Covid, il virus fa regredire il cancro al colon: la scoperta dei ricercatori del Pascale

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Pazienti affetti da tumore al colon metastatico, trattati con terapia convenzionale, hanno visto regredire la malattia dopo essere risultati positivi al Covid-19. Lo hanno riscontrato alcuni ricercatori dell’Istituto tumori di Napoli Pascale. Lo studio è stato pubblicato dagli oncologi Alessandro Ottaiano, Stefania Scala e Guglielmo Nasti, sulla rivista “Therapeutic Advances in Medical Oncology”. I ricercatori del Pascale hanno evidenziato che, in alcuni pazienti, il cancro al colon presentava la proteina che è la via di ingresso del virus nelle cellule: la Ace 2. Tale evidenza ha poi portato a constatare che le linee cellulari di cancro del colon che presentavano la stessa proteina sono state eliminate dalle cellule immunitarie del paziente dopo che questo è risultato positivo al virus. Alla luce di questi dati preliminari è stato avviato presso il Pascale uno studio traslazionale teso a verificare le potenziali interazioni tra cancro del colon e immunità anti-Sars-Cov2. L’ obiettivo dello studio è valutare le correlazioni tra la risposta antitumorale e quella indotta dall’infezione da Covid. I risultati di queste ricerche – sottolineano dal Pascale – ”potrebbero consentire di comprendere e utilizzare i meccanismi infettivi e di risposta immunitaria indotti dal coronavirus nei confronti di alcune neoplasié’. ‘ ‘Sono felicissimo di aver contribuito al primo studio al mondo che ha come obiettivo valutare la possibilità che Sars-Cov2 infetti direttamente cellule di cancro del colon e che possa indurre come effetto indiretto regressioni tumorali – dice il direttore scientifico dell’Irccs Pascale, Gerardo Botti. – il modello clinico rappresentato presuppone una grande expertise e per questo sono molto fiducioso che i risultati di questo studio possano tradursi favorevolmente nella pratica clinica perché suggeriscono meccanismi biologici e immunologici innovativi, potenzialmente utilizzabili in terapià’. ”Restiamo in fiduciosa attesa di ulteriori approfondimenti – afferma il direttore generale, Attilio Bianchi – si tratta di una scoperta che fa intravedere scenari estremamente innovativi sotto il profilo della immunobiologia”.