Il delirio da cortile di una parte della politica italiana e l’uso di mondo di chi lascia l’impronta anche solo dicendo salve

Smentendo ogni previsione più pessimistica sul prosieguo dell’attuazione del Pnrr, il Governo Italiano, sicuramente anche grazie all’intervento esterno dell’immancabile Stellone nazionale, è arrivato a portare a termine una buona operazione. In altre occasioni probabilmente sarebbe stata commentata da chi aveva quasi perso le speranze di raggiungere accordi onorevoli con la EU del sempre valido: “Troppa grazia, Sant’Antonio !”.

Andando dal particolare all’universale, meglio: tentando di fare qualcosa del genere, gli italiani possono tirare, almeno per il momento, un sospiro di sollievo. Quello che era diventato un incubo o paventato tale coram populo da una parte della politica, si è ridimensionato in un sogno alquanto sgradevole, mantenendo comunque un outlook positivo. Commentato come hanno fatto i soci della Bocciofila qualche ora fa, il Paese a gioni riceverà quasi per intero l’ammontare della terza rata di finanziamento del Pnrr a valere sul Ngeu.

Per la precisione saranno 18,5 milioni di euro contro i 19 in programma, subendo quindi una trattenuta dello 0,025%, La stessa andrà a sommarsi a quanto da erogare ancora con la quarta rata, prevista a dicembre. Alla fine non è granché se si prescinde da ogni considerazione di quelle in uso alle adunate di partito.

Può essere discutibile, anzi lo è senz’altro, il modo farisaico di approcciarsi al problema da parte dell’ opposizione, ma il momento impone ragionamenti a consuntivo, quindi sarà meglio non perdere altro tempo in polemiche. Quelle stesse, non sono solo apodittiche, quanto del tutto sterili. In poche ma sintetiche battute, mettere mano al dafarsi e evitare di inventarsi ostacoli, comportamenti che ricordano da vicino le prodezze dei bambini dispettosi.

A ogni buon conto, il Paese ha comunque superato le sue Forche Caudine e l’attenzione della sua macchina politica, amministrata con la massima attenzione sia dalla maggioranza che dall’opposizione, deve procedere per una volta senza battaglie all’arma bianca. Non sarebbe impossibile, soprattutto tenenendo conto che la posta in gioco non è di poco conto.

Spostando l’attenzione sui massimi sistemi ci si accorge facilmente che qualcosa di molto importante stia accadendo, prendendo origine dall’interno della Grande Muraglia. Non è sbagliato pensare, per chi era giovanotto ai tempi della guerra in Vietnam e della contestazione globale, gli anni ’60, che si sia materializzato un remake. In particolare di quanto accadde quando un presidente degli USA, Richard Nixon, andò in visita, per la prima volta nell’era moderna, al presidente della Repubblica Popolare Cinese Mao Tse Tung.

Quella storica trasferta avrebbe lasciato sulla terra, a ragione o a torto, un’impronta molto simile per importanza a quella che impressero sul suolo lunare i primi astronauti americani. Gli stessi, proprio in questi giorni dell’ormai lontano 1969, sbarcarono su quel satellite. Quella volta il Segretario di Stato Henry Kissynger organizzò la missione in gran segreto, comunque nella qualità.

La stessa persona, oggi centenaria, è ora a Pechino, ufficialmente in visita privata e il Dipartimento di Stato americano ha confermato la circostanza. Con un particolare: è andato in qualità di titolare dello studio di consulenza Kissynger Associated, il più importante del pianeta per trattare ai massimi livelli questioni internazionali. La cosa che ha colpito chi ha seguito la giornata di udienza nello studio dedicato specificamente a questo tipo di incontri, è stata la quantità di alti dirigenti con i quali il politologo centenario si è intrattenuto a discutere, a far la differenza.

Dopo aver dedicato ben due ore al Presidente XI Jimping, conoscendo la concretezza del Nostro, è molto difficile credere che si sia sobbarcato quella trasferta al mero scopo di dire la sua sic et sempliciter. Una risposta potrebbe essere che, come il capitano di una nave è disposto a seguirne le sorti finché la stessa non vada in disarmo, possa succedere qualcosa di simile anche per questo storico impegno dell’ ex Segretario di Stato. Precisamente vorrà riportare sul podio la sua prima fiamma che lo ha accompagnato per l’intera vita: la democrazia.

Profugo ebreo tedesco che dovette lasciare la sua patria per quanto stava succedendo in Europa nella prima metà del secolo scorso, sicuramente vorrà celebrare il suo ritiro dalle scene come si conviene a un personaggio di quella levatura. Lasciando così altre orme indelebili, seppur simboliche, sul pianeta in ambascia.

Il contrario esatto di chi ha rifiutato con alterigia di ritornare nel Paese con un volo di stato per non stringere la mano di quanti si sono adoperati per riportarlo in libertà. La riconoscenza, si sa, non è di questo mondo, ma che un cane morda la mano di chi lo accarezza, è il tipico caso di eccezione che conferma la regola.