Incertezza giudiziaria, la Germania sconsiglia di investire in Italia (specie al sud)

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Allianz, il più grande gruppo assicurativo tedesco, sconsiglia di fare investimenti in Italia agli imprenditori alemanni. Specialmente nel Sud. Mafia, ‘ndrangheta, camorra, burocrazia, infrastrutture (e chi più ne ha ne metta) però non c’entrano. Il motivo è un altro: “rischio da incertezza giudiziaria”.
Ovviamente, nei giorni delle elezioni del rinnovo delle cariche del Consiglio superiore della magistratura (Csm) la notizia trova poco spazio sui media ed è del tutto ignorata da TV e fogli cosiddetti generalisti. I quali, invece, spendono ovviamente fiumi di inchiostro per descrivere il trionfo elettorale di Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani pulite, primo degli eletti con largo scarto di voti sul secondo. E, soprattutto, per descrivere i nuovi equilibri in seno all’Organo di autogoverno della magistratura, dove appunto la componente di sinistra è stata scalzata dalla destra. Argomento, peraltro, che presterebbe il fianco a più di una riflessione sul concetto di indipendenza dei giudici, ma non è questo il punto.
La contrarietà di Allianz, dunque, nasce dalla confisca disposta dalla magistratura del parco eolico Wind Farm di Isola Capo Rizzuto, uno dei più grandi d’Europa, del valore complessivo di 350 milioni di euro. Un investimento finanziato interamente dalla banca pubblica tedesca Hsh Nordbank, specializzata in progetti “green”, e realizzato dalla società Vent1 Capo Rizzuto Srl nella quale una quota di minoranza è detenuta da Purena srl. Ecco il punto: alcune quote di Purena srl sono riconducibili a parenti di Pasquale Arena, incensurato, ma che a sua volta è imparentato con l’omonima famiglia di ‘ndrangheta. Ovviamente, Vent1 Capo Rizzuto Srl, la società proprietaria del parco, ha prevalentemente soci tedeschi e solo in minima parte italiani. Nel luglio 2012, dunque, la Dda di Catanzaro dispose un primo sequestro del parco che, secondo gli inquirenti, sarebbe appunto nella disponibilità della famiglia Arena: i soci tedeschi, però, mostrarono i movimenti in denaro e venne per loro chiesta un’archiviazione su cui, però, il giudice italiano – a sei anni di distanza – non ha ancora deciso.
Ma passiamo oltre. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il testo del decreto dignità, ora pronto per la pubblicazione in Gazzetta e l’invio alle Camere, che dovranno esaminarlo entro sessanta giorni. In estrema sintesi: più tasse sui giochi, incentivi ai contratti stabili, stretta sugli incentivi alle aziende che delocalizzano, tornano i voucher con limitazioni di utilizzo per categorie e importi. Il decreto non è esente da critiche, naturalmente, che non sempre sono obiettive: “Adesso sta girando questa fake news per cui io avrei mollato sulle causali per i contratti stagionali, ma gli stagionali non hanno mai avuto le causali, hanno una loro disciplina”, dice ironico il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi di Maio. Il quale, peraltro, uomo di punta del M5S in seno al governo festeggia, unitamente al popolo grillino – e non solo – anche il via libera al taglio dei vitalizi dei parlamentari disposto dall’ufficio di presidenza della Camera (ma non anche del Senato, si badi bene). Il provvedimento – si può immaginare – sul quale pendono rilievi e ricorsi di costituzionalità sollevati o annunciati dai diretti interessati, con contorno di polemiche anche feroci, riempiono – queste sì – ore e ore di trasmissioni televisive.
Intanto l’Istat fa il punto su un esercito di circa tre milioni di lavoratori che non hanno un’occupazione, ma che tecnicamente non sono nemmeno disoccupati, perché o non lo cercano il lavoro o hanno smesso, sfiduciati, di cercarlo. E, dunque, che nei fatti si vanno a sommare al numero dei disoccupati ufficiali, anche se non fanno statistica. Mentre Bankitalia ci ricorda che a maggio è stato registrato il nuovo record assoluto per il debito italiano, che è aumentato di 14,6 miliardi rispetto al mese precedente, risultando perciò pari a 2.327,4 miliardi. E la commissione Ue rivede al ribasso le stime sul Pil dell’Italia: a 1,3% (da 1,5% previsto a maggio) e nel 2019 a 1,1% (da 1,2% di maggio). E ci sarebbe, inoltre, ancora da chiosare sulla guerra dei dazi scatenata da Trump contro la Cina (altre 250 mld di dazi); e le accuse di “intelligenza col nemico russo” rivolte dallo stesso Trump alla Germania; oppure sul piano B per uscire dall’euro tirato nuovamente fuori dal cassetto dal ministro Paolo Savona; e sul rischio “Argentina” che correrebbe l’Italia paventato dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli.
Invece, è il caso forse di prepararci e temere un’altra emergenza rifiuti in Campania, mentre a Napoli si chiude un reparto di ospedale per festeggiare la promozione del nuovo primario. Ecco, il clima – assai caldo e non soltanto per la stagione estiva – è questo.

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