Incarichi di Governo e presidenze di commissione, la mappa dei campani che “contano” a Roma

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Enzo Amendola, Antimo Cesaro, Gennaro Migliore: sono solo gli ultimi pezzi dello scacchiere del potere campano o, per dirla con meno enfasi, gli ultimi ad aver ottenuto una nomina tanto ambita quanto importante nei palazzi romani. Renzi puntella così le basi della sua maggioranza mentre la Campania aggiorna la mappa di “chi fa cosa“. Lo scacchiere conta ormai un viceministro (campano d’adozione), sei sottosegretari, un vicepresidente della Camera, tre presidenti di commissione, due componenti della segreteria del Senato, un capogruppo, oltre a vari vicepresidenti e segretari di commissione. 
Partiamo dagli ultimi arrivati. Enzo Amendola, noto in Campania per essere stato segretario regionale dei Ds prima e del Partito Democratico, è stato scelto dal Premier scelto come nuovo sottosegretario di stato al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. Come lui sono stati “promossiGennaro Migliore, ex pupillo di Bertinotti oggi renziano di ferro, chiamato ad occuparsi Giustizia e Antimo Cesaro, ex coordinatore regionale di Italia Futura e dal 2013 deputato di Scelta Civica, che si è accomodato invece sulla poltrona di Sottosegretario al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Prima di loro la porta del governo si era aperta per Gioacchino Alfano, fedelissimo del più famoso Alfano leader di Ncd, diventato sottosegretario alla Difesa col governo Letta e confermato nello stesso ruolo da Renzi, Domenico Manzione, irpino di nascita, precisamente di Forino, una vita spesa in magistratura a Monza, Lucca, Firenze, e oggi sottosegretario all’Interno, e Umberto Del Basso De Caro, avvocato penalista e figura di rilievo del Pd sannita. La nomina di quest’ultimo a sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti fece discutere parecchio un paio d’anni fa perché segnò indirettamente la fine dell’incarico a Palazzo Chigi per l’ex sindaco di Salerno, oggi governatore della Campania, Vincenzo De Luca, viceministro dal 2 maggio 2013 a 22 febbraio 2014. 
Ci sono poi gli incarichi di Camera e Senato. A fare la parte del padrone a Palazzo Monte Citorio, quasi inaspettatamente, sono i Cinquestelle: su quattro incarichi apicali di “targa campana“, infatti, due sono ricoperti da grillini. Si tratta della vicepresidenza della Camera in mano a Luigi Di Maio, e della presidenza della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi in mano a Roberto Fico. Gli altri due incarichi apicali sono la presidenza del Comitato per le pari opportunità occupata da Valeria Valente, che alle Primarie napoletane sfiderà Bassolino per la guida del Comune di Napoli, e la guida della Commissione parlamentare di inchiesta sul “sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione” – questo il titolo completo – attribuita il 26 marzo 2015 al già citato Migliore. Il tutto senza considerare che alla Camera la Campania ha anche un capogruppo, Arturo Scotto, che abbandonata nel luglio del 2014 la presidenza del Comitato permanente Africa e questioni globali, ha assunto l’incarico di rappresentanza del gruppo di Sinistra Italia – Sel.
Al Senato le cose sono un po’ diverse. L’unico presidente di commissione eletto nella lista regionale campana è il giornalista Sergio Zavoli che molti ricordano come direttore del quotidiano napoletano “Il Mattino” ma che campano non è affatto. Per trovare rappresentanti della regione in posizioni di vertice qui occorre guardare alla composizione della presidenza di Palazzo Madama dove si trovano, in qualità di segretari, la democrat Angelica Saggese, assurta agli onori delle cronache politiche per aver sfiorato la candidatura alle ultime Primarie per la Regione, e il berlusconiano Cosimo Sibilia, ex presidente della Provincia di Avellino.
Nel novero della Campania che conta infine non si può non ricordare Carlo Calenda, attuale vice ministro dello Sviluppo economico, che pur essendo romano può considerarsi un campano d’adozione essendo stato per anni direttore di Cis Interporto di Nola. Il “campano” con maggior potere – si potrebbe dire – visto che recentemente ha ricevuto da Renzi anche l’importante incarico di “rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea“.