Il Sud smotta ancora: di anno in anno, nell’irrilevanza sociale e culturale

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l giù al Sud delle classifiche – il calcolo I proposto ogni anno da Il So le 24 or e lo conferma –è lo stare sotto tutti gli altri. A Sud di ogni Nord c’è tutto un gareggiare to di una sequenza inesorabile di urgenze: nell’arretrare tra Reggio Calabria e Calta- nissetta per aggiudicarsi il fanalino di coda dell’azienda Italia mentre l’intero Mezzo- giorno smotta sempre di più, di anno in an- no, nell’irrilevanza sociale e culturale. Va giù il Sud e il Meridione –espunto dal- la narrazione di Matteo Renzi –si conferma come il non luogo della politica. Ha ragione Ernesto Galli della Loggia quando, sulCor- riere della Sera, scolpisce questa chiara ve- rità: “L’intera classe dirigente non sa cosa sia il Sud”. Ha tentato una risposta d’ufficio un sottosegretario del governo in carica, Claudio De Vincenti ma, appunto, ha fatto come l’oste quando dice che il vino è buo- no. È giù il Sud. Chiunque venga adesso, qui – da dove sto scrivendo – in questo entro- terra uguale ai tanti entroterra della vasta nell’irrilevanza sociale e culturale non c’è lavoro, non ci sono neppure più i negozi, l’artigianato è in mutande, gli im- prenditori sono solo prenditori di quel che resta degli ultimi spiccioli del denaro di Sta- to e di giovani neppure l’ombra. Sarà un problema l’immigrazione degli altri ma qui – da dove sto scrivendo – si è tutti scappati di casa. È finito, il Sud. L’unica Fiat possibile – il pubblico impiego, la santa mano dell’assi- stenzialismo pidocchioso – è morta sotto i colpi del debito. Era un paesaggio di soli im- piegati il Sud, si mangiava pesante a pranzo, si dormiva il pomeriggio ma le quote di as- sunzione negli enti si sono esaurite, chi si guardò e si salvò e adesso, per il parastato, per il parassitismo, per la pax sociale, è fi-ni-ta. clientelare perché non è altro che un deserto il Sud, più giù di così –sia Nola o Lamezia, o anche Lampedusa –c’è il Maghreb che avvampa di guerra ma qui, da dove scrivo, il residuo blocco sociale dei trenta-cinquanten- ni residenti, finché dura potrà fare la cresta sulle pensioni dei propri vecchi, per il dopo, invece, ci sarà da pensarla qualcosa: forse come in Gre- cia, una legge per le unioni civili, visto che la sinistra – meritatamente in contrap- posizione ai clientelismi – la butta in romanticismo in as- senza di realismo? Forse non c’è più una pub- blica opinione al Sud, forse c’è il Sud. Se c’è cornice più consona all’impal- pabile idea della “qualità della vita” altro luogo non può darsi che può che questo. Si torna sempre a Surriento ma si paga il prezzo di uno stupro, qui. Gli italiani non hanno saputo fare quello che i te- deschi hanno realizzato con l’unifica- zione della Germania e forse perché la Ddr era povera mentre, invece, qui, questo entroterra –da dove scrivo – era ricco e florido e lo sanno bene gli omini chiamati a custodire il deposito aurifero della Repubbli- ca italiana: il 70 per cento dei lin- gotti ha lo stemma del Regno del- le Due Sicilie. nuovi Vespri – la rivolta di po- polo –non si sa. Come da Napoli in giù, come tutto il Sud, abbia Come ancora non ci siano i ancora a muggire paziente è un mistero. È il non luogo, il Sud. Ed è fi-ni-to.