“I manager non mancano”

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Milano, 23 ott. (Adnkronos/Labitalia) – “I manager ci sono e devono portare l’innovazione nel lavoro e nella società”. A dirlo Roberto Beccari, presidente di Manageritalia Lombardia, in occasione del precongresso. “Ho letto nei giorni scorsi – ha spiegato – che da un’indagine risulterebbe che l’87% delle imprese non riuscirebbe a trovare manager. Mi pare un dato inesatto e paradossale. Basti pensare che negli ultimi anni di crisi i dirigenti privati sono diminuiti del 5%, quelli del terziario sono però aumentati dell’8%, e di dirigenti in gamba, con esperienze e competenze di alto livello, ce ne sono tanti alla ricerca di un nuovo incarico e i giovani non trovano spazio”.

“Siamo un paese – ha precisato – cronicamente sottomanagerializzato, tant’è che solo il 30% delle nostre imprese familiari ha manager esterni alla famiglia dell’imprenditore, contro l’80% dei principali competitor europei (Uk, Germania, Francia e Spagna). Per non dire del fatto che i giovani preparati che escono dall’università vanno sempre più spesso all’estero per trovare validi sbocchi, opportunità di crescita professionale, stipendi adeguati e poi diventano spesso manager con i fiocchi. Il vero mismatch, che c’è ed è evidente, è tra le competenze richieste che ci sono e il non volerle pagare adeguatamente. Diamo spazio ai manager, senza nasconderci dietro a falsi problemi”.

A riprova della realtà ci sono i dati: in Italia i dirigenti privati sono oggi poco più di 113mila, 0,9 ogni 100 lavoratori dipendenti, mentre sono il 3-5% all’estero nei paesi più avanzati. In Lombardia sono l’1,7 e a Milano ben il 2,6. E Milano è, come noto, la capitale dei manager italiani, perché qui lavora ben il 32,8% dei dirigenti privati, il 37,4% delle donne e il 31,9% degli uomini. Ma lo è ancor più dei dirigenti millennials, il 41,1% (3.469) dei dirigenti under 40 lavora infatti nella provincia meneghina: il 42,5% degli uomini e il 37,6% delle donne in questa fascia d’età. E i dirigenti millennials sono oggi in Italia 8.451 (7,5% del totale): 6.090 uomini (6,5% del totale uomini) 2.361 donne (12,2% del totale donne).

Non a caso, anche a livello di innovazione la Lombardia è leader in Italia è ben posizionata rispetto all’Europa. Gli unici gap rispetto alla media europea sono collaborazione tra pmi innovative (ma a livello di pmi che innovano all’interno dell’azienda siamo a 140 rispetto all’Europa), spesa in r&s del settore pubblico, istruzione terziaria e apprendimento continuo. Poi in ricerca, brevetti e marchi, e innovazioni organizzative e di marketing e di prodotto/processo siamo allineati e spesso superiori all’Europa.

Introducendo quindi la parte pubblica, il presidente Beccari ha sottolineato: “Vogliamo, come manager, portare appieno i vantaggi dell’innovazione tecnologica nelle nostre aziende e filiere, ma dobbiamo poi contaminare tutto il territorio. Dobbiamo farlo per noi stessi, per le imprese, ma anche per avere un ecosistema e dei lavoratori che possano trarre il meglio dalle profonde trasformazioni in atto. Svilupperemo ancora maggiori sinergie con istituzioni e organizzazioni perché questo avvenga e se ne traggano i veri e indiscutibili vantaggi. Dobbiamo inserire gli innovation manager nelle pmi e essere innovation manager tutti, in azienda e anche fuori nella società”.

Alla presenza di circa 100 manager e alcuni ospiti di istituzioni e business community, il precongresso incentrato sui temi ‘Trasformazione del lavoro e welfare’, dopo l’apertura del presidente, ha inquadrato lo scenario con Simone Pizzoglio, head of finance & utilities at Bva Doxa, che ha riassunto il succo di alcune indagini e del continuo ascolto dei manager associati e degli stakeholder. Sul tappeto l’aumento delle competenze richieste dal mercato che anche in Lombardia nel 28% dei casi crea un mismatching tra domanda e offerta e l’ageing, cioè la permanenza più a lungo al lavoro, e la compresenza di 4 generazioni oggi in azienda, e quindi la necessità di preparare e valorizzare i giovani, ma anche i senior.

Poi, la trasformazione del lavoro che vede perdere vecchi capisaldi senza averne ancora di nuovi, la necessità di pianificare e gestire ancor più il futuro, ma anche il presente con un welfare che tenga conto dei mutamenti e punti al benessere. Da ultimo, i fortissimi mutamenti che devono affrontare oggi i manager a fronte di un business e una professione sempre più sfidanti dove mancano appigli e si deve gestire il presente costruendo un futuro sempre più condizionato da tecnologie, mercati e dall’importanza delle persone che sono disorientate.

Poi una tavola rotonda, moderata da Dario Donato, giornalista TGcom24, sulla trasformazione in atto nel lavoro e quindi nel welfare. Marco Leonardi, ordinario di Economia Università di Milano, ha evidenziato due problemi che impattano sul lavoro in Italia: “Primo l’aver affrontato i forti mutamenti in atto solo con vecchie politiche passive (cassa integrazione, salvataggi di aziende senza futuro) senza alcuna politica attiva capace di accompagnare davvero il lavoratore con formazione, riqualificazione e ricollocazione, determinanti anche al sistema per avere lavoratori in linea con quanto serve. Secondo, ha chiuso Leonardi, il disallineamento tra formazione dei giovani e necessità delle aziende”.

Guido Carella, presidente nazionale Manageritalia, riprendendo l’allarme di Leonardi, ha affermato che “le politiche attive e un supporto ai manager per gestire attivamente la loro professione sono da anni al centro dell’attività contrattuale e dei servizi a supporto dei manager”. “I manager stessi – ha aggiunto – ci hanno manifestato l’esigenza di avere un’organizzazione che li supporti nel loro percorso professionale con servizi per la carriera e welfare per la sfera personale e familiare. Ma i manager chiedono anche e con forza di valorizzare e portare il loro contributo anche nel dialogo con le istituzioni e nella società”.

Adelmo Mattioli, esperto previdenziale, ha detto: “La previdenza è un problema/opportunità che va gestito sin da giovani e come un tempo si apriva ai bambini un libretto di risparmio, oggi è opportuno si apra loro una posizione presso un fondo previdenziale. Una previdenza che deve essere sempre più capace di accompagnare le persone in vite lavorative discontinue, mobili, lunghe e che deve mixare al meglio pubblico e privato”.

In questo, ha osservato chiudendo l’intervento, il pacchetto previdenziale dei dirigenti del terziario presenta un ottimo mix con una forte flessibilità e possibilità di personalizzazione.

Poi, proprio a testimoniare la collaborazione tra generazioni è intervenuta Giorgia Puntoriere, 27enne che non a caso lavora nella consulenza digitale. “Io in Italia – ha detto – sto bene e dopo un’esperienza in azienda oggi lavoro come consulente e imprenditrice di me stessa. Certo anche io sto già pensando alla mia pensione, ma ancor più alla mia formazione e professionalità”.