I dottori di ricerca al Governo: Proroghe, meccanismi da rivedere. Covid, rischio fuga di cervelli

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“Una proroga ulteriore del percorso dottorale fino a 6 mesi per il XXXIII ciclo; una proroga eventuale del percorso dottorale fino a 12 mesi per il XXXIV e per il XXXV ciclo, su richiesta di ciascun dottorando; una valutazione di eventuali azioni ad hoc a seguito di un confronto con le Istituzioni accademiche per il XXXVI ciclo”: è quel che chiede la Sidri (Società Italiana del Dottorato di Ricerca) in una lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro dell’Università Maria Cristina Messa.
La Sidri è considerata tra le realtà maggiormente rappresentative a livello nazionale nella promozione delle professionalità del dottorato di ricerca, quale più alto livello di istruzione e di formazione previsto dal nostro ordinamento giuridico. Il 2 aprile del 2020 essa inviò una prima lettera alle stesse istituzioni in indirizzo chiedendo “di supportare i dottorandi a fronte dei numerosi problemi nella gestione dell’attività di ricerca causati dall’emergenza Covid-19”. “Nello specifico – si legge in una nota diffusa da Sidri – fu evidenziata la chiusura di dipartimenti, le difficoltà nell’accesso alle risorse bibliografiche, con pregiudizio per la ricerca sul campo, la consultazione di fonti d’archivio, la compilazione di appunti e bozze necessari alla stesura della tesi o di altre pubblicazioni connesse all’esercizio della formazione dottorale”. “A causa delle limitazioni derivanti dall’attuale pandemia – continua la nota -, tutte queste attività sono state impedite o comunque, in taluni casi, irrimediabilmente compromesse, per un periodo di tempo la cui durata risulta ancora oggi incerta. Ciò ha provocato un grave danno al percorso dei dottorandi di ricerca, con il rischio di serie conseguenze sulla qualità dei prodotti finali del percorso dottorale e di un impoverimento dei curricula accademici in un momento storico durante il quale accedere al mondo accademico è sempre più difficoltoso”.
Il Dl n. 34 del 19 maggio 2020, convertito con legge n. 77 del 17 luglio 2020, prevedeva, ricorda Sidri, di “presentare richiesta di proroga, non superiore a due mesi, del termine finale del corso, con conseguente erogazione della borsa di studio per il periodo corrispondente”. Come si evince dal testo della disposizione la misura che prevede la facoltà di richiesta di proroga è esclusivamente destinata ai dottorandi che terminino il percorso di ricerca nell’anno accademico 2019/2020 e non anche ai dottorandi dei cicli XXXIV e XXXV. “Ora appare del tutto evidente – afferma Antonio de Lucia, presidente della Società Italiana del Dottorato di Ricerca – che tale misura si rilevi poco idonea a risolvere le problematiche sopra riferite poiché consente una proroga limitata sul piano temporale e che non annovera tra i suoi destinatari i dottorandi degli altri cicli attivi. In tale prospettiva al fine di consentire a tutti i dottorandi il sereno sviluppo dell’attività di ricerca relativa ai rispettivi progetti, sarebbe auspicabile che si assumessero, a livello nazionale, determinazioni dirette ad estendere una proroga della durata del percorso di ricerca ai dottorandi dei cicli XXXIII, XXXIV e XXXV che volontariamente ne volessero beneficiare. Il rischio per il futuro non è solo la fuga di cervelli, ma è quello di averne sempre di meno di cervelli, perché il rischio reale di questa pandemia sulla ricerca potrebbe essere questo, e la proroga è solo il primo argine”.
Richiesta quest’ultima come auspicata nell’adunanza del 12 novembre 2020 dal Consiglio Universitario Nazionale, con la mozione sulle misure urgenti per il Dottorato nel periodo di emergenza sanitaria, con la quale il Ministero dell’Università e della Ricerca è stato invitato ad effettuare una valutazione diretta.

La lettera integrale