Il sindaco che portò Napoli nello Stato e lo Stato a Napoli. Nicola Amore raccontato da Ermanno Corsi

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di Bianca Desideri

Ci sono parole che, più che raccontare, restituiscono. Restituiscono con la loro narrazione una memoria, un profilo umano, momenti di una città. È questo il caso del volume “Nicola Amore. Il sindaco che costruì il futuro portando Napoli nello Stato e lo Stato a Napoli” pubblicato per i tipi di Arnaldo De Nigris Editore.
Ermanno Corsi, scomparso lo scorso giugno, ha dedicato questo suo lavoro a Nicola Amore, figura cardine nella storia della Napoli postunitaria, vero e proprio protagonista di una stagione in cui la politica locale era ancora intrecciata ad un sogno, quel sogno di costruire uno Stato vero e non solo un’amministrazione.
L’Autore, saggista e giornalista di lungo corso, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania per ben 18 anni, ha scelto di raccontare Nicola Amore, giurista, avvocato, “difensore dello Stato unitario e interprete operativo dei problemi di Napoli” e la sua storia di uomo e sindaco non in maniera fredda e distaccata ma attraverso un mosaico ricco di episodi e riflessioni.
Nicola Amore non fu solo il sindaco che trasformò Napoli dal punto di vista urbanistico, ma fu anche l’uomo che comprese la urgente necessità di ricucire una città ferita che si trovava a dover rinascere dalle ceneri dopo la perdita del suo rango di capitale di un Regno e superare il trauma dell’unificazione, eventi che l’avevano privata anche di quel ruolo rilevante che rivestiva a livello internazionale.
Napoli come città, nel racconto di Corsi, non è relegata ad essere un mero sfondo ma è viva, pulsante, una vera e propria coprotagonista. Se ne percepisce il respiro, la sofferenza, la caduta ma anche la forza di rialzarsi, come è nel suo DNA da secoli, anzi da millenni. Le strade, i cantieri, le riforme urbanistiche diventano metafore di una comunità che cerca il proprio posto in quell’Italia appena nata così complessa nella sua diversità di lingue, consuetudini, tradizioni, culture, economie.
Nicola Amore si muove fra diverse realtà, tra potere e idealismo, tra la burocrazia e il desiderio di dare un volto moderno alla città. Quello che era il suo obiettivo — “portare Napoli nello Stato e lo Stato a Napoli” — emerge, nel volume di Corsi attraverso il racconto, quasi come una formula morale, quasi una dichiarazione di “amore politico”.
Un volume agile quello dedicato al giurista nato a Roccamonfina; il ritmo della scrittura è quello del giornalismo d’autore: chiaro, diretto, sorretto da un senso di misura e da una curiosità viva. Non c’è enfasi eccessiva, ma solo una lucida partecipazione. Corsi indaga nella storia e nella vita del protagonista con discrezione, lasciando che sia la figura di Amore a emergere attraverso i fatti: le battaglie per le infrastrutture, le sfide igieniche e urbanistiche, le prime forme di pianificazione moderna. Ma resta sotteso l’interrogativo che attraversa ogni epoca: quanto può un sindaco cambiare davvero la storia della sua città?
La risposta, suggerisce Ermanno Corsi, è nella continuità delle idee. Nicola Amore non è un personaggio isolato, ma l’anello di una catena di amministratori che hanno creduto nel riscatto del Sud, un Sud che aveva fatto un salto nel buio perdendo la sua centralità e internazionalità.
In questa prospettiva, il libro può essere considerato anche una riflessione sul presente: quanto di quell’impegno, di quella visione, resta oggi nelle nostre città?
Nel tono e nella struttura, il volume di Corsi sembra quasi assumere la veste di una lunga conversazione tra Autore e Lettore. Lo scritto si apre a sguardi di attenzione che potremmo definire affettuosi su una Napoli che “non smette mai di rinascere” e che tanta rilevanza ha avuto sempre per l’Autore.
È un libro breve ma denso, fatto di pause e di ritmo, dove la passione civile non cede mai ad un senso di nostalgia.“Nicola Amore non è solo un nome nella storia, ma un simbolo di resilienza e progresso in un tempo difficile”.
Ermanno Corsi non idealizza, anzi mostra e mette in evidenza anche le contraddizioni, le resistenze, i limiti di un’epoca. Lo fa, però, con la misura di chi conosce profondamente il “mestiere” delle parole e il peso della storia, una storia complessa e sofferta per il Meridione d’Italia. Così, il profilo di Nicola Amore diventa un invito a ripensare la politica come “servizio”, così come dovrebbe essere, e non come “potere”, e Napoli come un laboratorio di identità nazionale.
Alla fine della lettura, resta quasi la sensazione di aver incontrato un Uomo che credeva nel futuro, “un uomo del fare e non del dire” come scrisse Matilde Serao e un Autore che credeva ancora nel valore della memoria.
Questo piccolo ma intenso libro costituisce una lezione di civiltà per guardare al futuro con lo sguardo rivolto al passato.