Invasione dell’ Ucraina, la goccia che ha fatto traboccare il vaso

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Saranno potute sembrare intempestive e inadeguate, ma le raccomandazioni arrivate a Roma da Bruxelles vanno intese per quelle che effettivamente sono, un invito a ripristinare le regole del gioco, senza lamentarsi più di tanto. Per la classe politica italiana si tratta di accettare il concetto che non si può procedere a oltranza con l’adozione sistematica di provvedimenti eccezionali. Se così non fosse, sarebbe difficile comprendere in che cosa potrebbero essere considerate straordinarie le disposizioni che hanno reso possibile agli esecutivi dei paesi della Eu di derogare alle regole cui erano andati sempre più assoggettandosi nel tempo. In effetti a agosto sarà trascorso un anno da quando dagli USA cominció a diffondersi nel mondo l’eco che la Fed stava iniziando a preparare la fine del quantitative easing, cioè l’acquisto di una parte consistente del debito pubblico USA. La manovra stava servendo a finanziare la ripresa quando la pandemia sembrava stesse esaurendo la sua potenza di fuoco. Intanto proprio in quel periodo era in fase di accensione un incendio doloso, all’inizio limitato ai confini orientali dell’Europa. Con il malvezzo del piromane della steppa che contrabbandava, allora come ancora oggi, per una “esercitazione militare speciale” ai confini con l’Ucraina quella che si è rivelata una vera e propria invasione, con la conseguente messa a ferro e fuoco di quel paese. Si sbagliava clamorosamente chi pensava che quel modo di agire fosse solo un triste retaggio dei paesi meno civili. Tale fatto nuovo e non considerato all’inizio nella sua giusta portata ha fatto rimescolare le carte ai giocatori, europei e non, che si sono trovati a confrontarsi su più tavoli e con avversari diversi. Un solo richiamo ai fatti salienti della fine dell’anno scorso. L’ottobrata romana di quanti conducono la quadriglia di questo mondo se non si era conclusa con un “volemose bene” ecumenico, poco era mancato. Altrettanto il conclave inglese successivo solo di qualche giorno. Per amor del vero, si erano quanto meno battute le quote del nuovo modello di sviluppo, sapendo per dichiarazione autentica chi fosse amico di chi. Il panorama che sembrava intravedersi era abbastanza netto quando a febbraio di quest’anno è stato passato un colpo di spugna per cancellare il presupposto basilare di ogni programma: lo stare in pace. Beninteso che non è l’invasione dell’ Ucraina l’unico episodio di intolleranza del mondo. Solo che, come spesso accade, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Subito dopo la morte cruenta di tante persone, di cui molti civili, appena a una pedalata indietro segue l’enorme e generalizzata distruzione di ricchezza. Sarebbe già un risultato consolatorio se il gioco al massacro si fermasse qua. Gli esperti della materia sono per la maggior parte convinti che tale incubo sia destinato a durare. Intanto, come era giusto che fosse, la EU aveva concesso ai vari paesi di sciogliere le briglie alle voci di bilancio che andavano a finanziarsi a debito. La BCE, al pari della FED si è data da fare a progettare subito strumenti finanziari per aiutare gli Europei, tutti e nessuno escluso, a risalire la china. Fin qui quasi ordinaria amministrazione. Il carro dello sviluppo al momento è appesantito dagli oneri che la guerra sta portando con sé e in questi ultimi giorni per l’ Italia si sono aggiunti due pungoli da parte della EU. Il primo, a tenere maggiormente sotto controllo il debito pubblico; il secondo, ad accelerare i tempi della riforme previste nell’agenda del governo. Tanto anche al fine di poter accedere ai fondi del NGEU che, in questo momento, sono necessari come il pane, per rimanere in argomento. Mette tristezza, non poca, dover constatare che buona parte della politica italiana equivoca quelle che sono a tutti gli effetti raccomandazioni di buon governo e si inalberi inopportunamente. Al momento è forte il dubbio che esista un personaggio o un gruppo di essi che abbia una ricetta per il da farsi che non sia un tentativo di imitazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gli ingredienti che allo stato sono ancora più importanti della disponibilità finanziaria sono la calma e il sangue freddo. Proprio quelli che, giorno dopo giorno, iniziano a inviare segnali inquietanti. Si aggiunga a tutto ciò che, parallelamente ai gravi problemi dell’economia reale e della finanza a essa funzionale, si è sviluppato un cancro a latere che nell’ ultimo periodo e dappertutto nel mondo è arrivato a livelli da far tremare le vene ai polsi a chiunque operi correttamente. È il fenomeno delle monete virtuali, più propriamente dell’aria fritta fatta passare come naturale evoluzione di quelle reali. Nei giorni scorsi la Presidente della BCE ha voluto mettere in guardia chi sta operando con quel mezzo di pagamento: è come se avesse tra le mani una bolla di sapone pronta a sparire senza lasciar traccia di sé. Anche se non esiste alcun modo per accertare quante e quali siano tali patacche virtuali, una cosa è certa, il fenomeno si è ingigantito in maniera mostruosa. Fortuna- e professionalità -hanno voluto che qualcuno, la signora Lagarde, si comportasse come il bambino che, nella favola, ha il coraggio di dire che il re é nudo. Il primo semestre dell’anno sta per terminare e, soprattutto per l’ Italia, la tabella di marcia sembra che non stia avendo il rispetto dovuto. Il governo ha fatto tanto ma ancora non basta. I prossimi mesi saranno di importanza vitale e la politica farà bene a rimanere coesa e a impiegare tutte le forze per superare questo passaggio epocale. Senza dimenticare che, secondo la leggenda, fu per un punto che Martin perdè la cappa.