meno investimenti, ma producono risultati più rapidi; vi) la Cina fornisce le migliori attrezzature e materiali della propria produzione; vii) la Cina, nel fornire assistenza tecnica, farà in modo che il personale del Paese destinatario abbia la piena padronanza di tali tecniche; viii) agli esperti cinesi non è permesso porre richieste speciali o usufruire di servizi speciali.
Il presidente Xi Jinping in questi dieci anni ha applicato con successo la dottrina cinese nelle relazioni internazionali seguendo ed applicando le tradizioni plurimillenarie della diplomazia di quel Paese. In Asia è stato consolidato il posto centrale dell’ASEAN nell’architettura regionale, conservando quell’ordine che tiene conto delle aspirazioni e degli interessi di tutte le parti. Ogni Paese, sia esso grande o piccolo, potente o debole, dentro o fuori la regione, contribuisce al successo dello sviluppo continentale, senza creare attriti bellici, segue la via della pace e dello sviluppo, promuove la cooperazione vantaggiosa per tutti e costruisce una grande famiglia di progresso asiatico.
I Paesi dell’ASEAN sono: Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar (Birmania), Filippine, Singapore, Tailandia, Vietnam (Papua Nuova Guinea e Timor Orientale quali osservatori).
Inoltre i fondamenti dell’economia cinese, la sua forte resilienza, l’enorme potenziale, l’ampio spazio di manovra e la sostenibilità a lungo termine, restano invariati. Essi forniranno grande dinamismo per la stabilità e la ripresa dell’economia mondiale e più ampie opportunità di mercato per tutti i Paesi.
La Repubblica Popolare della Cina impegnerà pienamente la sua nuova filosofia di sviluppo, accelererà l’istituzione di un nuovo paradigma di crescita e raddoppierà gli sforzi per uno sviluppo di alta qualità. La Cina amplierà l’apertura di standard elevati, amplierà il catalogo per la creazione di nuovo software informatico, migliorerà i servizi per la promozione degli investimenti e aggiungerà più città al programma pilota completo per l’apertura del settore dei servizi.
La Cina adotterà misure concrete per sviluppare le sue zone di libero scambio pilota e il porto di libero scambio di Hainan si allineerà con regole economiche e commerciali internazionali di alto livello e procedere in avanti con l’apertura istituzionale.
La Cina cercherà la conclusione di accordi di libero scambio di alto livello con più Paesi e regioni e lavorerà attivamente per aderire all’accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (CPTPP) e all’accordo di partenariato per l’economia digitale (DEPA).
La Cina sta andando avanti con la cooperazione della Via della Seta (Belt and Road) per renderla di livello sempre più elevato, sostenibile e incentrato sulle persone. La Cina seguirà fermamente la via dello sviluppo pacifico e sarà sempre un costruttore di pace mondiale, un contributore allo sviluppo globale e un difensore dell’ordine internazionale.
Il percorso della Repubblica Popolare in questi dieci anni a direzione di Xi Jinping segue l’antico adagio cinese: «Continua a camminare e non sarai scoraggiato da mille miglia; fai sforzi costanti e non sarai intimidito da mille compiti».