Il sapere fare dell’interpretazione

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Il programma delle manifestazioni che alcune associazioni hanno compilato in occasione della festa del Santo patrono di Napoli è entusiasmante. C’è di tutto: il sacro e il profano, le celebrazioni religiose e l’enogastronomia, il teatro e la storia dell’arte. Bene, melius est abundare quam deficere, direbbero i latini. La ratio di questo sforzo sembra essere stata: “Se bisogna fare qualcosa tanto vale si pecchi per eccesso che per difetto”. Lasciando da parte la saggezza degli antichi, c’è però da domandarsi se e quanto tutta quest’abbondanza servano al turismo e alla città. Questa gigantesca insalata mista d’iniziative che spesso non hanno un fil rouge che le leghi, genera grande confusione nei visitatori che, terminato l’entusiasmo dell’abbinamento tra una visita a un bene culturale e una degustazione di vini senza uno specifico, enunciato legame con il luogo, non comprendono bene il perché dell’abbinamento. “ Forse è il vino che si adopera al momento della Comunione?” E’ un commento, vero, pronunciato da un visitatore che, programma alla mano, cercava di comprendere il perché del curioso assemblaggio. La visita al Complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco è un esperienza irripetibile, a prescindere le narrazioni. L’emozione è nell’aria, e tutti possono percepirla. Qui c’è la chiesa de”e’ cape e’ morte”. Qui s’incontra un concentrato di storia e di tradizione. Qui c’è il simbolo tangibile del legame fortissimo tra il popolo napoletano e le anime purganti che, attraverso la devozione dei vivi, possono accedere al Paradiso. Il legame si materializza nelle due chiese sovrapposte: le preghiere dette dai vivi nella chiesa superiore, attraverso la grata a pavimento, raggiungono le anime nell’ipogeo e portano loro il sollievo. “Frische all’anime d’o’ Priatorio”. Sollievo per le anime dei defunti. Su questo fortissimo rapporto sono improntate le visite guidate al complesso, che in occasioni particolari apre tutte le proprie aree al pubblico. Il tempo sembra perdere la scansione umana e si comincia a vivere proiettati in una dimensione a mezza strada tra la vita terrena e quella dell’al di la. Nel purgatorio appunto, in quell’attesa spasmodica di qualcosa di bello che prima o poi arriverà. Opere d’arte tutte ispirate a quest’attesa: Vaccaro, Giordano, Stanzione. L’atmosfera è ideale, ed anche una guida poco esperta può contare sull’aiuto della magia dei luoghi per far vivere un esperienza strabiliante ai visitatori. Purtroppo non sempre la chiesa è aperta e non sempre si può usufruire di una visita guidata. Qualche problema di gestione c’è. Infatti, il numero di visitatori è assolutamente inadeguato alla portata del luogo. La gestione del patrimonio culturale è impegnativa, e deve essere attentamente pianificata. Il suo ruolo è di collegare il passato con il presente e il futuro attraverso il materiale tangibile. “Sembra un problema di software” direbbe un tecnico informatico, e come dargli torto? Abbiamo l’hardware migliore che ci sia, disegno, materiali, colori…che vuoi di più? E’ la comunicazione che è deficitaria. Non si può certo aspettare qualche occasione speciale per comunicare al mondo la propria esistenza, e poiché utili allo scopo, tutti gli strumenti che l’interpretazione offre devono essere adottati. Consapevolmente, però. Se è vero che i media popolari hanno generato la tendenza post moderna di vivere siti e luoghi con prodotti multimediali popolari, è questa la tigre da cavalcare. Perché non produrre un lungo video, sul genere di quelli realizzati per le trasmissioni televisive di divulgazione scientifica, e farlo vendere alle edicole, trasmettere in occasioni speciali, per il culto o per la tradizione popolare, da televisioni locali o nazionali? Anche se lo scopo principale delle attività di produzione cinematografica non è quello di promuovere il turismo, non vi è alcun dubbio che le immagini in movimento aumentino la consapevolezza, la redditività e l’attrattiva dei luoghi. Indicata, è allora la produzione e la vendita di poster, opuscoli, libri; ancora meglio i siti internet, i programmi di ricerca interattivi; video, audio e CD Rom. Importantissimo il materiale per progetti scolastici. E’ imprescindibile l’uso di tutti gli elementi che aiutano la diffusione della conoscenza del luogo. Questi prodotti devono essere realizzati e diffusi però con attenzione e consapevolezza: il visitatore potrebbe arrivare alla visita con una idea del luogo falsata e quindi rimanere deluso da ciò che trova. Oppure, come nel caso di quanto organizzato al Complesso di San Purgatorio ad Arco, il turista, a fronte di un offerta composta da tanti elementi non collegati, resta disorientato, e perde il senso di quanto sta vivendo. Se al luogo fossero state applicate le tecniche dell’interpretazione, il risultato sarebbe stato molto più soddisfacente sia per gli operatori sia per i turisti e, forse, avrebbe avuto piacevoli conseguenze economiche anche terminati i festeggiamenti per San Gennaro. Una corretta interpretazione del luogo avrebbe usato gli stessi elementi, ma in modo diverso e più consapevole. A volte anche una situazione temporanea, come le opere di manutenzione o di restauro di un bene, può essere sfruttata per legare il pubblico a essa rivelandola come un buon terreno espositivo. Aprire i cantieri al pubblico durante i lavori di manutenzione, e a Napoli i beni bisognosi di opere sono proprio tanti, potrebbe essere una valida possibilità per coinvolgere il visitatore generico nella vita dell’oggetto dei lavori, generando in lui il senso d’appartenenza proprio a quella cosa, a quel bene. Allo stesso tempo, l’apertura dei cantieri sarebbe un ottima occasione per coinvolgere visitatori specializzati nelle materie del restauro o delle costruzioni, che potrebbero addirittura seguire, a pagamento, piccoli corsi d’applicazione pratica. L’interpretazione deve essere vissuta come una strategia che mira al raggiungimento di una condizione di consenso che si deve aggiungere alla conservazione. Non è l’offerta di un pastone di trovate mal assortite. L’apertura dei cantieri al pubblico è uno degli strumenti coi quale raggiungere quest’obiettivo. Non basta fare, bisogna saper fare.