Il petrolio iraniano è già sui mercati europei

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Il ritorno dell’Iran sui mercati del greggio dopo l’abolizione delle sanzioni ha inevitabilmente peggiorato una situazione già difficile, caratterizzata da una situazioni di saturità da cui è difficile prevedere l’uscita. L’incontro di Doha di ieri ne è una semplice riprova. I ministri di Arabia Saudita, Russia, Qatar e Venezuela, infatti, hanno deciso di congelare la produzione di petrolio sui livelli di gennaio. Niente di più. L’incontro, insomma, non ha portato ad un taglio della produzione, com’erano in molti a sperare.

Oggi il ministro petrolifero venezuelano dovrebbe recarsi a Teheran per incontrare i relativi ministri dell’Iran e dell’Iraq. L’Iraq sta producendo a livelli record, mentre l’Iran ha intenzione di aumentare l’output di molto nel 2016 dopo la rimozione delle sanzioni. Di più. Rokneddin Javadi, il vice ministro iraniano del petrolio, ha confermato l’aumento di oltre 400 mila barili della produzione, aumento che arriva come previsto, dopo lo stop delle sanzioni.

Finora, peraltro, anche le varie voci di accordi tra l’Opec, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio e altre nazioni che come l’Opec stanno risentendo del brusco e prolungato calo delle quotazioni, non sono andate mai oltre le dichiarazioni. Parole, anzi – come fanno notare i più attenti osservatori dei mercati delle commodity – mirate unicamente a dare fiato alla speculazione.

In questo scenario è intanto arrivata la notizia che la prima nave con il petrolio iraniano è salpata già sabato dalle coste del paese sciita per approdare sui mercati europei. Per essere più specifici si tratta della prima di 3 navi, come ha riferito l’agenzia Bloomberg. E si tratta della nave petroliera “Distya Akula”, le cui dimensioni la rendono idonea per oltrepassare il canale di Suez, dunque stimata per contenere circa un milione di barili.

Sempre secondo l’agenzia Bloomberg destinatari del greggio made in Iran sono la Russia con la sua Lukoil, la francese Total e la spagnola Cepsca.