Hjort: “In Usa sarei stato fuori su cauzione”

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Roma, 18 ago. (AdnKronos) – “In America c’è un sistema diverso e probabilmente non sarei stato in cella, sarei uscito su cauzione”. Sono le parole di Christian Gabriel Natale Hjort, accusato insieme a Finnegan Lee Elder di concorso in omicidio per la .

Entrambi gli americani sono reclusi a Regina Coeli, dove una delegazione del Partito Radicale (Irene Testa, la tesoriera, il segretario del partito Maurizio Turco, la presidente dell’Istituto Luca Coscioni Maria Antonietta Farina Coscioni) ha fatto visita nell’ambito dell’iniziativa ‘Ferragosto in carcere’, un check sulle condizioni di detenzione negli istituti penitenziari italiani per renderli più trasparenti. “Natale Hjort non si è lamentato delle condizioni in cella, ci è sembrato invece molto incuriosito della nostra iniziativa. Avendo i genitori lontani, ci ha detto che li rivedrà probabilmente a settembre”, riferisce all’Adnkronos Irene Testa, la tesoriera del Partito Radicale.

I due americani sono tra gli oltre 1.000 detenuti reclusi a Regina Coeli, a fronte di una capienza di 616 posti letto nella struttura. Quella del sovraffollamento è tra le “evidenti criticità” riscontrate dal Partito Radicale nel carcere romano (e non solo). “E’ un carcere vecchio, ci sono reparti davvero fatiscenti, le celle sono molto piccole (tre metri quadri con più letti a castello). In alcune ci sono muri davanti alla finestra. Troppi detenuti e pochi agenti penitenziari”, sottolinea Testa ricordando che l’iniziativa promossa dal suo partito ha portato in quattro giorni (fino ad oggi) circa 300 visitatori, tra cui parlamentari di tutti gli schieramenti e avvocati, in oltre 70 penitenziari italiani di 17 Regioni. “I detenuti in custodia cautelare superano il 31%. Va rivisto – evidenzia Testa – tutto il sistema, serve una vera riforma della Giustizia. Il carcere, d’altronde, non è che l’appendice di un assetto che non funziona”.