Il tetto al prezzo del gas di Mosca? Un successo per Meloni, ma il problema dell’energia è tutt’altro che risolto

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In foto un gasdotto Gazprom (Imagoeconomica)

È possibile azzardare un paragone, sull’onda del tifo che ha avuto buona soddisfazione apportata dalla full immersion calcistica a un livello alto come poche altre volte era accaduto. L’Italia della Capitan Meloni ha portato a casa un successo di tutto rilievo ottenuto a Bruxelles, insieme alla gran parte dei paesi della Eu: il tetto massimo del prezzo per il gas da pagare a Mosca. Quel limite si applicherà quando il corrispettivo chiesto dal Cremlino varcherà alcuni parametri e andrà a posizionarsi oltre i 180 euro per ogni unità di misura dello stesso. Non è irrilevante che quella quotazione sia in euro, mentre la corrispondente dell’Opec resta in dollari.
Quindi l’Italia ottiene, seppure strappata a fatica, una buona affermazione in trasferta, mentre sul campo di casa proprio ieri, dopo una notte di lavoro iniziata il giorno prima e conclusasi all’ alba di ieri, ha dovuto continuare a “giocare”, figuratamente e nel vero senso del verbo, fino al pomeriggio quando si era ormai prossimi al lancio della monetina, più precisamente al time out. Ciò nonostante, l’espressione ” fine della pantomima ” non è stata ancora scritta. E tant’è. La questione energetica al momento resta in cima alle preoccupazioni degli italiani e non è limitata a loro. Tutti i paesi europei sono fortemente energivori – neologismo di discutibile assonanza anche se efficace – pertanto allentare la dipendenza dalla Russia non basterà per risolvere il problema. Gli stessi non potranno fare in ogni caso a meno di approvvigionarsi all’ estero, per via diretta o mediata dal transito di quegli idrocarburi attraverso altri stati. E’ noto che il mercato mondiale degli idrocarburi è in regime di oligopolio, più semplicemente sono pochi i soggetti che vendono e molti quelli che acquistano. Non è molto differente dal monopolio, dove il venditore è uno solo e fa il bello e il brutto tempo. Quei soggetti possono imporre, come descrivono i manuali di economia, il prezzo a loro completa discrezione. Per gli oligopolisti è bastato poco per massimizzare la loro forza contrattuale: riunirsi in diversi di loro per fare cartello, vale a dire un fronte unico attraverso un organismo da essi stesso costituito e partecipato. È il caso dell’Opec, che da molti anni fa la parte del leone per le forniture in tutto il mondo. Di conseguenza é più che probabile che, in un futuro non molto lontano, la stesa possa adottare un comportamento poco dissimile da quello della russa Gazprom. Si potrebbe commentare senza esitare che un comportamento del genere sarebbe da definire, pur senza effetti concreti, di tipo grassatorio. Un siffatto approccio alla situazione non sarebbe corretto perché l’ economia di mercato prevede un comportamento del genere. Cioè che se la domanda cresce in maniera non fisiologica, per di più in un arco temporale
contenuto, il prezzo della contrattazione è destinato a salire non in modo proporzionale, in teoria senza alcun limite. Ecco quindi ritornare un imperativo categorico, quello di voltate pagina in campo energetico. Risulterebbe ripetitivo elencare quanto- ancora poco -si sta facendo per risolvere, dove più, dove meno, sulla faccia della terra. Anche perché la prima nota stonata sarebbe il prendere atto che quanti si occupano del problema non ne hanno una visione univoca. Questo stato dell’arte ricorda il vecchio aneddoto rurale che sintetizza una situazione di malasanità ante litteram. Mentre i medici non avevano unicità di vedute su quanto affliggeva il paziente e non gli praticavano pertanto le cure adeguate, questi passava a migliorare vita. Questi ultimi giorni sono stati vivacizzati anche da un evento positivo decisamente sconvolgente. Una equipe di scienziati statunitensi ha messo a punto un procedimento per ottenere energia nucleare pulita, quindi senza produrre scorie e radiazioni nocive all’ ambiente in senso ampio. Unico freno agli entusiasmi che una notizia del genere ha scatenato è che, per una sua applicazione pratica, bisognerà attendere la metà del secolo. Sarà quindi un regalo che questa generazione sta per fare a quella che sarà presente allora. Con l”augurio che basterà a compensare, almeno in buona parte, i danni provocati da circa un secolo di comportamenti a dir poco sconvenienti, quando non addirittura criminali.