I dubbi su Erdogan fautore della democrazia

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Manouchehr Mottaki

Insomma la figura di Erdogan come diplomatico e messaggero di pace è difficile da accettare, e lo dimostra anche il fatto che nell’incontro tanto atteso con Putin recente , di tutto si è parlato meno che della necessità di mettere un punto definitivo alla guerra russo ucraina. La cacciata di 10 ambasciatori occidentali, ordinata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, è la prima espulsione di massa di diplomatici dal Paese. Non c’era mai stato un provvedimento di tale portata in Turchia, che negli ultimi 50 anni, in totale, aveva cercato la dichiarazione di persona non grata solo per tre diplomatici. Negli Anni ’80, il ministero degli Esteri turco spingeva per l’espulsione dell’allora ambasciatore iraniano, Manocher Mottaki, ma Teheran lo richiamò sostituendolo. Mottaki – inviso ad Ankara per le sue incursioni nel dibattito interno turco – divenne in seguito ministro degli Esteri. Prima di lui era stata la volta dell’ambasciatore libico Abdulmalik (1986) e del secondo segretario all’ambascia siriana, Darwish Baladi (1986), che anche lui lasciò il Paese prima di essere espulso. Gli ambasciatori stranieri in Turchia mobilitati per la liberazione del filantropo Osman Kavala, tra cui i rappresentanti di Usa, Francia e Germania, furono dichiarati “persona non grata”, come proferì  il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. La minaccia di provvedimenti seri contro i capo missione ad Ankara era già stata espressa dallo stesso Erdogan. “Ho ordinato al nostro ministro degli Esteri di dichiarare al più presto questi 10 ambasciatori come persona non grata”, disse il presidente turco nel corso di una visita in Turchia centrale, senza però dare una data precisa sulla possibile espulsione dei diplomatici. Il filantropo Osman Kavala è detenuto nel carcere di Silivri, non lontano da Istanbul, da oltre 1.400 giorni con l’accusa di aver organizzato gli scontri avvenuti per il parco Gezi nel 2013 e di essere un uomo di fiducia del magnate George Soros in Turchia. Gli ambasciatori diStati Uniti, Francia, Germania, Olanda, Canada, Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Nuova Zelanda avevano lanciato un appello congiunto per far valere una sentenza dello scorso 10 dicembre della Corte europea dei diritti umani, che ha dichiarato illegittima la detenzione di Kavala, rilevando violazioni dei diritti del filantropo e chiedendone la scarcerazione, mai avvenuta. Ankara ha ritenuto e continua a non ritenere vincolante la decisione della Corte di Strasburgo, che aveva accolto le richieste degli avvocati del filantropo. Kavala è fondatore dell’organizzazione Anadolu Kultur, da sempre impegnata nella promozione di arte, cultura e nella lotta alla violazione dei diritti dell’uomo. È stato, inoltre, per anni un interlocutore delle istituzioni europee. È stato rinviato a giudizio con una richiesta di ergastolo per le proteste del 2013 per il parco Gezi, che secondo il pubblico ministero puntavano a rovesciare il governo. Kavala ha già annunciato che non prenderà parte alle udienze del processo, ritenendolo non equo.