I costi del “non fare”: in Italia manca visione strategica

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Anie Assifer, associazione che rappresenta l’industria ferroviaria nazionale, ha posto grande attenzione ai risultati dell’Osservatorio Costi del non fare, presentato oggi da cui emerge che i costi in termini di mancati Anie Assifer, associazione che rappresenta l’industria ferroviaria nazionale, ha posto grande attenzione ai risultati dell’Osservatorio Costi del non fare, presentato oggi da cui emerge che i costi in termini di mancati benefici, inefficienza e minor competitività nel settore ferroviario, causati dalla non attuazione di interventi infrastrutturali, da qui al 2030 si attesteranno complessivamente a 113,8 miliardi di euro, di cui 30,7 miliardi per Alta Velocità e 83,1 miliardi per ferrovie convenzionali. In Italia la previsione di investimento da qui al 2030 nel settore ferroviario è di 17 miliardi di euro, a fronte di un fabbisogno finanziario di 75 miliardi. “In realtà – ha commentato Maurizio Manfellotto, Presidente di ANIE/Assifer – quello che è necessario all’Italia nell’ambito dei trasporti è la visione strategica. Nonostante quello della mobilità sia un comparto chiave per la competitività di tutto il sistema Paese, come nel resto d’Europa, da anni manca un Piano dei trasporti integrato che consenta di pianificare a lungo termine le attività a livello nazionale. Bisogna inserire le scelte infrastrutturali in un’ottica di strategia complessiva del “Oltre alla limitatezza delle risorse per gli investimenti nel settore ferroviario e del trasporto pubblico in generale, gravissime sono le conseguenze dell’impatto della burocrazia e la lungaggine dei processi autorizzativi. In una economia avanzata come la nostra il tempo perso rappresenta una diseconomia grave, soprattutto in ambiti come l’energia, i trasporti e le telecomunicazioni che sono ormai bisogni primari della collettività.” “La nostra proposta quindi è un Piano dei trasporti realistico, integrato e sostenibile dal punto di vista economico e ambientale che definisca le priorità e quindi l’allocazione delle risorse, che accompagni gli interventi possibili per l’adeguamento delle infrastrutture al potenziamento della manutenzione, all’ammodernamento delle flotte di rotabili e all’efficientamento del sistema, con innesti mirati di tecnologia per incrementare la potenzialità delle infrastrutture esistenti. Già oggi le tecnologie dell’industria ferroviaria italiana sono in grado di aumentare la capacità delle linee aumentando la frequenza dei treni con i più moderni sistemi di segnalamento e sicurezza. Pianificare gli investimenti a livello centrale, e conseguentemente aziendale, significa anche permettere alle aziende di dare il loro contributo al massimo livello. L’industria ferroviaria che rappresento è unanimemente riconosciuta come un’eccellenza a livello mondiale e questo patrimonio non può non essere adeguatamente valorizzato.” “Contrariamente ad altri settori industriali che soffrono la saturazione del mercato, per il settore ferroviario il mercato potenziale globale è crescente e il fabbisogno rilevante. Occorre quindi investire così come hanno già fatto altri Paesi Europei che hanno concluso accordi-quadro con la loro industria nazionale, influendo tra l’altro fortemente sul posizionamento delle rispettive industrie nella competizione internazionale”.