Industria Italiana Autobus, ultimatum agli investitori. E saltano gli stipendi di ottobre

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Con una nota diffusa nella giornata di oggi Industria Italiana Autobus lancia un ultimatum al Governo e al duo composto da Invitalia e Ferrovie dello Stato. “L’assemblea degli azionisti di Industria Italiana Autobus S.p.A – si legge nella nota – chiamata a deliberare sulla fattispecie di cui all’art. 2447 c.c. ed i cui lavori sono  proseguiti in data 9 novembre 2018, ha nuovamente sospeso le proprie attività  fino al prossimo 21 novembre  2018, su espressa indicazione e sollecitazione del MISE, per valutare le nuove e reiterate manifestazioni di interesse  presentate  da  soci che compongono l’attuale compagine societaria, unitamente ad Invitalia S.p.A. ed a gruppi industriali privati, a valle delle apposite deliberazioni assunte dai rispettivi organi deliberanti. All’esito dell’adunanza, i soci di Industria Italiana Autobus S.p.A. hanno comunque  ritenuto  indifferibile richiedere l’immediata convocazione di un tavolo tecnico presso il MISE, che preveda la partecipazione della stessa Invitalia S.p.A. e di Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., per ricevere le determinazioni definitive da parte di tutti i soggetti che hanno manifestato il loro interesse a procedere alla ricapitalizzazione di Italiana Autobus S.p.A. entro e non oltre la data del 21 p.v.. In assenza di dette determinazioni il Consiglio di Amministrazione, proprio malgrado, si vedrà costretto ad assumere le determinazioni di legge a tutela della società, dei terzi, di tutti gli azionisti, del Collegio Sindacale e propria”, conclude il comunicato.
Mancano i soldi
Niente stipendi: i soldi non ci sono. Industria italiana autobus formalizza l’impossibilità di pagare i propri dipendenti a Bologna e a Flumeri (Avellino) relativamente al mese di ottobre. “Non essendo avvenuta l’auspicata ricapitalizzazione”, che doveva concretizzarsi venerdì scorso, “la nostra società non è, come ben sapete, in grado di poter assolvere al pagamento degli stipendi” di ottobre, soldi attesi oggi dai lavoratori. Industria autobus lo chiarisce nero su bianco in una lettera al ministero dello Sviluppo economico, a Fs, a Invitalia e a Leonardo. Ammissione che fa il paio con una stasi totale in fabbrica. Tanto che Bruno Papignani, segretario della Fiom-Cgil dell’Emilia-Romagna, si rivolge via Facebook al ministero dello Sviluppo economico Luigi Di Maio: “Abbiamo fatto incontri dove sono stati presi impegni. Concretamente non è successo nulla, gli autobus si continuano a fare in Turchia, gli assetti societari non sono cambiati, il rischio fallimento incombe”. Come se non bastasse, “stamani vi ho informato che gli stipendi non sono ancora stati accreditati ed è opportuno che vi attiviate affinché oggi si risolva. Sul resto ci aspettiamo e chiediamo un incontro diretto con lei ministro, nelle forme che vorrà”. A Bologna la situazione è questa: i dipendenti al lavoro si limitano ad assembleare gli autobus fatti appunto in Turchia da Karsan. I mezzi arrivano sotto le Due torri per essere rifiniti, controllati e abilitati al servizio. Ma di fare bus nuovi non se ne parla: come mancano i soldi per gli stipendi, mancano pure quelli per comprare i materiali necessari a costruire gli autobus. “I materiali arrivano a spizzichi e bocconi, spesso non arrivano o arrivano sbagliati, cioé ci mandano cose che abbiamo già in magazzino…”, dicono i delegati.