I vini dei Campi Flegrei per brindare all’apertura di Malazè

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Pronta per la partenza la XII edizione di Malazè, l’evento enoarcheogastronomico del territorio flegreo che si svolgerà dal 2 al 19 settembre nel territorio dei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, Procida, Giugliano e Napoli. Quattro le sezioni in cui è articolato il programma: Gusto, Miti e Storie, Archeologia e Natura cui si aggiungono “Malazè dei bimbi” e speciali eventi di solidarietà. Per la sezione “Gusto”, grande spazio ai vini, eccellenza del territorio, con le due doc Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei.
In Campania, tre complessi vulcanici si concentrano in un ristretto fazzoletto di terra.  Sebbene siano a poca distanza tra loro, essi producono uve diverse con caratteristiche particolari e inconfondibili. La zona di produzione destinata alla trasformazione in vino denominazione di origine controllata, riconosciuta nel 1994, “Campi Flegrei”, nei tipi bianco, rosso, Falanghina e Piedirosso o Pèr ‘e palummo, comprende l’intero territorio dei comuni di Procida, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto e parte di quelli di Marano di Napoli. Il Consorzio di Tutela dei vini dei Campi Flegrei, Ischia e Capri ha saputo trasformare il settore da piccole realtà individuali e frazionate ad aziende di successo, grazie alla cooperazione commerciale e distributiva.
Questi vini, pur essendo di qualità molto elevata, non riuscivano a essere competitivi sul piano economico e, pertanto, non avevano un mercato molto vasto, anzi, erano consumati quasi esclusivamente nella stessa zona di produzione. I risultati raggiunti negli ultimi anni sono eccezionali.
“Intanto una diffusa coesione e aggregazione tra le aziende del comparto con maggiori scambi di conoscenze ed esperienze, in particolar modo per gli aspetti viticoli e agronomici, – spiega Gerardo Vernazzaro, enologo, dal 2016 Presidente del Consorzio Tutela – una buona visibilità a livello nazionale grazie ad attività mirate, con degustazioni dedicate solo a esperti o enoppassionati tra Roma -Milano -Verona e con la partecipazione a eventi quali “Vitigno Italia” 2016 e Vinitaly 2017, Campania Stories, grazie alle quali alcune aziende hanno trovato collocazione nei mercati degli Stati Uniti e del Regno Unito”.
 
All’inizio del suo incarico lei ha affermato di voler insistere sulla ricerca scientifica per comprendere la natura dei suoli e orientare razionalmente la produzione, a che punto è questo progetto? Che sperimentazioni avete portato avanti?
“Effettivamente la ricerca per migliorare il grande potenziale viticolo dei nostri territori è una nostra priorità. Da due anni portiamo avanti con la dott.ssa De Micco dell’Università di Napoli e il suo staff, uno studio sul Piedirosso varietà più difficile da gestire in vigna della Falanghina, sulle differenze tra Piedirosso innestato su portinnesti americani e Piedirosso a Piede franco, valutando le differenze significative di assorbimento dei macro e dei micro elementi disponibili nel suolo, in modo da comprendere le carenze e valutare le possibilità d’intervento e intervenire in maniera naturale e biologica”.
 
La produzione vinicola ha nei Campi Flegrei una tradizione risalente ai Greci e ai Romani presso i quali avevano notevole successo per le loro specifiche qualità che li distinguevano da tutti gli altri.  Tra i vini più antichi si collocano l’ulbano prodotto nella zona di Cuma, e il falerno, la cui vite era coltivata sulle soleggiate pendici meridionali del Monte Gauro oggi Monte Barbaro. Della grande fama dei vini flegrei si trovano numerose citazioni negli antichi scrittori. Ne parlano, tra gli altri, il sofista Gallieno, Plinio, Giovenale, Stazio, Silio ltalico, Ausonio. Oggi il gusto si accompagna al grande valore storico e ambientale delle terre di produzione, luoghi di miti e testimonianze archeologiche.
 
Come coniugate produzione, qualità e cultura?
Crediamo fermamente che il vino sia un valore culturale e stiamo provando a legare intimamente i nostri vini a quella che è la storia millenaria, l’archeologia e il paesaggio di queste zone in modo che chi beve, chiudendo gli occhi non beva semplicemente una Falanghina o una Biancolella, ma beva i Campi Flegrei con la loro storia, i miti, il loro fascino”.
 
