Hong Kong, patria del gioiello, ama il made in Italy

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A cura di Alfonso Vitiello Il mercato dell’oreficeria a Hong Kong è composto sia da gioielleria che bigiotteria. La prima occupa sicuramente il primo posto. I produttori locali sono tra i più A cura di Alfonso Vitiello Il mercato dell’oreficeria a Hong Kong è composto sia da gioielleria che bigiotteria. La prima occupa sicuramente il primo posto. I produttori locali sono tra i più richiesti al mondo. Abbinano, con una maestria che non ha pari nel mercato asiatico e a un prezzo molto competitivo, materie come il corallo, le perle, la giada e le pietre preziose. Hong Kong occupa il primo posto al mondo per il consumo di oro puro ed è tra i mercati più forti per la produzione di gioielli di giada, una pietra quest’ultima che ha una lunga tradizione culturale.Gli hongkonghesi seguono molto gli articoli che fanno moda: amano in particolar modo il “well done” made in Italy. Grazie alle nuove tecnologie le loro aziende produttrici di gioielleria sono le più competitive al mondo. Con il ritorno alla Cina, si sono avute molte fusioni tra produttori di Hong Kong e cinesi. I bassi costi della manodopera hanno spinto molti di loro ad aprire “subsidiary firm” in Cina: come il polo produttivo di Shenzhen specializzato nella lavorazione di oro ed argento, con risultati paragonabili a quelli ottenuti dalle nostre imprese ad Arezzo e Vicenza.Nel solo distretto di Panyu si registrano circa 250 imprese che sono rivolte al mercato dei gioielli di elevata fattura con l’aggiunta di pietre preziose. Accanto all’aereoporto di Guangzhou c’è un altro polo produttivo, quello di Huadu. I materiali usati sono oro, argento e platino (quest’ultimo molto diffuso). Il consumo di oro puro chiamato in cinese “chuk kam” resta tra i più diffusi nelmercato. L’oro puro è considerato una forma di investimento in quanto facile da cambiare con denaro contante. Si suggerisce alle aziende italiane l’apertura di monomarca di luxury per far fronte alla domanda dei nuovi ricchi cinesi, puntando sulla comunicazione ma nello stesso tempo prestando molta attenzione e tenendo sotto controllo tutto il segmento del mercato. Il controllo di qualità è esigente, il packaging deve essere ben curato, il design e trend al top del momento e del well done made in Italy che da anni ci distingue. Il corallo occupa un mercato di nicchia mentre le perle, inparticolare quelle di acquadolce “freshwater pearls”, sono sempre più richieste. Scarso il commerciodi perle di acqua salata o meglio “akoya”, qui i giapponesi hanno ripreso il mercato dopo qualche anno di concorrenza cinese.Gli showroomsono circa 2mila, molti a conduzione familiare. Tra i principali e più affermati troviamo: Luk Fook, Chow tai fook, King fook. Larry, Ma belle, Prince and the world vision. I marchi d’oltre oceano invece sono: Mikimoto, VanCleef&Harpels, Tiffany, Cartier, e i nostri Bulgari, Buccellati, Damiani, Stefan Hafner, Marco Bicego. Dal golfo partenopeo c’è lo spirito di capri conChantecler, la cui casa ha aperto un negozio monomarca di elevato prestigio commerciale.