Milano, 18 mar. (AdnKronos Salute) – La scarsa consapevolezza e conoscenza dell’infezione da Hiv e dell’Aids costituisce oggi un serio limite al controllo dell’epidemia. E’ quanto emerge dal sondaggio “Is Hiv sorted?”, commissionato da Gilead Sciences e Iapac (International Association of Providers of AIDS Care), partner tecnico centrale della iniziativa Fast-Track Cities, e che ha rivelato come quasi la metà (43%) degli intervistati residenti in Italia ignori che l’Hiv sia un virus e solo il 37% sia in grado di definire in modo corretto la sindrome da immunodeficienza acquisita, mentre circa un quarto dei cittadini (27%) ritiene che HIV e AIDS siano sinonimi. Il fenomeno diviene ancora più preoccupante se si considera che l’87% dei soggetti adulti non si ritiene a rischio di contagio e che il 60% non ha mai eseguito un test HIV.
La mancata percezione del rischio e delle misure di prevenzione si associa a un approccio sociale negativo nei confronti delle persone con infezione da Hiv: il 58% degli intervistati sostiene che si sentirebbe a disagio nel lavorare al fianco di una persona sieropositiva e che esiste la possibilità di contagiarsi con un bacio, a causa di uno starnuto o condividendo del cibo. Il sondaggio è stato condotto da Opinium, nel giugno 2018, su 24.212 adulti residenti in 9 Paesi dell’Europa occidentale ed in 6 dell’Europa dell’Est. In Italia sono stati coinvolte 2.035 persone di entrambi i sessi e di età compresa tra 18 e 75 anni. L’indagine aveva come scopo di valutare a livello di popolazione generale le conoscenze, la consapevolezza e la percezione su questi temi.
La ricerca “Is Hiv sorted?” è servita per contestualizzare gli obiettivi di Fast-Track Cities, il protocollo internazionale nato per incentivare la creazione di nuovi programmi per la conoscenza e la prevenzione dell’infezione da Hiv e dell’Aids, ma anche per ridurre il pregiudizio che ancora esiste nei confronti delle persone sieropositive. In particolare, si vuole favorire il raggiungimento dell’obiettivo fissato da Unaids, e cioè che la malattia cessi di essere una criticità sanitaria ed epidemiologica entro il 2030. A Fast-Track Cities hanno aderito per il momento 350 città, tra cui Milano e Bergamo, finora le sole italiane a sposare l’iniziativa.