Il Papa all’Aquila riabilita Celestino V, Dante sbagliava, era un uomo del sì. Chiesa estranea a logiche di potere

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in foto Papa Francesco

Il Papa, in visita pastorale all’Aquila, presiedendo la messa sul piazzale della Basilica di Santa Maria in Collemaggio, riabilita Celestino V e invita i fedeli a fare tesoro del suo messaggio: “Oggi celebriamo l’Eucaristia in un giorno speciale per questa città e per questa Chiesa: la Perdonanza Celestiniana. Qui sono custodite le reliquie del santo Papa Celestino V. Quest’uomo sembra realizzare pienamente ciò che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: ‘Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore’ . Erroneamente – dice Bergoglio ricordiamo la figura di Celestino V come “colui che fece il gran rifiuto”, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del “no”, è stato l’uomo del ‘sì'”. “Infatti, – ricorda il Pontefice- non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà. E infatti «ai miti che Dio rivela i suoi segreti. Dagli umili egli viene glorificato». Nello spirito del mondo, che è dominato dall’orgoglio, la Parola di Dio di oggi ci invita a farci umili e miti”.
“L’umiltà – sottolinea Francesco- non consiste nella svalutazione di sé stessi, bensì in quel sano realismo che ci fa riconoscere le nostre potenzialità e anche le nostre miserie. A partire proprio dalle nostre miserie, l’umiltà ci fa distogliere lo sguardo da noi stessi per rivolgerlo a Dio, Colui che può tutto e ci ottiene anche quanto da soli non riusciamo ad avere. ‘Tutto è possibile per chi crede’. La forza degli umili è il Signore, non le strategie, i mezzi umani, le logiche di questo mondo. In tal senso, Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire”. “In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia. Questa è il cuore stesso del Vangelo, – ammonisce il Papa- perché la misericordia è saperci amati nella nostra miseria. Essere credenti non significa accostarsi a un Dio oscuro e che fa paura. Noi, cari fratelli e sorelle, ci siamo accostati a Gesù, il Figlio di Dio, che è la Misericordia del Padre e l’Amore che salva”. Francesco invita a fare tesoro del messaggio di Celestino V: “L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. E il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia. Misericordia è l’esperienza di sentirci accolti, rimessi in piedi, rafforzati, guariti, incoraggiati. Essere perdonati è sperimentare qui e ora ciò che più si avvicina alla risurrezione. Il perdono è passare dalla morte alla vita, dall’esperienza dell’angoscia e della colpa a quella della libertà e della gioia. Che questo tempio sia sempre luogo in cui ci si possa riconciliare, e sperimentare quella Grazia che ci rimette in piedi e ci dà un’altra possibilità. Il nostro Dio è Dio delle possibilità. Sia un tempio del perdono, non solo una volta all’anno, ma sempre. E così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato”.