I burocrati dell’algoritmo affondano la “buona scuola”

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Meno occupati, è il primo calo da 4 mesi. L’istat rileva che tra giugno e luglio ci sono stati 63 mila occupati in meno.
E risale pure la quota dei cosiddetti inattivi, di coloro cioè che non solo non lavorano ma hanno anche perso la voglia di cercare un’occupazione.
Per sfiducia, evidentemente.
Il dato occupazionale è il secondo -a distanza di qualche settimana- degli indicatori che rappresentano il vero barometro della salute economica di un paese, con il Pil che – ricorderete – nel secondo trimestre è stato registrato appunto con crescita zero.
Sfiducia che intanto monta anche sull’onda della gestione, in molti casi, pessima di due emergenze che sono sul tappeto: il dopo terremoto di Amatrice e Accumoli e le “deportazioni” decise da un algoritmo elaborato con i piedi anzichè la testa.
Ma, al solito, procediamo con ordine senza per questo tralasciare altre tre o quattro notizie che pure ci sembrano degne di nota questa settimana.
Nel dopo terremoto – con i corpi ancora caldi dei circa 300 morti, 292 per l’esattezza, ma mancano all’appello ancora una decina di persone – i giornali ora cominciano a scavare notizie non più dalle macerie, ma dalle ”disattenzioni” delle amministrazioni locali.
Le quali in occasione del precedente terremoto dell’Aquila – ricorda l’Autorità Anticorruzione – pure avevano beneficiato di finanziamenti per mettere in sicurezza gli edifici pubblici che si sono sgretolati. 
Interventi che non sono stati fatti e che hanno giustamente fatto dire al vescovo di Rieti, mons. Pompili:”Il killer è l’uomo, non è il sisma”.
Argomento che, al solito, con gli scandali e la corruzione ripropone anche il problema dei controlli, che mai nessuno in questo paese esercita o, se lo fa, a distanza di anni e anni.
Aspetto quest’ultimo che preoccupa non poco anche la Merkel, disposta – sembrerebbe – a chiudere un occhio sulla modalità di contabilizzazione (vale a dire, al di fuori dei rigorosi parametri di Maastricht) dei finanziamenti che l’Ue è disponibile ad accordarci.
E, poco importa, intanto, se la “cauta” apertura sulla flessibilità da parte della Germania preveda in contropartita l’adesione al blocco del Trattato Transatlantico sul commercio degli investimenti (Tip).
Nel senso che  alla forte e, guarda caso, protezionista economia Tedesca il trattato “liberale” sul commercio internazionale proprio non garba. 
Stesso sentiment sul fronte della scuola, che da “buona” è stata ormai unanimemente ribattezzata “cattiva”.
Infatti il consenso iniziale accordato al provvedimento del governo imposto però dall’Ue (sull’Italia incombevano i costi della procedura di infrazione per la mancata sistemazione dei docenti precari storici) ha ceduto il posto allo sconforto di famiglie smembrate dalla mala gestione del piano di trasferimento forzato a diverse centinaia di chilometri da casa imposto da un algoritmo impazzito.
Ma la cui responsabilità, invero è tutta in capo al ministro Stefania Giannini e alla burocrazia del suo dicastero (ma non solo, evidentemente) sorda, incompetente e arrogante che dispone e poi rimangia i provvedimenti che ha sformato, illogicamente, uno dietro l’altro, senza alcun rispetto per migliaia di lavoratori delle agenzie formative scolastiche (ovviamente, sarebbe troppo facile ironizzare sulla comoda destinazione della signora Agnese Renzi, ma mi astengo).
E si è trattato di un vero e proprio sradicamento dai propri affetti e luoghi, finendo per altro per impoverire ancor di più le terre di origine (meridionali, guarda caso) aumentandone il divario con quelle del nord.
Un gap, a proposito, per ridurre il quale – udite, udite – 7 miliardi di euro di fondi europei (uno all’anno negli ultimi sette) sono stati investiti in birrifici, sartorie, bocciodromi e amenità varie, in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria anziché in ricerca, finalità cui erano destinati.
Fondi attribuiti da chi? Vi chiederete. Ma dai soliti grandi papaveri della burocrazia, evidentemente, dormiente, quando non connivente, la classe politica del Paese. •••