Che cosa rappresenta Malazè per il Consorzio?
“Malaze’ è un grande contenitore che accende i riflettori sui Campi Flegrei grazie al lavoro di Rosario Mattera, un momento in cui enologia, archeologia e gastronomia vanno in scena e sono attori sul palcoscenico flegreo. Il vino, le aziende e il consorzio sono attivi nel fare la propria parte”.
 
Si inizia sabato 2 settembre con “Il Piede Franco, l’importanza delle radici”, seminario e degustazione sui vini da vigneti a piede franco a cura dell’Ais, l’Associazione Italiana Sommelier – Delegazione di Napoli. Nel corso dell’evento, che si terrà alla Maison Toledo di Pozzuoli, sarà presentata la ricerca dell’Università Federico II e di Cantine Astroni sul Piedirosso doc dei Campi Flegrei cui seguiranno una degustazione guidata di vini toscani da piede franco (Vigna alle Nicchie, Pied Franc Toscana e Le viti di Livio Antico Lamole) con Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli e banchi d’assaggio con bollicine flegree e le pizze dell’Enopanetteria “I Sapori della Tradizione” di Stefano Pagliuca.
Domenica 3 settembre “Campi Flegrei, Ischia e Capri: i bianchi 2016” a cura del Consorzio Tutela Vini Campi Flegrei, Ischia e Capri a Maison Toledo di Pozzuoli, degustazione per valutare la peculiarità e le sfumature dei vini bianchi flegrei della vendemmia 2016. Interverranno l’enologo Gerardo Vernazzaro, Monica Coluccia giornalista freelance, Tommaso Luongo delegato Ais Napoli, Luciano Pignataro giornalista e blogger, presenti molte testate straniere tra cui la britannica Janis Robinson con l’inviato Walter Speller. Nel pomeriggio Sulphur & Wine. Vulcano dentro, dentro al Vulcano Solfatara”, degustazione al tramonto, nell’incantevole scenario lunare del Vulcano Solfatara, sottofondo musicale a cura del dj Mario Bianco. I vini dei Campi Flegrei, Ischia e Capri si racconteranno dialogando con gli altri vini da suolo vulcanico provenienti dal Vesuvio, dal Vulture, dal Soave, dai Colli Euganei e dalla Tuscia per un incontro e un confronto sulle diverse sfumature del vulcano nel bicchiere. Saranno accompagnati da piccoli assaggi di cucina tipica e prodotti flegrei preparati per l’occasione da alcuni degli esponenti di eccellenza del territorio: Nando Salemme di “Abraxas”, Michele Grande della Bifora e Roof & Sky, e gli chef di “Villa Gitana”. Seguirà lo spettacolo teatrale tristocomico di Arianna Porcelli Safonov. Tanti gli appuntamenti consultabili sul sito di Malazè che mescolano sapori e saperi.
 
Che cosa raccontano questi eventi?
“Raccontano il lavoro di miglioramento e d’innalzamento della qualità dei nostri vini vulcanici ormai ritenuti fini, eleganti, sapidi e di gran fascino come i nostri territori il cui futuro è senz’altro legato a piccole produzioni di nicchia, perché l’unica via percorribile è la ricerca estrema della qualità attraverso tecniche agronomiche rispettose dell’ambiente, del rapporto uomo-suolo-vigna”.
 
Quali sono i prossimi progetti?
“Continuare e allargare il campo della ricerca, partecipare sempre insieme a fiere di settore e manifestazioni di alto profilo legate al vino, continuare con degustazioni mirate e dedicate a piccoli gruppi di 30-50 persone esperte (sommelier ais, onav, fisar, aspi, ecc) in giro per l’Italia, probabilmente un percorso virtuoso che porti all’ottenimento della fascetta di stato, operazione già fatta con successo a Ischia in modo da controllare al massimo la produzione”.
E allora “Nunc Bibendum est”, direbbe Orazio, alle tradizioni, al futuro di questi territori affascinanti, alla scommessa di uno sviluppo sostenibile che ci arricchisca di bellezza.