Innovare non è un processo banale

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di Ugo Calvaruso

Nell’odierna Società “Digitale”, all’interno dei processi di trasformazione definibili in termini tecnologici e di sostenibilità, l’innovazione assume sempre più un ruolo cruciale. Ma Innovare non è un processo semplice e, soprattutto, non va banalizzato.

In primis, l’innovazione richiede che sia la società in genere sia le organizzazioni in particolare rendano il sapere e le informazioni diffuse, accessibili e condivisibili. Questi tre elementi consentono all’umanità in genere, e nello specifico ai lavoratori e alle organizzazioni (imprese, istituzioni e università), di non ripartire sempre da zero, accelerando così i processi di invenzione, scoperta e innovazione.

In secondo luogo, però, bisogna tenere presente che gli attuali sviluppi economici spesso “promuovono” processi di iper-specializzazione e di eccessiva divisione del lavoro, oltre che di esclusione. I primi due non favoriscono i processi di consapevolezza, sia a livello sociale che organizzativo. Questo può anche avere effetti non sempre positivi sui processi di coordinamento. Inoltre, non sempre sono promossi o favoriti i processi di inclusione e, in molti casi, non si riesce a garantire neanche un’adeguata accessibilità alla conoscenza, soprattutto a livello sociale. Anzi, non è raro che lo sviluppo tecnologico crea “figli” e “figliastri”, aumentando i livelli di disuguaglianza. Quindi, per l’appunto, non tutti riescono ad accedere alle stesse tecnologie, agli stessi livelli di istruzione e alla stessa conoscenza.

In terzo luogo, non si deve dimenticare che ogni innovazione di prodotto o di processo, tecnologica o organizzativa, genera delle novità che richiedono sempre differenti cambiamenti, in primis comportamentali e di pensiero. Questo significa che lo sviluppo tecnologico implica nuovi bisogni di apprendimento, sia espliciti che impliciti, sia in termini di conoscenza che di competenza.

Ma, bisogna fare attenzione! L’attuale tendenza è quella di creare sistemi educativi e formativi sempre più iper-specializzati quando, invece, bisognerebbe iniziare a immaginare e progettare sistemi di istruzione, educazione e formazione più articolati e sistemici, e quindi non iper-specializzati fin da subito. I processi educativi devono iniziare a tenere in conto, assumendo una visione a lungo termine, che in particolar modo i ragazzi e i giovani vivono all’interno di un ambiente caratterizzato da cambiamenti repentini, i quali richiedono una capacità “adattiva” più veloce e di apprendimento superiore rispetto al passato. La formazione, invece, dev’essere attuata con l’idea che le persone dovranno formarsi continuamente, anche semplicemente all’utilizzo delle nuove tecnologie o innovazioni che continueranno a modificarsi ed evolversi molto velocemente.

È certo che l’affermazione “più tecnologia richiede maggiori investimenti di istruzione e formazione” è più che corretta. Ma, il principale focus dev’essere quello di comprendere l’impatto che questi investimenti avranno effettivamente sulle persone e, più in generale, sul sistema di istruzione e formazione. Quest’ultima è una grande sfida che, per innovare in modo non banale ma efficace, dovremmo iniziare ad affrontare!