Il Covid rallenta e a Napoli permane la “malata sanità”

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In foto l'ingresso dell'ospedale Cardarelli

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 24 maggio, all’interno della rubrica “Spigolature”.

di Ermanno Corsi

Non siamo ancora usciti dalla Primavera (tanto attesa quanto deludente…) e ci troviamo sopraffatti da un Meteo rovente (oltre 35 gradi) più che in luglio e agosto. Protagonista indiscusso, ci viene spiegato, è il “famigerato Hannibal”: un possente anticiclone che “dal cuore del continente africano si estenderà su tutto il bacino mediterraneo”, con effetti non tranquillizzanti. Nomen omen: il nome è un presagio, si potrebbe dire, ma senza alcuna drammatizzazione ovviamente, se pensiamo che questo “anticiclone” si chiama come il condottiero cartaginese il quale, dopo la disastrosa sconfitta dei Romani nella pugliese Canne (216 a.C.), con un seguito di 37 elefanti avrebbe tentato di assaltare la “caput mundi”. Ancora oggi si usa l’espressione emblematica “Hannibal ad portas”, per alludere col cuore in gola a un grave, imminente pericolo.

BENEFICA CALDA ESTATE. Il sole ci aiuta a evitare contagi e terapie intensive. Ma non è uno scudo “totalizzante” e non ci ripara da tutto. Il premier Draghi avverte che la pandemia non è finita. Le autorità sanitarie ci richiamano al rispetto delle norme igieniche fondamentali e non escludono la quarta iniezione già da settembre senza aspettare l’autunno inoltrato. ”C’è un boom di reinfezioni”, avverte Fabrizio Pregliasco del milanese Istituto Galeazzi. ”Il virus è instabile e non si lascia raffreddarizzare facilmente”. Varianti e sotto varianti “continuano ad essere pericolose”, aggiunge Sergio Palù che presiede l’Agenzia del farmaco. Fiducia viene riposta in Omicron perché “è in grado di “rompere l’immunità del vaccino che diventa sempre più endemico”. Di fronte a decessi “ancora numerosi”, i due virologi notano che “è come se ogni giorno cadesse un aereo” (a metà maggio 165.738 le vittime in Italia, 10.438 in Campania).

OSPEDALI STREMATI. Il primo è il Cardarelli, il più grande del Sud e ogni giorno il più affollato (si è arrivati a oltre 200 malati stipati in barelle perfino lungo i corridoi dei sottoservizi). Un ospedale che, nelle fasi più acute del Covid, sembrava diventato un “manzoniano lazzaretto” ma che, per Napoli, non smette mai di essere “tutto una storia”. L’imponente costruzione (architetto Alessandro Rimini) venne realizzata, dal 1927 al 1940, in 2 fasi: prima l’edificio centrale, poi i padiglioni retrostanti. Una “cittadella sanitaria” (in funzione dal 1990 un rinnovato Pronto Soccorso) con la collina dei Camaldoli alle spalle e davanti “un’ampia spianata panoramica” del golfo. Nel 1943 ha il nome di Antonio Cardarelli, senatore del Regno ma soprattutto grande clinico apprezzato in Italia e fuori per moderne intuizioni scientifiche e “operosa, solidale umanità” (scrisse Matilde Serao: ”Tutta la gente lo chiamava, lo invocava, gli tendeva le mani, chiedendo aiuto, assediando il portone, le scale, la sua porta con la pazienza e la rassegnazione di chi aspettava un salvatore”).Nei “quaderni della sofferenza”, di affollamenti e disorganizzazioni, si inscrive oggi, a Napoli e in Campania, quasi tutta la rete ospedaliera compresi i tre Policlinici universitari.

MALCONTENTO DIFFUSO. Riguarda, per ragioni diverse ma convergenti, ammalati e operatori. Venne un tempo in cui a Napoli non si trovavano medici anestesisti. Ora scappano gli addetti ai Pronto Soccorso (in pochi giorni si sono dimessi in 25). Ai concorsi per nuove assunzioni, nessun medico si è presentato (“troppo stress, rischi per l’incolumità, meglio le cliniche private”). Il vero problema, dice il presidente dell’Ordine Bruno Zuccarelli, è che la professione medica, in campo pubblico, “non è più attrattiva” per i tagli finanziari e i vincoli attuati. Il governatore De luca chiama a sua volta in causa il Governo e chiede 10 mila nuove unità per “rafforzare il personale sanitario”. Ma il ministro Speranza obietta che ancora di recente sono stati “passati” alla Campania 80 milioni per “smaltire l’attività arretrata”.

INTERROGATIVO LEGITTIMO. Chi è più “malata”, la sanità o la politica? Forse si sono infettate reciprocamente. Si avvicina ora il nuovo Piano sanitario regionale e a luglio partirà il “valzer” degli incarichi nelle varie strutture. Quali criteri prevarranno: della professionalità o dell’appartenenza elettoralistico-clientelare?