Il premio Malaparte allo scrittore Usa Daniel Mendelsohn, autore del romanzo “Gli scomparsi”

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in foto Daniel Mendelsohn

Il Premio Malaparte 2022 va allo scrittore statunitense Daniel Mendelsohn, autore del romanzo “Gli scomparsi” (Neri Pozza 2007), che è diventato un best seller in Italia e all’estero. Nel 2017 Einaudi ha pubblicato il suo “Un’odissea. Un padre, un figlio e un’epopea”. Il narratore di New York, 62 anni, sarà a Capri nei primi giorni di ottobre per ritirare il riconoscimento che quest’anno sarà dedicato alla memoria dello scrittore Raffaele La Capria, scomparso a giugno all’età di 99 anni, e a lungo giurato e presidente del Premio intitolato a Curzio Malaparte. La giuria che ha scelto Mendelsohn è composta da Leonardo Colombati, Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Silvio Perrella, Emanuele Trevi e Marina Valensise. “Dudù la Capria sarà contento”. Mentre si approssima l’assegnazione del Premio Malaparte, il primo pensiero della curatrice Gabriella Buontempo e di tutta la giuria va proprio all’ex presidente onorario Raffaele La Capria. “Per La Capria, infatti, il Premio era un’occasione importante, alla cui assegnazione negli ultimi anni aveva sempre partecipato con l’entusiasmo che gli era proprio, ogni volta che l’avanzare dell’età glielo aveva permesso. E certamente gli corrisponde appieno il premiato di quest’anno, l’autore newyorkese Daniel Mendelsohn”, sottolinea Buontempo. Come sempre il weekend caprese rappresenterà un omaggio all’opera del vincitore. Sabato 1° ottobre, dopo il pranzo riservato alla stampa per un incontro con l’autore, nel tardo pomeriggio in sala Pollio si terrà il consueto appuntamento per la tavola rotonda con scrittori e giornalisti italiani, su di un tema che Mendelsohn presto indicherà. Tra i relatori, insieme ai membri della giuria, giornalisti e scrittori, tra cui sono annunciati Camilla Baresani, Pietrangelo Buttafuoco e Diego De Silva. Secondo la tradizione, la premiazione ufficiale avverrà l’indomani, domenica 2 ottobre alle 11.00, alla Certosa di San Giacomo, dove il vincitore terrà un discorso.
Ci saranno inoltre due incontri per ricordare Raffaele la Capria. Venerdì 30 settembre alle ore 19.00 in sala Pollio ci sarà la proiezione di “Le mani sulla città”, il film denuncia della speculazione edilizia napoletana di Francesco Rosi del 1963 di cui La Capria firmò il soggetto e la sceneggiatura. Domenica 2 ottobre, alle 15, al Cimitero degli Acattolici, dove La Capria è sepolto insieme alla moglie Ilaria Occhini, si terrà una cerimonia commemorativa cui, oltre alla giuria, parteciperanno numerosi scrittori e intellettuali, tra cui Edoardo Albinati, Ricky Tognazzi e Sandro Veronesi. “La scelta di Mendelsohn può parere un omaggio all’attualità e all’Ucraina, oggi così drammaticamente al centro dell’attenzione mondiale – afferma Gabriella Buontempo – In verità, nel momento in cui lo abbiamo deciso l’aggressione russa non era partita. Ma quando la letteratura è davvero ben indirizzata, quasi naturalmente i suoi temi si rivelano attuali. Oltre che scrittore critico letterario e traduttore (ha curato più di un libro del poeta greco Kavafis) Mendelsohn ha esordito nella narrativa relativamente tardi, nel 2006, ottenendo però un immediato riconoscimento con “The Lost”, tradotto in Italia con il titolo Gli scomparsi. Un libro autobiografico, in cui l’autore va in Europa orientale alla ricerca di 6 familiari ebrei scomparsi durante la Seconda guerra: il fratello del nonno, sua moglie e le quattro figlie. Tra laltro, il luogo d’origine del gruppo familiare sterminato dai nazisti è Bolechow, allora in Polonia, oggi in Ucraina; una collocazione geografica che in questi mesi, con il conflitto in corso tra Russia e Ucraina, è purtroppo diventata ancora più attuale: “Guardare la gente che si arrampica ai treni – ha dichiarato Mendelsohn in un’intervista recente – è l’incubo ricorrente della storia europea ed è personalmente ancora più sconcertante vedere ripetersi una tragedia che conosciamo fin troppo bene in un posto per me così familiare”.
Pure intriso di temi familiari è l’altro libro più noto di Mendelsohn, “Un’Odissea: un padre, un figlio e un’epopea”, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2017, in cui la storia di Ulisse si intreccia con quella personale dello scrittore. Diverso invece il titolo più recente, “Tre anelli” (2021, sempre da Einaudi), che affianca tre biografie su personaggi apparentemente molto diversi: il critico tedesco Erich Auerbach, il romanziere tedesco W. G. Sebald e l’arcivescovo francese del secolo XVII François Fénelon, autore delle avventure di Telemaco. Diversi, si è detto, ma in comune i tre hanno la pratica delle lettere e il tema dell’esilio, che Mendelsohn tiene come stella polare della sua narrazione. Come vincitore del Premio Malaparte, Mendelsohn si inserisce in una tradizione che ha molto presenti gli scrittori di lingua inglese: da quando il premio è ripreso, nel 2012, sono 5: gli americani Richard Ford, Elizabeth Strout, Donna Tartt, l’inglese Julian Barnes e l’irlandese Colm Tóibín. Tre i premiati di lingua francese: gli ultimi due vincitori, Yasmina Reza (2021) e Amin Maalouf (2020), oltre a Emmanuel Carrère primo prescelto nel 2012, quando il premio è ripreso a opera di Gabriella Buontempo. Due invece gli scrittori di altre lingue: Karl Ove Knausgård e Han Kang. Altri autori di grandissimo talento, come Saul Bellow, Nadine Gordimer o Isabel Allende, se lo sono aggiudicato negli anni Ottanta e Novanta.