Da sinistra Antonio Basile (direttore marittimo della Campania), Francesco Karrer (commissario dell’Autorità
Portuale di Napoli) e Giulio Planera (direttore dell’ufficio delle Dal 15 dicembre il porto di Napoli apre al pre clearing, lo sdoganamento delle merci in mare. Un’operazione che interessa l’80 per cento del traffico commerciale in entrata e che consente, grazie a una effettiva velocizzazione delle procedure, di ridurre i tempi di transito delle merci fino a due giorni. Una piccola rivoluzione, cui si accompagna l’accelerata sulle operazioni di dragaggio dei fondali, che allinea lo scalo partenopeo agli standard dei principali approdi del Mediterraneo e del resto del mondo. Quello che ufficiosamente può essere definito piano di rilancio del porto nasce, in queste settimane, da una sorta di patto tra il commissario pro tempore Francesco Karrer e le imprese. È, al tempo stesso, un segnale che si vuole lanciare alla classe politica, da quasi 630 giorni incapace di scegliere un nuovo presidente per il principale scalo del Mezzogiorno. Il nuovo sistema consente agli operatori di presentare la dichiarazione doganale quando la nave è ancora in mare, così da consentire all’Agenzia delle Dogane di effettuare l’analisi dei rischi senza attendere lo sbarco. È vera sburocratizzazione? Pare di sì. Almeno secondo chi questa soluzione la sperimenta già. A La Spezia, dall’avvio del pre clearing, i tempi di transito delle merci si riducono da quattro e mezzo a tre, a Genova passano da cinque a quattro. Karrer la vede così: “È un’operazione di efficientamento delle infrastrutture mediante l’utilizzo delle moderne tecnologie informatiche. Se non abbiamo soldi per costruire nuove opere possiamo rendere più produttive quelle che già ci sono”. L’operazione, però, non si esaurisce ad una più veloce definizione delle pratiche burocratico-amministrative ma anticipa quello che si annuncia come un vero e proprio mercato delle dogane. Nel 2016, infatti, entra in vigore la normativa europea che liberalizza i controlli. In sostanza lo sdoganamento può essere fatto anche da un porto all’altro, senza alcuna esclusiva sulla competenza territoriale. “Di conseguenza – dice Domenico De Crescenzo, presidente del consiglio dipartimentale degli spedizionieri doganali di Napoli subito dopo la firma dell’accordo sul pre clearing alla stazione marittima – chi è più efficiente lavora, chi è in ritardo esce dal mercato. E noi dobbiamo farci trovare pronti, altrimenti va a finire che il nostro lavoro lo fa un operatore olandese o tedesco”. Lo sdoganamento in mare a Napoli, per il momento, intressa solo le merci che navigano nel Mediterraneo e non sottoposte a controllo preventivo. È un esperimento, un test con prospettive di estensione a traffici ben più complessi. Sprint per il bando A gennaio l’Autorità Portuale conta di aprire la gara per le operazioni di dragaggio dei fondali. Ma i tempi non sono definiti perché bisogna prima completare la fase preliminare e provvedere al rispetto delle disposizioni contenute nel decreto autorizzativo del ministero dell’Ambiente, emesso il 16 ottobre scorso. Tutto ruota intorno al deposito dei materiali prelevati nella cassa di colmata di Levante, dove peraltro esiste da 20 anni un progetto di costruzione di un nuovo terminal. “Le disposizioni tecniche sono uguali per tutti e vanno rispettate – dice Karrer – ma noi contiamo di accelerare i tempi e pubblicare il bando per l’inizio del 2015”. È un ulteriore passo sulla strada del rilancio.
Home Imprese&Mercati Industria Marittima, Napoli apre allo sdoganamento: vantaggi per l’80% delle merci