Influenza, “non tutti i vaccini sono uguali”

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Roma, 18 ott. (AdnKronos Salute) – “I dati di sorveglianza sull’influenza raccolti nelle ultime stagioni invernali dimostrano che non tutti i vaccini influenzali sono uguali, e per massimizzare la protezione offerta dalla vaccinazione va utilizzato per ogni fascia di età il vaccino più appropriato”. È quanto sostengono gli esperti della Società italiana di igiene (Siti) riuniti in occasione del Congresso nazionale che si svolge a Riva del Garda.

“Dal momento che nelle ultime due stagioni influenzali c’è stato un importante ‘mismatch’ (mancata corrispondenza) tra il ceppo di virus B compreso nei vaccini trivalenti e ceppo B prevalente nella circolazione invernale lo scorso inverno il 97% dei ceppi B era di lineage Yamagata mentre nei vaccini trivalenti era inserito il solo lineage Victoria- spiega Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Firenze e coordinatore scientifico del board del Calendario vaccinale per la vita che riunisce le società scientifiche e federazioni Siti-Sip-Fimp e Fimmg – È ormai tempo di abbandonare l’uso dei vaccini trivalenti, preferendo i quadrivalenti nelle età dai 6 mesi di vita fino ai 70-75 anni”.

Nei soggetti over 75 – ricorda la Siti – lo stesso ministero della Salute indica come preferenziale l’utilizzo del vaccino trivalente adiuvato. In soggetti giovani la mancanza di esperienze pregresse di infezioni da virus influenzali B rappresenti un problema (con una riduzione di efficacia del vaccino fino al 70% se i ceppi B del vaccino trivalente non corrispondono a quelli circolanti), confermando quindi l’importanza dell’uso del quadrivalente.

“Al contrario – continua l’esperto – l’impatto del ‘mismatch’ sui soggetti anziani risulta trascurabile (riduzione di efficacia al massimo del 3%), mentre in essi è più importante proteggere contro i virus A in modo efficiente. Visto che il vaccino adiuvato consente di raggiungere titoli più elevati, esso garantisce meglio la protezione, allargandola anche a virus parzialmente modificati (‘driftati’) rispetto a quelli presenti nel vaccino. Si può quindi concludere – ribadisce Bonanni – che non tutti i vaccini influenzali siano uguali, ma che invece vada dato ‘a ciascuno il suo'”.