Il nord e il sud divisi ma non dagli scandali

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Corruzione, scandali, evasione, paradisi fiscali, ricche pensioni e morti di fame: quanta carne a cuocere, questa settimana, sui giornali, in radio e in tv. Carne avariata, naturalmente, giusto per chiosare. Perché sarà pure – come ci ricorda il rapporto Istat intitolato “Noi Italia”– che la nazione è sempre più vecchia e spaccata tra Nord e Sud, ma le poche virtù “pubbliche” che ivi resistono sono affossate da vizi – privati e non – sempre più copiosi e comuni, al di qua come al di là del Garigliano. 

Ma procediamo in ordine. Il Pil pro-capite medio degli italiani (25.256 euro) è crollato ai minimi da 10 anni. Però mentre al Nord la recessione ha avuto effetti ridotti e, anzi, in alcuni casi ha anche permesso di crescere, nel Sud ha mietuto una vittima dopo l’altra. Risultato: la ricchezza del Nord Ovest (30.821 euro di Pil pro capite) è doppia di quella del Mezzogiorno (16.761). Non solo. Il governo dice che il tasso di disoccupazione è in calo (e non c’è motivo di dubitarne, e l’Istat conferma) eppure il 58,1% dei senza impiego cerca lavoro da oltre un anno. Ancora: in età 20-64 anni lavorano poco più di sei giovani su dieci (70,6% maschi, 50,6% le donne) che poi è anche il divario territoriale tra centro-nord e mezzogiorno.
A rendere più drammatico il quadro c’è che l’Italia è un paese sempre più vecchio: al 1° gennaio 2015 ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani e 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa. Di più: nel 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni, la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7).
La crisi non è solo economica, ma – ed è anche peggio – demografica. Diminuisce il numero medio di figli per donna: nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Se si considera l’età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le madri più giovani. Con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l’Italia rimane uno dei paesi dell’Ue 28 in cui ci si sposa meno. Nel corso del 2014 in tutte le regioni si verifica una stasi o un calo (ad eccezione del Trentino-Alto Adige); il Mezzogiorno è la ripartizione con la nuzialità più alta, il Nord-ovest quella con meno matrimoni rispetto alla popolazione.
E’ in questa cornice che si inseriscono gli scandali della settimana. A cominciare dalla povertà, che secondo la Banca d’Italia “tra il 2007 e il 2014 è raddoppiata passando dal 3% al 7% della popolazione italiana, con oltre un milione di minori in povertà assoluta (il 10% del totale)”. E, dunque, come ci ricorda tutti i giorni il presidente dell’Inps Tito boeri: “Il riordino delle misure di contrasto alla povertà dovrebbe riguardare non solo le prestazioni future, ma anche quelle esistenti”.
Povertà diffusa che mal si concilia, e non solo per il dato anagrafico, con l’esercito di baby pensionati usciti dal lavoro prima del 1992 e più in generale con il numero complessivo di italiani “in quiescenza”, di cui più di 474mila in pensione da oltre 36 anni. Rispetto ai quali afferma sempre Boeri: “Siccome son state fatte delle concessioni eccessive in passato e oggi pesano sulle spalle dei contribuenti sarebbe opportuno andare per importi elevati a chiedere un contributo di solidarietà per i più giovani, e anche per facilitare e rendere più facile anche a livello europeo questa uscita flessibile”. Apriti cielo. L’argomento è così infuocato che – considerate le risorse in cassa – appare oggettivamente un diversivo la notizia di volere estendere il beneficio degli 80 euro ai pensionati poveri. I quali, peraltro, sono anche le principali vittime non solo delle inefficienze del sistema sanitario nazionale, ma anche dell’avidità di medici e paramedici che a Salerno – ma avviene ovunque – facevano la cresta finanche sulle liste d’attesa. “La sanità, per l’enorme giro di affari che ha intorno e per il fatto che anche in tempi di crisi è un settore che non può essere sottovalutato, è il terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma”, ha affermato il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone.
Sempre in questo quadro, rincuora sapere che nei primi 2 mesi 2016 le entrate fiscali dello stato sono salite a 62.464 milioni di euro, con un aumento del 2% (+1.195 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2015. A farne le spese, però, sono sempre i soli noti: i più “capienti”, infatti, alla casse nazionali preferiscono i paradisi fiscali. Così nello scandalo “Panama Papers” figurano anche i nomi di “italiani bene”: Luca Montezemolo, per dire. Ma si tratta di uno scandalo confezionato dagli Usa, ha detto Vladimir Putin, che nella lista è in buona compagnia con David Cameron, Mauricio Macri, i Le Pen e addirittura un premio Nobel.
Scandali, appunto. Come quello di Potenza, dove – dice il premier Matteo Renzi – le inchieste della Procura non arrivano mai a sentenza. E di Napoli, dove una minoranza di esagitati dà al fuoco la città per una cabina di regia, non per la mancata bonifica di Bagnoli costata finora più di un ventennio e 65 milioni di euro.