Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 11 luglio all’interno della rubrica Spigolature
di Ermanno Corsi
A metà luglio (giorni 14 e 15) partirà da Napoli l’offensiva di Regioni e Comuni contro la divisiva “autonomia” leghista dove “differenziata” significa solo che l’obiettivo è uno: indebolire lo Stato sottraendogli 23 funzioni di primaria importanza la cui insindacabile gestione passerebbe nelle mani di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (anche se qui non mancano ripensamenti sul “tranello” messo in atto dalle prime due troppo asservite agli antidemocratici impulsi calderoliani). L’Italia indietro di 162 anni. Un primo revisionismo rozzo, rispetto all’Unità del 1861, fu tentato da Bossi quando si incaponì che il nostro Paese andava “segato” in 3 Repubbliche: Padania, Etruria, Borbonia. Male gliene incolse. Progetto criminoso passato ora in eredità all’erede ministro per gli Affari regionali e le Autonomie.
UNA BATTAGLIA POPOLARE. Questo il carattere dell’assemblea napoletana che si terrà al Foqus, nel cuore dei quartieri spagnoli, proprio per sottolineare che, oltre le appartenenze partitiche, la reazione al progetto leghista coinvolge tutti gli ambienti sociali, dice il deputato Marco Sarracino che nel Pd è responsabile per il Sud. In prima linea, dietro al tricolore, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (“l’autonomia, come viene proposta, moltiplica i conflitti e i costi senza produrre benefici ai cittadini”). Accanto a lui il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, coordinatore dei primi cittadini pidiesse italiani. Questa 2 giorni partenopea non sarà peraltro una pagina a se stante. Altre seguiranno. Per settembre Clemente Mastella, sindaco di Benevento, preannuncia una “marcia per il Sud” sul modello della Perugia-Assisi. Si partirà da Pietrelcina nel nome di padre Pio santo dal 2002. ”Sarà un evento, sottolinea Mastella già ministro della Giustizia, contro tutte le disuguaglianze e discriminazioni”. Da qui il forte richiamo alla irrinunciabile cultura italiana “autonomista e municipale”.
REGIONI DURO CONFRONTO. Per quelle meridionali, prima necessità è rafforzare tra loro i punti di intesa e di resistenza al progetto leghista. Stefano Caldoro, presidente della Campania dal 2010 al 20215, vedrebbe una possibile via d’uscita nella “macro-regione del Sud” raffigurante “un regionalismo a geometria variabile”. In tal modo lo scontro che si va concretizzando, potrebbe trasformarsi in un dialogo (prospettiva da lui delineata nel libro “Autonomia, Regionalismo, Macroregione”). Il pericolo, invece, di un “formidabile colpo di piccone contro ciò che ancora sopravvive del nostro Stato e dell’Unità nazionale”, è visto senza tentennamenti da Ernesto Galli della Loggia. Su questa linea, in sostanza, si pone Gianfranco Viesti per il quale “L’Italia cresce se le Regioni crescono tutte insieme”. Pertanto serve “una strategia unitaria, non una balcanizzazione delle politiche pubbliche”.
BOTTA E RISPOSTA SUD-NORD. Incontro poco “politicamente corretto” tra Renato Schifani e Attilio Fontana. Il primo, Presidente della Sicilia dall’ottobre 2022: ”L’autonomia siciliana non c’è più, devastata dai precedenti Governi della storia. Interverremo con forza per far valere il principio della insularità”. Il secondo, Presidente della Lombardia dal marzo 2018: ”Dammi l’autonomia devastata della Sicilia e non romperò più le scatole a nessuno”. Duetto “edificante”, a Rapallo, davanti ai giovani di Confindustria.
COMITATO CHE SCOPPIA. Doppio l’acronimo (Clep). E’ il Comitato (61 esperti) per i Lep, livelli essenziali per le prestazioni. In sostanza, di quante funzioni deve essere “spogliato” lo Stato e “gonfiate” di poteri alcune regioni settentrionali. Subito una spaccatura, di metodo e sostanza: contenuta “devoluzione” alle ricche regioni del Nord o più diritti per tutti? Esperti divisi tra Sabino Cassese e Franco Bassanini, nomi prestigiosi e storici del costituzionalismo italiano. Prime dimissioni di Franco Gaetano Scoca, Gianfranco Cerea, Anna Finocchiaro e Luciano Violante (subito sostituiti da Calderoli con nomi a lui vicini). Dopo poco, via anche Alessandro Pajno, Giuliano Amato e Franco Gallo.
INTERVIENE MELONI. A lei il compito di placare le acque. Significativo il suo “alt” a Calderoli con il no ai Dpcm in favore dei decreti legislativi, più peso alle Camere perché tutta la complessa materia venga esaminata con la dovuta profondità.