Il tempo scorre veloce, la politica non può sprecarlo

Tempus fugit, asserivano gli antichi romani, mentre molti di quanti operano di questi tempi nella Città Eterna, a tanto deputati dagli italiani, non sembrano tenerne il dovuto conto. La fine di maggio è stata foriera di alcune buone notizie e ce n’era proprio bisogno. Il Governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco, nella relazione annuale di quell’ istituto illustrata nella giornata di mercoledì, ha ribadito che il sistema economico italiano, come era stato annunciato già circa un mese fa dall’ Ufficio Studi di quella Banca, continua a andare meglio del previsto.

La notizia è arrivata quasi in uno con la comunicazione da parte dell’ ISTAT della tenuta, talvolta rafforzata, degli indicatori economici fondamentali, uno per tutti l’occupazione fissa. Altrettanto ha fatto, sempre in quelle ore, Moody’s, la qualificata agenzia di rating americana. Si è avuta così conferma che l’ Italia sta ottenendo risultati soddisfacenti, ancor più che USA, Francia e Germania, dalle manovre messe in atto dai rispettivi governi. A buon titolo si dovrebbe essere portati a credere che, per l’Occidente in genere, il peggio sia alle spalle e che per il Paese il semestre che inizierà tra un mese potrà essere ancora più proficuo di quello che sta andando a chiudersi.

È bene essere cauti e valutare fino in fondo almeno alcuni dei presupposti che inducono a ben sperare. Oltre alla produzione in crescita, pur non migliorando in maniera  adeguata la produttività, altri dati confortano la visione positiva degli osservatori, sia nazionali che di oltre  confine. Quelli salienti sono il calo dell’inflazione in percentuale superiore di quella della media dei paesi della EU e anche dell’Inghilterra. Si aggiunga a ciò l’aumento dei posti di lavoro fissi, con tutti i riflessi che ciò comporta. Ancora, Il Governatore Visco ha sottolineato in più passaggi della sua relazione quanto sia importante il rispetto delle condizioni e dei termini, in sintesi degli impegni assunti con la EU, tutti e nessuno escluso. Tutto ciò sebbene sia necessario che gli stessi possano essere adeguati alla nuova realtà. È pur vero che il governo dell’epoca ha preso un impegno con la EU che comunque non sarebbe potuto essere affrontato a cuor leggero, per quanto riguarda il finanziamento del PNRR. Altrettanto ha portato altri ostacoli la nuova situazione che si è presentata nel frattempo, qualcosa di simile a una sopravvenienza passiva, allora costituita solo dall’ inizio dell’invasione dell’ Ucraina. Essa si è arricchita nel tempo da tanti eventi inopportuni, ultimo la guerra nel Kosovo.Tutto ciò non costituisce un problema di poco conto e tanto è stato recepito anche dalle pietre. Ciò che potrebbe essere sfuggito a qualcuno sono i motivi, meglio i pretesti, che stanno causando i vari disguidi del normale prosieguo di quella operazione straordinaria, la realizzazione completa del PNRR.

L’aggettivo usato si riferisce sia alle motivazioni che hanno determinato la sua genesi, sia alle dimensioni mastodontiche che lo connotano. Più volte autorevoli voci fuori campo hanno parlato a figlia perché nuora intendesse che perdere o solo vedere sminuita la valenza di quel piano, per gli italiani sarebbe  come ricevere una pugnalata alla schiena. Purtroppo si sa che non c’è sordo che senta meno di chi non vuol sentire e attualmente sembra che, se l’arte non è arrivata a quello stato, poco manchi. Ancora una volta l’Italia sta rischiando grosso, senza esagerare sembra percorsa se non da follia, quanto meno da una grave forma di irresponsabilità. Essa non può trovare attenuanti di alcun genere. Senza voler criminalizzare, seppur ne ricorrano gli estremi, oltre alla classe politica, anche le organizzazioni sindacali stanno rafforzando forme di astio di classe che non si ricordavano dagli anni ruggenti delle lotte portate avanti. Quelli dal “60 in poi, alcune a buon motivo, altre ispirate nella maggior parte dall’ indottrinamento. Molte sono le occasioni in cui verrà suonato l’ Inno Nazionale in questi giorni.

Oggi, festa della Repubblica, si ripeterà piu volte. Gli italiani tutti, in primis quelli che reggono le sorti di tutti gli altri, faranno bene a scandire, anche solo mentalmente, il passaggio finale, cioè l’invito a stringersi a coorte, mai più quelle del ventennio. Il futuro del Paese, soprattutto quello prossimo, dipende in gran parte dal fatto che gli italiani seguiranno o no quel consiglio. Altrimenti può bastare solo il suono, peraltro ancora più che gradevole e affrancato da mode discutibili anziché no. Buona festa della Repubblica, tanto non costa niente.