Il futuro della dieta mediterranea, meeting a Bruxelles

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Roma, 5 dic. (AdnKronos Salute) – Istituire una Giornata europea della dieta mediterranea, dedicata alla promozione di questo stile di vita nei Paesi membri. E’ quanto chiedono i ricercatori internazionali, riuniti a Bruxelles al Parlamento europeo in occasione del meeting “Dieta Mediterranea: il segreto di una vita più lunga al tempo della globalizzazione”, promosso dall’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is).

All’incontro hanno partecipato Giovanni de Gaetano, presidente Irccs Neuromed, i ricercatori del Dipartimento di epidemiologia e prevenzione dello stesso istituto, il ricercatore spagnolo Ramon Estruch, e lo studioso greco Dimosthenis Panagiotakos. Insieme a loro parlamentari europei ed esponenti del mondo della produzione agroalimentare.

“La dieta mediterranea, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, si conquista il titolo indiscusso di scudo salvavita – sottolineano gli esperti del Neuromed in una nota – Non è solo una lista di alimenti, ma è fondamentalmente un modo di vivere. Non basta mangiare cibi sani, insomma, ma bisogna anche farlo in un certo modo, con certe modalità di preparazione e, sullo sfondo, la convivialità della tavola, il giusto tempo dedicato ai pasti”. L’incontro di Bruxelles ha esaminato le più recenti ricerche in questo campo.

“Aderire allo stile di vita mediterraneo – spiega Licia Iacoviello, responsabile del Laboratorio di epidemiologia genetica e ambientale dell’Irccs Neuromed – è considerato a livello internazionale l’atto di prevenzione più importante per il benessere delle popolazioni e il mantenimento della salute. Non solo previene le malattie più importanti che affliggono il mondo occidentale, da quelle cardiovascolari ai tumori alle malattie neurodegenerative, ma recenti ricerche mostrano come la dieta mediterranea possa interagire positivamente anche con il patrimonio genetico”.

Ma la dieta mediterranea è attualmente a rischio – evidenziano gli esperti – minacciata soprattutto da fattori economici e sociali: “Le ricerche condotte dall’Irccs Neuromed – osserva Marialaura Bonaccio, del Dipartimento di epidemiologia e prevenzione – hanno visto che le persone con un reddito basso la seguono significativamente meno rispetto, invece, a coloro che hanno una maggiore disponibilità economica. In altri termini, per mangiare sano non basta solo la buona volontà, ma serve anche un portafoglio adeguato”.

“Accumulare prove a sostegno dei benefici della dieta mediterranea non basta più ormai – avverte de Gaetano – Dobbiamo assicurarci che tutti possano effettivamente seguirla. Per questo è auspicabile che la Commissione europea si faccia promotrice di una serie di iniziative volte a diffondere, soprattutto tra le giovani generazioni, le conoscenze sulla dieta mediterranea, le sue componenti principali, gli effetti benefici sulla salute che conseguono ad una buona adesione ad essa”, conclude.