Imprese, la mala burocrazia brucia quasi 60 miliardi di euro l’anno

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L’Ufficio studi della CGIA ha stimato in un report il costo annuo che la cattiva burocrazia fa gravare sul sistema economico italiano, risultato ottenuto partendo dai dati presentati qualche anno fa da The European House Ambrosetti quantificando in 57,2 miliardi di euro il costo annuo sostenuto dalle imprese italiane per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Relazioni che, sottolinea l’ufficio studi della Cgia “purtroppo, sono spesso condizionate negativamente dal cattivo funzionamento e dalla lentezza della macchina statale”. Dopodiché, è stata rapportata l’incidenza percentuale del Pil di ciascuna delle 107 province presenti nel Paese a questo costo complessivo, stimando così il danno economico che la burocrazia pubblica causa a ciascuna di queste aree. I territori più penalizzati, ovviamente, sono quelli caratterizzati maggiormente dalla presenza delle attività economiche. La classifica è guidata da Milano, dove le imprese ubicate nella Città Metropolitana meneghina devono far fronte a un costo annuo pari a 6,1 miliardi di euro. Seguono Roma con 5,4 miliardi, Torino con 2,2, Napoli con 1,9 e Brescia con 1,4. In coda alla classifica scorgiamo Enna con un aggravio economico pari a 81 milioni di euro, Vibo Valentia con 80 e Isernia con 55.

Al netto della legislazione europea e di quella regionale, tra Dpcm, leggi, decreti, ordinanze ministeriali, delibere, determine, circolari e comunicati, nel 2024 l’Istituto Poligrafico e la Zecca dello Stato Spa hanno pubblicato 305 Gazzette Ufficiali a cui vanno sommati 45 Supplementi ordinari e straordinari, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia. “Complessivamente questi 350 documenti sono costituiti da 35.140 pagine. Se quest’ultime fossero state stampate, il peso raggiunto da questa montagna di carta ammonterebbe a 84 chilogrammi. Se, inoltre, avessimo messo queste Gazzette l’una sopra l’altra, otterremmo una pila di carta alta oltre un metro e 90 centimetri.

Infine, considerando un tempo medio di 5 minuti a pagina, una persona che si dedicasse a leggerle tutte con attenzione impiegherebbe 366 giorni lavorativi, praticamente un anno (con sabati e domeniche incluse)”, si sottolinea. Nel 2025, sottolinea l’Ufficio studi della CGIA, il quadro generale non dovrebbe subire grosse variazioni: “Nei primi 9 mesi sono state pubblicate 227 Gazzette Ufficiali e 31 Supplementi ordinari e straordinari, per una foliazione totale pari a 25.888, “solo” 189 facciate in più rispetto a quanto pubblicato nello stesso periodo dell’anno scorso. Rispetto agli anni prima del Covid, invece, il confronto è leggermente peggiorato.

Se nel 2019, ad esempio, contavamo lo stesso numero di Gazzette Ufficiali e di Supplementi diffuso l’anno scorso, le pagine totali ammontavano a 32.236, 2.904 in meno del dato riferito al 2024”. Nei primi 9 mesi di quest’anno, inoltre, “la punta massima di “produttività normativa” è stata registrata il 18 aprile. In quell’occasione, l’Istituto Poligrafico dello Stato ha stampato il Supplemento ordinario n° 13 contenete il testo, le tabelle e i grafici degli ISA che, ricordiamo, da qualche anno hanno sostituito gli studi di settore. In buona sostanza le imprese, i commercialisti, le associazioni di categoria e gli addetti ai lavori si sono trovati tra le mani un tomo da 5.157 pagine che definisce gli indicatori di tutte le attività economiche con le relative specificità territoriali che sono soggette agli ISA”.