Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di ieri, martedì 18 gennaio, all’interno della rubrica “Spigolature”.
di Ermanno Corsi
Se le cose hanno la testa dura (lo diceva Lenin che, probabilmente, ne aveva fatto amara esperienza), ancora più dura è quella della orrenda “compagnia di giro” fatta di problemi e di numeri. Un “insieme” che si può cacciar via dalla porta, ma che inesorabilmente rientra dalla finestra ancora più beffardo di prima. Eduardo De Filippo ha insegnato che non esiste alcun “illusionismo ottico” alla Sik Sik: un “artificio magico” in grado di cambiare, oppure occultare, la realtà. Ci ha provato il sindaco Luigi de Magistris fuoruscito ai primi di ottobre 2021.Il suo bilancio comunale era “sotto” di “appena” due miliardi e mezzo. Se il testo che esibiva finiva con l’essere approvato, sia pure in maniera risicatamente raccattata, ciò era dovuto solo alla preoccupazione che un voto di sfiducia avrebbe fatto scattare il default e messo palazzo san Giacomo nelle mani di un commissario (mandato dalla Prefettura o da Palazzo Chigi).
OPERAZIONE VERITA’. L’ha compiuta Gaetano Manfredi, persona con forte senso e rispetto dello Stato. La nuova Amministrazione parte con un peso che supera i 5 miliardi. Una voragine debitoria tanto che i Revisori dei Conti ritengono possibile punire, sanzionare o rimuovere quanti l’hanno determinata. Sotto accusa, in modo particolare, le Società Partecipate che gestiscono i principali servizi pubblici della Città: conti “disallineati” si contesta, come dire che entrate e uscite non tornano. Nella sostanza, il Comune da una parte, le Partecipate dall’altra. E in mezzo? Come sempre, specie negli ultimi anni, i cittadini: pagano regolarmente le onerose tasse, ma ricevono servizi pubblici che definire inadeguati e scadenti sarebbe un puro eufemismo. Le ultime vicende amministrative hanno reso ancora più urgente la transizione, per le Partecipate, dalla nomina di vertici lottizzati alla scelta di tecnici a comprovata vocazione manageriale.
INTERVIENE ROMA. Alle spalle i tempi sciagurati in cui, a Palazzo san Giacomo, ci si vantava spavaldamente di definire Napoli città “derenzizzata” (e Matteo Renzi era Presidente del Consiglio…) il rapporto istituzionale è rientrato nella giusta correttezza (i Sindaci più avveduti hanno sempre pensato che la grande sfida era quella di portare Napoli nello Stato e lo Stato a Napoli..).Con Manfredi un primo risultato: 1 miliardo e 300 milioni da non intendere come un semplicistico “salva Napoli”, ma contributo, a fondo perduto, per segnare discontinuità amministrativa col passato e avviare percorsi del tutto innovativi. Entro metà febbraio il Sindaco, l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta e il premier Mario Draghi firmeranno l’accordo contenuto nella legge finanziaria.
UN PASSO FALSO. Mentre lo Stato interviene, non mancherebbe a Palazzo san Giacomo chi ritiene che il modo più rapido ed efficace per sanare la parte del deficit che sopravvive al contributo governativo, debba essere l’aumento delle tasse di competenza comunale (dai fitti sulle abitazioni ai rifiuti, ai trasporti, all’acqua “bene comune”).Se così si decidesse, non si allargherebbe la platea dei contribuenti, ma si farebbe ricadere il peso del rimanente deficit solo sulle spalle di chi si è sempre comportato da contribuente corretto, rispettoso delle regole e dei civici doveri. Si creerebbe una situazione difficilmente sostenibile visto che, da parte sua, già la Regione deluchiana sembra “felicemente intenzionata” ad aggravare le addizionali di sua competenza. Varrebbe la pena di dare, ai nostri amministratori pubblici, questo consiglio: “Non mettete le mani nelle tasche dei cittadini, pensate piuttosto a utilizzare meglio le non lievi risorse finanziarie di cui potete disporre”.
VIGILI URBANI DA STUPIRE. Si parla molto, in questi giorni, di quelli napoletani (Corpo nato nel 1861, sciolto nel 1936, ricostituito nel 1955). Non bastava che diversi di loro venissero definiti “idrosolubili” perché ai primi accenni di pioggia scomparivano di colpo dalle strade. Ora sembra che quelli impegnati in azioni “ad alto rischio” (controlli green pass e portatori di Covid), vorranno indossare giubbotti antiproiettile come nemmeno Clint Eastwood -annota Vittorio Del Tufo- nel celebre film “Ispettore Callaghan, il caso ‘Omicron’ è tuo”.