I colloqui di Anchorage sono già finiti nel libro dei ricordi

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Molti anni fa, erano gli anni ’70, quando l’Avvocato Agnelli fu richiesto di un parere per grandi linee sulle realtà politica e economica del Sud America, più precisamente dei paesi che ne fanno parte, quell’imprenditore fu estremamente conciso e lineare. Li definì, a ragion veduta, “repubbliche delle banane”.
Il modo di operare dei loro governi, difatti, rappresentava la versione grottesca di come si potesse arrivare e rimanere alla guida di un paese, per quanto particolarmente negativo fosse il quadro di ognuna delle espressioni della stessa, anteponendo alla risoluzione di tutti i relativi problemi il soddisfacimento dei propri interessi. A quelle latitudini, per quanto riguarda il concorso alla formazione del PIL, si salvavano e continuano a farlo le coltivazioni di frutta esotica, riconosciuta la migliore di quanto ne cresca sulla Terra
nelle zone vocate. Quanto descritto fin qui, serve a una sola cosa: a affermare che l’Avvocato per antonomasia aveva visto giusto fin da tempi non sospetti. Forse con una riserva: probabilmente non aveva elaborato fino in fondo la crescita in progressione geometrica dell’uso di droga e del valore distruttivo conseguente. Si deve intendere con ciò la produzione della stessa in quantità industriali, che già da tempo veniva eseguita in tutto quel subcontinente, isole caraibiche comprese. In definitiva tale stato di fatto rende quei produttori e trafficanti gli effettivi “padroni del vapore”, che, oltre la loro azienda, conducono a modo loro ciascuna di quelle realtà sociopolitiche. Da qualche giorno i riflettori sono puntati sul Venezuela, dove, al momento e in quella parte del mondo, sembrano più forti le espressioni del traffico di quelle sostanze. Il Presidente Maduro sembrerebbe disorientato dagli strali che gli arrivano ormai a un passo. Intanto un grosso dubbio sta assalendo la mente dei comuni mortali: è quello di una connivenza di quel Presidente con i signori della droga. Si sta aprendo così, se non si è già aperto, un altro fronte di fuoco, questa volta in Venezuela. Il peggio è pronto a trasferirsi verso quelle contrade. L’augurio è che si riesca a contenerlo, tanto da procurare il minor danno possibile. Per ora non si può fare altro che dare tempo al tempo. Meglio rassegnarsi a assistere alle schermaglie, se così facendo si evitano violenze più gravi.