Immagini di guerra scioccanti: un reportage infinito che si arricchisce senza soluzione di continuità

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Nel 1972, proprio in questo periodo dell’anno, iniziò a fare il giro del mondo una foto scattata da un giovane fotografo dell’ agenzia di stampa americana AP, inviato in Vietnam per documentare gli episodi del conflitto in corso. La foto ritrae, è attuale ancora oggi, una bambina che corre piangendo disperatamente in mezzo alla folla perchè gravemente ustionata dal fuoco “amico”, cioè dal napalm rilasciato da una bomba sganciata per sbaglio da un aereo sudvietnamita. La foto comparve sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo e fece assegnare, l’anno successivo, il Premio Pulitzer all’autore. Proprio di questi giorni è un altro reportage di forte presa, almeno per chi ha ben presente cosa significhi l’agricoltura per l’umanità. Nelle foto e nei filmati realizzati in Ucraina, si vedono campi di grano vasti e rigogliosi dati alle fiamme e, nell’ osservare quello scempio senza limiti, sembra quasi di sentire lo sfrigolare delle spighe. Non vuole proporsi come un irriguardoso confronto con la foto della bambina appena ricordata l’ipotesi che anche quella documentazione farà il giro del mondo e, sia concesso il gioco di parole, farà ancor piu terra bruciata intorno al Cremlino e ai suoi inquilini. Per gli agricoltori ucraini questi episodi sono luttuosi quasi quanto la perdita di una persona cara e con tale stato d’animo si ritrovano vicini e solidali i loro colleghi di tutto il mondo. Non è sbagliato pensare che non saranno da soli: negli ultimi anni c’é stata, un pò ovunque, una forma di riconsiderazione critica da parte degli inurbati dei valori di un lavoro, quello dei campi, che sarà ancora attuale e indispensabile anche quando si andrà sulla Luna con la stessa facilità di come oggi si va da un paese a un altro. Non è un caso il consistente sviluppo del turismo agricolo e il riavvicinamento agli studi e alle attività di tipo rurale da parte delle giovani leve. Quella cultura politica ben radicata in un paese, la Russia, che vede nella messa a ferro e fuoco nel vero senso della parola l’unico modo per sottomettere un paese vicino reo solo di voler restare indipendente, negli anni ’60 diede ancora una volta prova della sua assurditá concettuale. La sinistra italiana, quella estrema insieme a quella fuori dell’arco costituzionale, iniziò a definire e lo fa ancora oggi, braccia rubate all’agricoltura, per i compagnucci della sezioncina BRA, quelle persone preposte a svolgere un compito per cui non erano adatte. Detto…terra terra, è una forma indiretta per invitarle a andare a zappare. Se questa è volontà di equiparazione sociale..! Ma tant’è e proprio questo lunedì lo Zar da operetta mette in scena un altro dramma, questa volta non bucolico, che sta facendo andare in fibrillazione i cuori di diversi capi di governo europei. L’ha annunciato e subito dopo ha dato disposizione a Gazprom di procedere al fermo per 10 giorni dell’oramai più che conosciuto gasdotto Nord Stream 1 per manutenzione ordinaria. Nulla da obiettare sulla opportunitá dell’ operazione, anche per la particolare potenziale pericolosità per la forza lavoro impegnata per farlo funzionare. Si dice però che il cane che si scottò, dopo aveva paura anche dell’acqua fredda. Il quattro zampe de quo si chiama EU e, avendo già ricevuto più di un tiro mancino dall’orso di San Pietroburgo, non si fida più di lui, semmai lo avesse fatto in precedenza e si sta già preparando al peggio,la chiusura sine die. Questa volta, l’idea non è gratuita, il cucù potrebbe essere il protrarsi a oltranza del fermo di quel gasdotto con il pretesto che mancano i ricambi a causa delle sanzioni occidentali. Quindi ancora una volta la realtá sta superando l’ immaginazione e diventa drammaticamente concreta quella che, all’inizio di questa brutta storia, era stata considerata un’ ipotesi di quelle che si fanno per assurdo, presumendo appunto di non doverle mai adottare. Si tratta del razionamento del gas da parte di ciascun paese alla propria utenza, anche se con diverse modalita. Gazprom ha già iniziata a rifornire l’ ENI in maniera ridotta di un terzo.La stessa definizione di tale misura evoca restrizioni causate da eventi bellici, e suscita immediatamente l’adozione di comportamenti legati allo stato di poverta, che in casi simili può sconfinare nell’indigenza. Seppure solo come accenno, la gravitá di una situazione del genere è espressa dal fatto che, in situazioni del genere, i consumi sono condannati a ridursi drasticamente, causando una pericolosa contrazione della domanda. Per tentare di rimanere a galla, l’offerta che per sola semplicità nel contesto può essere un bene definire produzione, dovrà ridimensionarsi. Per non farsi prendere dall’ angoscia, la settimana è appena iniziata, è opportuno dare un taglio e concentrare l’attenzione su quanto sta accadendo nel Bel Paese. Non è un vedere gradevole. Nel governo tutti litigano con tutti per i motivi piu disparati, molto spesso pretestuosi. La qualità di una parte considerevole della politica dimostra la propria qualità quando ripete anatemicamente la convinzione che la soluzione omnibus a tutti i problemi che attanagliano l’Italia e gli italiani siano risolvibili andando a votare anticipatamente. Come tempismo, non si può negare che essi siano esattamente nella fase opposta a quella che le circostanze richiederebbero: il loro comportamento è paragonabile a quello dell’ equipaggio di una nave che vuol esautorare il comandante nel pieno di una tempesta, poco o per niente interessando a esso il destino dei passeggeri. E dire che il nemico invisibile, l’ennesima mutazione di Covid, è comparso più agguerrito che mai e attenta pericolosamente a quel poco di stabilità che era stata raggiunta in buona parte del mondo almeno dal punto di vista della salute. In effetti sarà necessaria tenere alta la guardia adottando soprattutto le precauzioni in uso nel corso delle altre ondate, che non sarà come fare una passeggiata, essendo piena estate. Considerazione triste ma necessaria:sarà bene soffermarsi, seppur brevemente su fantasime che a breve, nella migliore delle ipotesi a settembre, cominceranno a concretarsi. Il riferimento va agli aumenti dei tassi sul dollaro e sull’ euro oramai in atto. Insieme alle negativitá apportate alla produzione dal caro e quantitativamente ridotto utilizzo del gas, quanto altro fiaccheranno ancora quelle manovre il suo corpo già provato da anni di difficoltà, soprattutto esogene, il sistema produttivo occidentale? Pressoché impossibile quantificare fin d’ora gli effetti per l’Italia, stante la forte volatilità della situazione economica internazionale che non riesce a frenare la sua caduta libera. Sarà più che opportuno che tutti e nessuno escluso gli attori di questo dramma dicano al pubblico, gli italiani, di che male potrebbero morire se ognuno non si immedesimerà nella parte del gioco a cui sta partecipando. L’ augurio è che quei signori vorranno fare il minor uso possibile delle espressioni “si, ma” e “no, però”, adoperati per illustrare e rafforzare in contemporanea un’affermazione e il suo contrario. Tanto sarà di grande aiuto nel tentativo di evitare che il dramma ora in scena finisca con il trasformarsi in tragedia. Peraltro nessuno avverte la mancanza di quel tipo di rappresentazione, per di più reale e non di fantasia.