Il Mezzogiorno fallito

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Con riferimento al Belgio il Corriere della Sera di qualche giorno fa richiamava il concetto di Stato Fallito (Failed State) e spiegava che sono cinque, secondo il Fondo per la Pace, gli elementi che lo contraddistinguono: perdita di controllo fisico del suo territorio, erosione della legittima autorità nel prendere decisioni collettive, incapacità di fornire servizi pubblici adeguati, incapacità d’interagire con altri Stati come membro a pieno titolo della comunità internazionale, presenza di una grave crisi economica politica e sociale.
Questo per stigmatizzare l’insostenibile guerra fratricida tra fiamminghi e valloni che sta letteralmente smembrando Bruxelles, capitale di quel paese e dell’Europa unita, rendendola vulnerabile e attaccabile come i recenti furiosi attentati dimostrano. La disunione fa la debolezza e chi ne vuole approfittare può farlo passando come il coltello nel burro molle: senza incontrare alcuna resistenza. È chiaro che il pianto della popolazione, a questo punto, non può essere consolato da alcuna dichiarazione della politica.
Fatte le debite proporzioni e al netto degli sciagurati accadimenti che hanno portato lutto e disperazione nel cuore del Vecchio Continente – denunciandone lo stato quasi decrepito di quelle stesse istituzioni che dovrebbero garantirne il futuro – a chi o che cosa le definizioni del fallimento sembrano calzare a pennello? Dove si concentrano perdita di controllo del territorio, erosione della legittima autorità, incapacità di fornire servizi pubblici adeguati, presenza di grave crisi socio economica? Non appare evidente che almeno quattro delle cinque condizioni di sofferenza definiscano alla perfezione il nostro amato Mezzogiorno?