Il vescovo di Acerra: La violenza dei giovani? Dipende anche dalle serie tv che enfatizzano modelli sbagliati

321

“Esistono, nelle nostre tv, fiction televisive che enfatizzano stili di vita malavitosi e camorristici, e vengono fatte passare pure per opere d’arte cinematografica con tanto di premi e audience. Queste fiction vengono assimilate come latte materno dai ragazzi e dai giovani che emulano la mentalità, lo stile, i comportamenti enfatizzati in quelle fiction. Stili di vita che, anche quando non sfociano in atti di violenza come quello che ha ucciso il nostro Simone, come minimo si esprimono in atteggiamenti e parole sui video, su Facebook e altro”. Lo ha detto il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, nella sua omelia pronunciata ai funerali di Simone Frascogna, il 19 enne ucciso a coltellate la sera del 3 novembre da tre giovani con i quali era scoppiata una banale lite per motivi di viabilità. “Simone purtroppo – ha detto monsignor Di Donna – è l’ultima vittima di una lista tragica di vittime della violenza che sta avvelenando questo autunno, che speriamo sia solo una stagione meteorologica e non sia l’autunno della nostra società. Per limitarci soltanto al nostro territorio ricordiamo l’episodio di Sant’Antimo qualche mese fa, ricordiamo Giuseppe il mese scorso, giovane brillante laureato in economia già assunto per la sua bravura, travolto da un’auto pirata nella vicina Pomigliano. Ricordiamo il simbolo di tutte queste vittime a livello nazionale, Willy, ragazzo di 21 anni che viene massacrato di botte per aver difeso un amico ed è diventato il martire, il simbolo del malessere profondo che avvelena questi nostri giorni. Ma cosa sta accadendo al nostro paese? Evidentemente abbiamo un problema più urgente del recovery fund, abbiamo un problema più urgente perfino dei contagi del coronavirus. Certo, la violenza, gli atti di violenza, la sopraffazione del più forte sul più debole sono sempre esistiti, in ogni epoca e a ogni latitudine; il problema è che questi atti di violenza sono amplificati soprattutto dal fatto che proliferano nelle nostre tv messaggi e stili di vita che vengono emulati dai giovani”.
Secondo monsignor Di Donna “il problema è che oggi c’è l’assenza di anticorpi, di antidoti a questo veleno, di contromisure. Un tempo c’erano i dettami dell’educazione familiare, gli insegnamenti della scuola, anche le dottrine della religione, l’autorevolezza degli anziani, la fiducia nelle leggi, la paura del castigo, la paura della disapprovazione sociale. Questi anticorpi non ci sono più, ora c’è il deserto. Ecco perché nel nostro paese, l’Italia, le radici della violenza si nutrono anche di un individualismo selvaggio, privo di limiti e di regole, si nutre di un montante deficit di responsabilità, di senso civico, di rispetto dell’altro. Siamo ubriachi di libertà e ubriachi di libertà abbiamo scordato quali siano i confini del diritto, del dovere e della dignità umana”.