Il dio splendente di Stefano Arcella, I Misteri romani di Mithra fra Oriente e Occidente

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di Fiorella Franchini

In Iran, nell’Avesta, è definito “la prima luce che indora le cime dei monti”. Stefano Arcella, saggista e studioso dei culti del mondo greco-romano, nel suo ultimo libro “Il dio splendente – I Misteri romani di Mithra fra Oriente e Occidente” – edizioni Arkeios, ci conduce alla scoperta di Mithra che, proveniente dall’India e dalla Persia, diventa un dio ellenistico e romano, adorato nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C.

Professor Arcella che importanza ha il mitraismo nella storia delle religioni?
Si tratta di una tematica interdisciplinare. Sin dagli studi di Franz Cumont, alla fine dell’Ottocento, per passare poi a quelli di Nicola Turchi, nei primi anni Venti del Novecento, lo studio del mitraismo ha catalizzato l’attenzione e l’interesse d’illustri storici delle religioni. Inoltre, ha un grande rilievo anche fuori della cultura accademica ufficiale. Il profilo esoterico e iniziatico del mitraismo, il suo nucleo più interno e profondo, fu evidenziato per la prima volta dal filosofo ed esoterista Julius Evola.

Lei ha scritto diversi saggi sul mitraismo, come una sorta di percorso per l’approfondimento di questo tema. Quali sono le diverse tappe di questo viaggio?
Le tappe sono essenzialmente: la natura e la funzione del dio Mithra nella religione indiana e in quella iranica; la sua trasformazione nell’ambito dell’ellenismo e nei regni ellenistici scaturiti dalla disgregazione dell’Impero di Alessandro Magno, in particolare nei regni di Commagene (Turchia orientale) nel I secolo a C. e del Ponto; infine la sua penetrazione a Roma, sin dal I secolo d.C. e la sua formazione innovativa a contatto con la religione e la cultura romana.

Stefano Arcella indaga prevalentemente il Mitraismo romano, quella via Solare che inaugura l’epoca di un nuovo orientamento delle coscienze, influenzate dalle riforme spirituali e filosofiche affiorate in Oriente e in Occidente fra il VII e il V secolo a C. Il dio entra nella storia greco-romana con l’espandersi dell’Impero e, attraverso gli schiavi, i soldati, i mercanti provenienti dall’Asia minore, i funzionari che si spostavano nelle diverse Province per assolvere ai propri compiti, si diffonde a Roma all’incirca nel I secolo d.C., accolto anche da alcuni imperatori come religione ufficiale, fino a radicarsi nel ceto senatorio, soprattutto nel IV sec d.C. come ultima espressione della “religione dei patres”.

In cosa si differenzia il mitraismo romano da quello orientale?
E’ un tema vasto e molto dibattuto nella storia delle religioni e vi sono state varie interpretazioni. Nella religione indiana Mithra era dio sovrano insieme a Varuna. Egli rappresentava l’aspetto pacifico e giuridico della sovranità quale dio del patto in senso sacrale e quindi quale dio della coesione sociale su basi religiose. In Iran, è configurato quale dio della luce. La luce è il dono che il divino offre agli uomini e quindi è il segno dell’amicizia, quindi del “patto” fra divino e umano. A Roma Mithra è un dio spiccatamente misterico, dio delle iniziazioni solari. Egli è “Sol InvictusMithra”, secondo il linguaggio epigrafico romano. Il dio del patto e della misura diviene il dio della vittoria.

Seguendo la teoria della storica delle religioni Giulia SfameniGasparro, Arcella sottolinea nel suo saggio come il mitraismo romano sia una “formazione nuova”, in cui materiali preesistenti sono organizzati in un nuovo sistema cultuale nel quale ciascun elemento assume nuovi significati e nuove funzioni. La spiritualità indiana, persiana, ellenistica e romana si amalgama in una rielaborazione innovativa in cui l’aspetto misterico si fonde con il senso della Fides e della lotta contro l’oscurità. La sua diffusione va di pari passo con una trasformazione storica, sociale, filosofica in cui l’uomo cerca un nuovo rapporto con la divinità, più intimo e personale.

Quanto il Mitraismo ha influenzato il Cristianesimo che si è diffuso nello stesso periodo?
Anche questo è un tema complesso e molto dibattuto fra gli storici delle religioni. Il rapporto col Cristianesimo è un rapporto di conflitto, di scontro. Il culto di Mithra fu l’ultimo culto intorno a cui si strinsero i membri dell’aristocrazia senatoria romana. Tuttavia, il cristianesimo subisce l’influenza della cultura romana e assimila alcuni elementi del mitraismo, rituali e simbolici.

Stefano Arcella, pur ribadendo che si tratta di correnti spirituali molto diverse, si sofferma su alcune similitudini. Il Natale cristiano, il 25 dicembre, riflette palesemente la ricorrenza, nello stesso giorno, del Natalis Solis Invicti, risalente all’imperatore Aureliano (275 d.C.). Il sacramento della cresima è visibilmente modellato sulla cerimonia d’iniziazione del 3° grado mitriaco (Miles). La “mitra” quale copricapo del vescovo sembra essere una stilizzazione del copricapo frigio di Mithra; il culto cristiano dell’Arcangelo Michele, nei suoi aspetti di tipologia divina, iconografica e simbolica (l’eroe divino che uccide un essere avversario, il toro o il drago), presenta un’affinità col dio, soprattutto nella religione cristiana ortodossa che lo ritrae con un disco solare sul petto. Una ricerca storica accurata, basata su una documentazione ampia, che affronta e approfondisce aspetti inediti del culto, ci induce a riconsiderare le sensibilità spirituali delle religioni antiche e a rivalutare l’esperienza silenziosa, quella nuova “via solare” che è ricerca personale e atavica di consapevolezza della propria interiorità.