A differenza della manifestazione ippica toscana del giorno dell’Assunta, il 15 agosto, quella attualmente in corso non è destinata a esaurirsi in poche battute. Non c’è che dire, il Forum di Villa d’ Este, in quel di Cernobbio, l’appuntamento annuale sul lago di Como organizzato dallo Studio Ambrosetti, come avviene ormai da anni, con l’edizione appena giunta a termine ha confermato che non fu per caso che tanti anni fa Roma rimase a lungo Caput Mundi. Tale importante constatazione, rincresce doverlo riconoscere, oggi ha più valore per quanto attiene la portata globale dell’affermazione, il sistema internazionale, che quella pro domo sua, cioè la gestione dell’apparato Italia.
Intanto è proprio con riguardo ai fatti di casa loro che gli intervenuti, nazionali e esteri, non hanno mancato l’obiettivo – ne avrebbero fatto volentieri a meno – di scuotere le coscienze di chi ha avuto modo di seguire i lavori di quel pensatoio più che qualificato. Quelle stesse che si sono fin troppo rattrappite nel periodo di vacanza appena trascorso. Il fumus che ha pervaso i saloni di quella splendida villa, quando si è diradato dall’argomento “superbonus”, ha lasciato libera la visuale sull’argomentare poco consono all’ emergenza economica in corso da parte dei vari e formalmente domini della materia. Lo scaricabarile è di per sé un tentativo di chiarire una questione poco confacente a degli adulti: lo si può tollerare se messo in atto, per gioco, da bambini, con l’augurio che gli stessi realizzino presto che non ci si comporta così in nessuna circostanza. Far finta da parte di alcuni governanti del Paese di aver realizzato solo ora che quella misura era nota non essere un capolavoro di efficienza, ebbene no, questo comportamento non sarebbe lasciato passare con nonchalance nemmeno in una delle Repubbliche delle Banane.
È noto che li non si vada per il sottile nemmeno quando si devono affrontare problematiche così delicate. È d’obbligo aggiungere alcune considerazioni. La prima, che è la premessa di tutte le altre, è che quel provvedimento, giustamente definito di emergenza, fu messo alla luce, forse meglio alla penombra, dal secondo governo Conte. Che fosse permeato di demagogia, mai più giustificabile, per quanto comprensibile, apparve chiaro già al suo esordio. Del resto, che fosse una delle tante azioni da gastigamatti che stavano per essere messe in pratica dalla coppia campione, non lasciò spazio da subito a alcun dubbio. A proposito, che ne è dell’altro musicante di strada, Giggino, dopo il Promoveatur ut amoveatur, che fu uno dei due strimpellatori a quattro mani di “El pueblo unido” in versione campano-pugliese? Ora tutti, o quasi, cercano di incolpare alla cieca chiunque, senza fare autocritica sulle tante violenze commesse nel forzare l’ attività dell’esecutivo. Soprattutto usando strumenti per legiferare predisposti dalla Costituzione per essere usati in situazioni di emergenza e invece diventati pro tempore di pronta adozione, senza indugio alcuno. È appena iniziata quella parte dell’incontro sportivo in cui si può tanto salvare quanto affossare l’operato della politica in Italia, fin qui realizzata con fattura passabile. Sarebbe ora di darsi da fare, senza alcun indugio, con l’augurio di non essere giá fuori tempo utile.