L’attività industriale
Il livello invariato di marzo ha sorpreso perché tutti gli indicatori qualitativi, e la stessa indagine del CSC, suggerivano una caduta, che avrebbe spinto a confermare la dinamica negativa del PIL nel 1° trimestre. La fase negativa della produzione industriale è attesa proseguire nel 2° trimestre: le attività industriali, sebbene in maniera differenziata settorialmente, risentono infatti del susseguirsi di rincari energetici e, conseguentemente, del persistente rialzo dei costi produttivi. Ciò contribuisce a rendere l’andamento della produzione industriale
Il deterioramento del clima di fiducia delle imprese manifatturiere (da 109,9 a 109,3 a maggio, in diminuzione per il 6° mese consecutivo) e il peggioramento nei giudizi sugli ordini e sui livelli di produzione (in progressivo calo rispettivamente da dicembre e gennaio) influiscono negativamente sull’attività produttiva delle aziende e sulle loro aspettative future. Elevate rimangono infatti le percentuali di imprese che ritengono l’insufficienza di impianti e/o materiali il principale ostacolo alla produzione, a cui si uniscono la scarsità di manodopera qualificata e ora anche i vincoli finanziari (valori tornati quasi ai livelli del 2° trimestre 2020) anche in ragione dell’ampiamente annunciato rialzo dei tassi della BCE. Il pessimismo degli imprenditori è accompagnato dal forte rallentamento del PMI manifatturiero a maggio (da 54,5 a 51,9).Il prolungarsi della fase di incertezza dovuta al conflitto contribuisce a rendere le condizioni dell’industria italiana ancora estremamente deboli e fortemente sensibili alla volatilità degli andamenti congiunturali che caratterizzano l’attuale contesto economico internazionale.